Figlio di un dio minore, l’Aligoté è l’uva a bacca bianca più diffusa in Borgogna dopo lo Chardonnay seppur con numeri molto più modesti. Relegato prevalentemente alle zone centro-meridionali, negli ultimi anni è stato oggetto di attenzioni e riscoperta. Vini definiti, da tratti netti e spigoli vini. Ne abbiamo assaggiato una selezione ragionata.
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ALIGOTÉ, STORIA DI UNA RISCOPERTA
L’Aligoté è una varietà a bacca bianca autoctona, frutto dell’incrocio tra Pinot Noir e Gouis Blanc. In tutta la Francia vi sono circa 2000 ettari di Aligoté, di cui oltre 1.800 ettari in Borgogna, dove tuttavia ricoprono una parte molto contenuta della superficie vitata borgognona a vantaggio dello Chardonnay, nonostante in epoca prefillosserica, l’Aligoté poteva vantare una presenza più ampia e ramificata ed anche un discreto successo commerciale.
Cosa è successo? Nell’interessante intervista ad Anne Morey, vigneron borgognona, troviamo una chiara spiegazione:
“Un tempo qui in Borgogna, gli spazi erano suddivisi equamente tra Aligoté e Chardonnay, entrambi autoctoni della zona, anche per quanto riguarda zone importantissime come Chambertin, Musigny e Corton. Due sono le ragioni per cui, dopo l’arrivo della fillossera, lo Chardonnay ha avuto la meglio. La prima riguarda la difficoltà di gestione dell’Aligoté: con questo vitigno le ore in campo si moltiplicano. La seconda invece concerne la produttività, che dev’essere drasticamente limitata per ottenere prodotti qualitativi”.[1]
Così l’Aligoté finì per essere reimpiantato in zone originariamente non dedicate alla viticoltura e su terreni pianeggianti, dove poteva restituire raccolti voluminosi per la produzione di vini di poca sostanza.
E poi finì anche per essere un vino da cocktail: il Kir, che non è altro che un “Aligoté corretto” con crème de cassis. E anche questo fu un altro fattore che contribuì alla diffusione della falsa credenza dell’Aligoté come vitigno poco interessante.
Quasi esule, l’Aligoté ha trovato spazio nell’est Europa con una diffusione numericamente più significativa.
In Francia oggi, l’Aligoté si trova prevalentemente nelle aree più meridionali della Borgogna, tra la zona di Chablis e il Mâconnais. In particolare, a Bouzeron, nella Cote Chalonnaise vi è la sua zona d’elezione, se non altro per due fattori: la presenza della AOC dedicata, Bouzeron AOC nata nel 1937 e la prestigiosa cantina Domaine de Villaine, di Aubert De Villaine, uno dei due proprietari del Domaine de La Romanèe Conti, che fin dagli anni ‘80 ha creduto in questo vitigno, con indubbia autorevolezza. Al punto che proprio grazie al suo intervento, la AOC Bouzeron divenne nel 1997 esclusivamente dedicata all’Aligoté.
Tuttavia, come testimoniato dai vini selezionati nella degustazione, la presenza dell’Aligoté seppur modesta, è distribuita in tutta la Borgogna, fin dalle estreme propaggini settentrionali della Côte de Nuits.
Una presenza discreta, nascosta, che tuttavia inizia a farsi notare.
DEGUSTAZIONE
Grazie ad una ricognizione ragionata organizzata da Luca Missori, abbiamo avuto la possibilità di conoscere la fisionomia di questo vitigno e provare a capire i motivi della sua riscoperta. Vediamo quali.
Un primo elemento potrebbe essere il crescente apprezzamento dei vini da monovitigno ed un gusto di riscoperta di vitigni per così dire “minori” o un tempo considerati da “taglio”, dunque, se vogliamo noti solo ai tecnici, per migliorare il prodotto finale.
Ovviamente tutto deve essere poi messo in relazione con un effettivo riscontro organolettico. E l’Aligoté sa farsi valere: versatile, si distingue per una vigorosa acidità, una mineralità salina ed una ricca componente fruttata che spazia dall’agrume a sensazioni più mature in funzione delle scelte di vinificazione.
Sono caratteristiche che trovano rispondenza nel gusto attuale e che permettono anche di esplorare la longevità del vitigno, aspetto in passato spesso trascurato.
Abbiamo contrassegnato con un * le referenze che maggiormente ci hanno colpito.
Bourgogne Aligoté Le Hardi Aoc 2021 | Ballorin et Fils
Produzione biodinamica a Moray-Saint-Denis. Nata nel 2005, oggi l’azienda conta circa 10 ettari. L’Aligoté proviene da un piccolo vigneto di 0,8 ettari con piante di circa 60 anni, coltivate su suoli marnosi. Fermentazione spontanea e affinamento in contenitori di cemento o vetroresina.
Colore oro-verde. Profumi ben definiti, nitidi. Nocciola e agrume disidratato, cereali, pera, anice, un’idea di burro e alici. Sorso stentoreo e sapido, quasi piccante. Chiude netto e asciutto.
Bourgogne Aligoté Aoc 2020 | Chateau de Béru
Chateau de Béru con una lunga tradizione vinicola alle spalle. Nel 1987 è il Conte Éric de Béru a dare nuovo e moderno impulso alla vinificazione che ancora oggi continua grazie alla figlia Athénaïs che assieme ad Antoine porta avanti l’attività. 15 ettari a Chablis certificati biologico e biodinamico. Dopo la fermentazione il vino affina per oltre 10 mesi in barrique usate e botti grandi.
Paglierino. Naso solare, agrumi, caramella al limone, melissa, mela verde, pera. Acidità pronunciata che tende ad emergere rispetto una rotondità fruttata che contraddistingue il sorso, richiamando note di succo di mela.
*Bourgogne Aligoté Aoc 2022 | Sylvain Pataille
Appassionato di vino grazie al nonno ed il padre, Sylvain Pataille gestisce oggi una cantina a Marsannay, in Borgogna, con 24 ettari di vigna. La conduzione è biologica, su terreni argilloso-calcarei. L’affinamento è in acciaio e barrique per circa un anno.
Paglierino. Sensazioni erbacee, anice, muschio, pepe bianco, mineralità che vira su sensazioni fumé. Sorso largo e avvolgente, potente, citrino. L’acidità è vivace e ben integrata. Finale lungo, sapido, piccante con ricordi di zenzero.
Bourgogne Aligoté Aoc 2022 | Bruno Clevalier
Vino biodinamico da vigne di oltre 80 anni ubicate niente meno che a Vosne-Romanèe. Affina 12 mesi in vasche d’acciaio.
Paglierino. Profumi intriganti, ma tutt’altro che di facile lettura. Quadro olfattivo pesante e cupo, tra note vegetali, zafferano e ghisa, che poi lasciano spazio a note di frutta gialla matura. Cambio di passo all’assaggio: subito largo, avvolgente e molto ben bilanciato. Regala una parabola gustativa lunghissima e tersa.
Bourgogne Aligoté Les Tilles Aoc 2021 | David Moreu
Siamo a Santenay, su terreni alluvionali, alla porta della Côte Chalonnaise: dunque, in un territorio in cui l’Aligoté trova maggiore diffusione e teoricamente condizioni ottimali. A produrlo è il giovane vigneron David Moreau, forte di esperienze in Francia e all’estero di altissimo livello. Fermentazione in botti da 300-350 litri e successivo affinamento in in acciaio con una quota tra il 20% ed il 50% in legno.
Paglierino tenue. Susina, mandarino, pera, Fiori gialli, acqua di rose. Sorso incalzante, con accenti acido-sapidi in crescendo. Finale sapido con buona persistenza.
*Bourgogne Aligoté Aoc 2022 | Fabian Coche
Il Domain Fabien Coche si trova a Mersault con 12 ettari estesi anche ad altri comuni. Le vigne, alcune delle quali secolari, Le viti, in parte anche secolari, si trovano su terreni argilloso-calcarei con presenza di marne. La conduzione è biologica non certificata. Affinamento di 11 mesi sui lieviti (95% in vasca d’acciaio, 5% in botte nuova).
Paglierino. Naso delicato, con note di pera, sambuco, anice, cetriolo, toni salmastri. Sorso teso, quasi contratto con accenti sapidi. Notevole la persistenza.
Bourgogne Aligoté Vieilles Vignes Aoc 2021 | Pernot-Belicard
Siamo nella prestigiosa zona di Puligny-Montrachet. Qui si trovano vecchie vigne impiantate dal nonno di Philippe Pernot-Belicard a partire dagli anni 50, per una superficie complessiva di circa 6 ettari. Affinamento in legno e acciaio sulle fecce fini.
Dorato. Primo impatto su note di mandorla tostata che poi lascia spazio ad una mineralità salmastra e sensazioni ferrose. Sorso vibrante, con spiccata sapidità e buona persistenza.
*Bourgogne Aligoté Cuvée Saint-Urbain Aoc 2021 | Jean Fournier
Antichissima tenuta di Marsannay, risalente addirittura al XVII secolo, oggi guidata da Laurent Fournier. 16 ettari certificati biologico con uso di pratiche biodinamiche, non certificate.
Paglierino, luminoso anche nei profumi: pera verde, felce, scorza di cedro, mandarino, anice, muschio, gelsomino. Sorso morbido e avvolgente con acidità piccante e vivida. Lunghissimo.
Bourgogne Aligoté Le Cloue et la Plume Aoc 2022 | Agnès Paquet
Il nome trae origine dai due appezzamenti da cui provengono le uve di Aligoté: Les Plumes nel comune di Mersault e Le Clou nel comune di Melosisey, vicino ad Hautes Cotes de Beaune. La vinificazione prevede affinamento in botti da 500 litri per 11 mesi.
Paglierino tenue. Acqua di rose, biancospino, frutta bianca, mela. Sorso morbido in ingresso, definito da spigoli acido-sapidi. Buona persistenza.
[1] Cit. Anne Morey in “Vitizionario: l’Aligoté” scritto da Stephanie Guagliardi – rif.: https://www.triplea.it/it/magazine/appunti-dal-catalogo/vitizionario-l-aligot%C3%A9-2538.html
Michelangelo Fani, da oltre 15 anni appassionato di vino, distillati e gastronomia. Nel 2010 scrive occasionalmente su Dissapore. Nel 2012 collabora alla guida Bibenda 2013. Negli anni successivi partecipa ai panel per le Guide “ai sapori e ai piaceri regionali” di Repubblica (Lazio, Abruzzo, Marche Umbria, Puglia, Sardegna) e collabora con l’associazione Ateneo dei Sapori. Dal 2019 scrive sulla guida ViniBuoni d’Italia, edita dal Touring Club. Degwineandspirits.com è il suo taccuino di viaggio nel mondo del vino e dei distillati. Perché in fin dei conti, “Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia e qualcuno a cui raccontarla” (Danny Boodman T.D. Lemon Novecento – Novecento, A. Baricco).
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