Sarebbe andato bene anche “show must go on” per replicare il titolo di una nota canzone, ormai giunti al capolinea di questa strana quarantena.
Abbiamo preferito parafrasare invece uno standard jazz famosissimo come My funny Valentine, che ha avuto tra gli interpreti di maggior prestigio personalità del calibro di Chet Baker, Miles Davis e Frank Sinatra. Il binomio inscindibile vino-musica è, infatti, basilare; entrambi forniscono le insostituibili vibrazioni del nostro vivere, emozioni che lasciano una traccia indelebile ben precisa nel cuore e nella mente.
Nove sono i vini che hanno catturato la mia attenzione, alcuni nomi celebri, altri potenzialmente famosi in divenire, legati da un comune fil rouge fatto di impegno quotidiano da parte dei vigneron. Eccezionalmente li abbineremo non con un piatto culinario, bensì con un brano musicale sperando il connubio possa stuzzicare la vostra fantasia per troppo tempo rinchiusa tra le anguste mura di casa.
Rock and Roll dunque!!
1) “11 TERRE” 2019 GAVI DOCG – Mine Wine: nato dal coraggio e dalla passione di Giusi Scaccuto Cabella, che ci ricorda come non solo la vita, ma anche la vite vada avanti. Un comprensorio di ben 11 comuni spesso dimenticato ed immeritatamente dalle scelte del consumatore. Non siamo qui a capirne le motivazioni, quanto piuttosto le “sensazioni”. Il vino si presente di un intenso giallo paglierino, molto vivace. Una annata di potenza muscolare, ravvisabile ancorchè in gioventù, da fiori di ginestra e zagare ed un frutto interamente declinato verso la morbidezza a pasta bianca (pera). Erbe officinali in chiusura riconducono al timo e alla menta piperita. Il sorso è dinamico, dimostra pienezza senza celare una vena sapida ben equilibrata con le altre componenti. L’allegria scanzonata di “Gianna” del compianto Rino Gaetano
2) “VIGNA CICOGNA” 2018 GRECO DI TUFO DOCG – Benito Ferrara: lo incontro spesso nel mio percorso enologico ed ogni anno il vino di Gabriella mi incanta per capacità degustativa immediata unita a potenzialità evolutiva impressionante. Da manuale, dal colore tenue e luminoso, con sentori agrumati che spaziano dal pompelmo rosa al lime ai fiori di biancospino, alla macchia mediterranea delle dune, fino ad un corredo di speziatura di pepe bianco e zenzero. Al palato potrebbe tranquillamente fugare ogni dubbio sul concetto abusato di “mineralità”, totalmente verticale, semplicemente eterno. Ritorna ogni sensazione percepita in precedenza, amplificata all’infinito. “Un amore così grande” cantata dal reuccio Claudio Villa.
3) “DON CHISCIOTTE” 2016 FIANO DI AVELLINO DOCG – Pierluigi Zampaglione: un altro irpino, questa volta però lontano dalla tradizione dei classici Fiano. La tecnica utilizzata è quella della macerazione prolungata a contatto con le bucce, per avere un color topazio concentrato e aromi di scorze d’arancia, rosmarino, ortica, talco e albicocca disidratata. Assaggiandolo colpisce per freschezza da susine e pesca melba in macerazione con lieve mordenza tannica dal finale astringente. Una interessante novità che fa apprezzare il carattere metamorfico del vitigno. “Where the streets have no name” – U2.
4) “LES CHARMES” 2012 POUILLY-FUMÉ – Domaine Chatelain: continuiamo su note calde, che dal giallo virano verso oro antico, questo Sauvignon Blanc della Loira con qualche anno sulle spalle convince per note evolutive di mango maturo, maracuja, frutta secca e petali di rosa tea in appassimento. Naso molto intrigante leggermente sottotono al gusto per persistenza, ma perfettamente coerente al territorio ed al rapporto qualità/prezzo. Vena quasi salmastra in chiusura di bocca. “Je ne regrette rien” di Edith Piaf.
5) “A’ PUDDARA” 2015 ETNA DOC – Tenuta di Fessina: Carricante in purezza, uva simbolo di A’ Muntagna, come viene chiamato il vulcano dai loro abitanti. Il nome deriva dalla grande vigoria produttiva che, se ben controllata come in questo caso, riesce a dare anche qualità. Essenze di millefiori, da bianchi a gialli tipici della Sicilia. Le note citrine ancora vivide preannunciano longevità e spessore. Chiosa su rosmarino e note di piccoli arbusti delle dune sabbiose. Il sorso è impressionante, minerale come masticare un blocco di salgemma, una pietra marina. Leggendario. Il “Fiori d’arancio” della conterranea Carmen Consoli.
6) “PUGNITELLO” 2019 IGT Toscana Rosato – Enoforia: dalle colline di Magliano in Toscana nel centro della Maremma, Paola Presti ha creato un progetto di coltivazione nel pieno rispetto della natura e delle tradizioni locali. Ha selezionato un vigneto salvato da estinzione come il Pugnitello per vinificarlo in rosa, con circa 4 mesi di sosta in vasca d’acciaio a contatto con le fecce fini e relativo batonnage. Ne nasce un vino da alta concentrazione di colori e profumi. Il carattere fruttato del Pugnitello, con la sua miscela di ciliege e amarene mature si presenta con vigoria. Non manca però un riverbero di caramella d’orzo ed erbe mediterranee che arrotondano il gusto rendendolo piacevole ed invitante. Solo 648 bottiglie prodotte. E’ il “Ringo Starr” dei Pinguini Tattici Nucleari.
7) “GIGONDAS” 2014 – Le Chapoutier: in Rodano non si parla solo il linguaggio del Syrah; resiste brillantemente anche la Grenache di cui questo blend è prevalentemente fatto. Scuro e denso, anche all’olfatto dark con sensazioni di prugna macerata, mirtillo, pepe nero e mortella. Si apre subito al palato regalando quel giusto mix di delicata acidità, tannini levigati ed effetti boisé che in Francia sanno dominare alla perfezione. Non vuole primeggiare, ma essere un ottimo comprimario da bere con estrema semplicità. Chopin – “Nocturnes Op. 9 No. 2”.
8) “CAMPO ALLE MORE” 2015 IGT Veneto Pinot Nero – Gini Viticoltori dal 1600: tra le colline di Soave (paradiso della Garganega) non mancano le sorprese. Abbiamo già parlato del Sauvignon Blanc “Bianco Fumo” di Sandro De Bruno ed ecco un’altra variazione sul tema, questa volta vestita di rosso. Il Pinot Nero di Sandro Gini non ha nulla da invidiare ai cugini d’oltralpe. Alla cieca sarebbe arduo anche per il più bravo degustatore dargli una connotazione geografica precisa. A noi di Vinodabere interessa ciò che racconta il bicchiere. E la storia parla di piccoli frutti di bosco ancora croccanti, di effluvi vegetali e balsamici, di spezie scure (chiodi di garofano, macis, pepe), di tannini setosi e piccanti. Non manca una sensazione calorica che smussa le durezze di giovinezza del vino. Averne. L’aria del “Nessun Dorma” tratta dalla Turandot di Puccini
9) “SAN MICHELE” 2012 DOC Maremma Toscana – Poggio L’Apparita: Cristina Ropolo, passione di famiglia, lavora bene gli internazionali, sposando il nostrano Sangiovese con la “c” aspirata a Merlot, Cabernet Sauvigon, Petiti Verdot e Syrah. Proprio di quest’ultimo vogliamo evidenziare l’anima che infonde al prodotto. Un vino potente, longevo, mirato ad un abbinamento complesso. Non teme cibi con cotture lunghe, cotti al barbecue o con presenze di speziature forti. Il colore è granato cupo, la marasca nitida, la balsamicità di eucalipto vibrante. Avvolgente, serio ma non serioso, un altro vanto della Maremma. L’energia dei Dire Straits in “Walk of Life”.
Si ringrazia Sabrina Signoretti per la realizzazione dell’immagine di copertina.
Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.
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