Un secolo più 5. La Scolca mette in casella un altro significativo marcatempo nella sua ormai consolidatissima storia. Era il 1919 quando il bisnonno del papà dell’attuale conduttrice, Chiara Soldati, fondò la ditta. E nel 2024, oltre a festeggiare con un riuscitissimo party milanese il successo (e un ruolo da protagonista che data ormai da decenni e decenni), l’azienda divenuta a suo tempo brand eponimo del Gavi di Gavi, e rimastane eccellenza indiscussa, può segnare nel capitolo degli attivi anche il ruolo sempre più centrale della “next generation”, rappresentata in questo caso da Ferdinando Caracciolo, il giovane figliolo di Chiara, ormai in primissima linea nell’attività del marchio di famiglia.
Festeggiare però non basta. E soprattutto, in casa La Scolca (e nella testa della signora Soldati) una festa non è mai fine a se stessa. Doppiare un capo significa, nella strategia della “capitana” de La Scolca, non solo capitalizzare il ben fatto, ma soprattutto proiettarsi in avanti ed esplorare nuove idee e progetti.
Ecco allora il 105mo rappresentare l’occasione per il varo di una logica (e vestita alla grande, con abito opaco e nero come l’etichetta che qui è divenuta vessillo, e come è di rigore per una casa che nel tocco “fashion” della sua leader ha senz’altro un elemento identitario) bottiglia celebrativa, con tanto di collarino ad hoc. Ma anche per esplorare in qualche modo una “terza via”, una strada mediana tra l’immediatezza (ma sempre aperta all’attesa possibile, oltre che al consumo immediato) dei vini d’annata e la consolidata strategia dimostrativa della classe profonda e delle doti del vitigno bandiera e della interpretazione che sa darne La Scolca tradotta nella famosa linea “d’Antan”, quella dei rilasci eloquentemente ritardati e della conseguente patente di evolutiva longevità.
La bottiglia del 105mo, targata “Limited Edition”, è infatti un 2019: fresco come un mazzo di fiori bianchi in questo caso, più che come una rosa, ma insieme complesso come si deve per un vino dal felice quinquennio di vita, con richiami eleganti di frutta secca e frutta bianca, e accenni “pietrosi” che ne costituiscono, nel finale l’anima e ne garantiscono il doppio ruolo di calice da alto piacere e insieme compagno fidato a tavola.
E che il varo della edizione straordinaria sia anche un arguto “ballon d’essai” lo ribadisce l’idea lavorare sul “mezzo tempo”, la posizione intermedia tra l’oggi e il d’Antan, anche in futuro e anche sul fronte bolle, dove intanto in circolazione ecco un convincentissimo 2018.
Nel frattempo, ecco pronto al debutto il 2023 “Black Label”, il neonato figlio di annata certo non facile. Ma che, macerato in parte sulle bucce, lasciato sui lieviti (non industriali) fino all’imbottigliamento, riesce, com’è ormai regola qui, a mantenere dritta la barra e ferme le caratteristiche (equilibrio, apporti minerali, schiena dritta e filo d’acidità teso il giusto a tenerne in quota gusto e lunghezza) che hanno reso celebre il prodotto. Una curiosità, tanto per ribadire il concetto di sé che La Scolca ha, e vuol comunicare: il “Black Label”, come infondo avviene solo per una certa categoria di vini, è disponibile anche e fino al formato Mathusalem (6 litri). E non solo perché, come in genere le bolle di rango, si sente bottiglia da celebrazione. Ma perché (si sa) i grandi formati rappresentano a loro volta un ulteriore segnale di sfida al tempo e fiducia in un percorso proporzionato al volume.