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La Classifica dei quindici whisky più invecchiati del mondo – I NONNI DEL WHISKY

Chi non ha un ricordo affettuoso riguardo ai propri nonni?

Quando ero ragazzino mio nonno materno, sardo e con difficile carattere, quando il tempo lo consentiva mi portava al Foro Italico. Mentre raccoglieva pinoli dentro una busta di plastica, io facevo il giro dello Stadio dei Marmi in bicicletta, e quando gli passavo davanti mi cronometrava. Secondo me barava sui tempi, perché la misurazione era via via sempre più bassa, e crescendo capii che le due ruote non erano il mio forte diventando un amatoriale podista. Comunque sia è un pensiero che amo rammentare.

Nonni uguale affetto, non v’è dubbio che per molti sia un’equazione scontata; talvolta ci sembrano troppo protettivi ma di certo hanno spessore e qualità dovuta al vissuto e l’esperienza accumulata, della quale dovremmo sempre tener conto e rispettare.

Tutto ciò vale anche per i nonni del whisky, vale a dire quelli con l’età che può avere un nonno?

Per l’affetto certamente è un sì, rappresentano la memoria storica di una produzione ineguagliabile del passato. Ma qualità? Siamo di fronte a un grosso dilemma, lasciarci irretire dall’entusiasmo, o mantenere la freddezza e l’obiettività.

Il mio pensiero è che imbottigliando un whisky con svariati decenni di maturazione, gli si richiede uno sforzo che non sono più in grado di affrontare.

Sarebbe come invitare il nonno a lasciar perdere i pinoli e inforcare la bici per gareggiare con suo nipote. Se non subito, vista la giovane età, di lì a qualche anno non ci sarebbe stata storia, sempre che non provveda a truccare la sua due ruote.

Malgrado quel che ci raccontano entusiastiche note degustative redatte in alcuni casi da illustri e rispettati conoscitori, e fatto salvo rare eccezioni, superato il limite di 30/35 anni, i whisky difficilmente potranno emozionarci fino a certi livelli. Oltre le tre decadi, ripeto salvo eccezioni, questi tendono a diventare sempre più rarefatti, amari, e legnosi in maniera indecente. A meno che non si intervenga con la chirurgia estetica nel gusto … In questo caso la bici truccata potrebbe essere il fare un ulteriore passaggio in un altra botte, un finishing in sostanza che oltretutto è una pratica consentita. Così, supponendo che una distilleria trovi nei suoi magazzini o altrove delle botti di fine ottocento o inizi novecento e decida di unire quei pochi litri ivi rimasti per creare un imbottigliamento con l’indicazione d’età della più giovane delle botti, potrebbe antecedere l’uscita con un marriage in una piccolissima ex botte di sherry Pedro Ximenez, ad esempio. Di certo non peggiorerà la situazione. Ma agire in questa maniera rispecchia il prodotto così come è stato trovato? Personalmente mi sembra una forzatura.

E se vi dicessi che ciò è accaduto?

Ad ogni modo cattivo o edulcorato che sia, forse sbaglio il punto di osservazione, perché in definitiva tutto ciò non interessa.

Scriveva lo scozzese Irvine Welsh (quello di Trainspotting per capirci) in un divertente libro del 2015 “A decent ride” (“Godetevi la corsa” nell’edizione italiana della Guanda), a proposito di una rarissima e costosissima bottiglia di whisky tirata in soli tre esemplari:

“Son sicuro ch’è buono come whisky, però mi pare che viene un sacco di soldi per una bottiglia da trincare, socio.”

“Ma non si trinca, Terry! È un pezzo da collezione. Un investimento. È destinato solo a rivalutarsi!”

 

 

Poche parole che spiegano bene la situazione. Difatti le bottiglie di whisky con un lunghissimo invecchiamento sono in assoluto le più costose esistenti e di cosa sappiano è difficile sapere, perché pochi eletti avranno la possibilità d’assaggiarle e in casi estremi proprio nessuno, se non si vuole vanificare l’investimento con l’apertura della bottiglia. Per esser chiari parliamo anche di centinaia di migliaia di euro. Sembra quasi che a differenza di quanto avviene nella società umana, dove nessun assicuratore stipulerebbe una polizza sulla vita a un anziano, nel mondo del whisky la vecchiaia, almeno in apparenza, non sia un peso bensì un valore.

Precursore di questa tendenza fu un celebre Macallan millesimo 1926. Proveniente dalla botte numero 263, e imbottigliato dopo 60 anni nel 1986, uscì con tre differenti versioni: 12 esemplari con l’etichetta disegnata dell’artista Valerio Adami, 12 con invece un disegno di Peter Blake (avete presente la cover pop art del long playing dei Beatles, Sergeant Pepper’s Lonely Heart Club, beh proprio lui), 12 nella serie Fine & Rare ma re-imbottigliato molti anni più tardi nel 2002.

A queste altre 4 bottiglie fuori commercio, vendute e personalizzate direttamente dalla distilleria a dei privati, per un totale di 40 bottiglie.

A tutt’oggi è il whisky più costoso del mondo con un prezzo massimo raggiunto in un’asta del 2019 di 1.7 milioni di euro.

La gara a chi è più gerontofilo è proseguita con il nuovo millennio e vede protagonisti essenzialmente tre attori, ovviamente tutti scozzesi (questo dovrebbe dirimere in maniera definitiva i dubbi se si hanno, che quando si parla di whisky storicamente ci si riferisce alla Scozia).

I tre in questione sono la distilleria di Macallan situata nello Speyside, la distilleria di Dalmore nelle Highland del nord (sebbene ultimamente abbia un po’ mollato e sembra che oramai sia una fuga a due), e il commerciante e imbottigliatore indipendente Gordon & MacPhail (il più antico in attività e in modo continuato in Scozia) con sede a Elgin. Ovviamente senza prodotto è difficile operare e per tale ragione fra i tre l’ultimo è avvantaggiato.

L’azienda nasce il 25 maggio 1895 come semplice drogheria. Il nome deriva dai due fondatori, James Gordon e John Alexander MacPhail.

Uno dei primi dipendenti fu John Urquhart che ben presto dimostrò l’abilità nella selezione delle botti e nella miscelazione dei malti. È stato il primo a introdurre la maturazione in botti spagnole ex sherry, fatto del tutto naturale dal momento che erano commercianti di vino. Nel 1915 John Urquhart fu infine nominato socio anziano e, dopo la morte dei fondatori, rilevò completamente l’attività e a tutt’oggi è ancora gestita dalla sua famiglia.

Nel 1993 l’azienda completa la passione per il whisky acquistando la distilleria di  Benromach poco distante. Nei propri magazzini conserva ancora migliaia di botti molto datate, con ampia libertà di scelta, non essendo vincolato al whisky di una sola distilleria.

Possedere ciò che neppure chi ha prodotto il whisky ha, può sembrare una colpa o l’assenza di lungimiranza da parte delle distillerie dirette interessate. Tuttavia bisogna tener conto che fino alla fine degli anni ’50 del secolo scorso, quasi la totalità di queste rivendeva il proprio whisky alle ditte miscelatrici per creare dei blended, e non c’era alcuna necessità ad accantonare una riserva molto invecchiata.

In base alle informazioni che abbiamo, allo stato dell’arte, ma certamente ci saranno delle sorprese in un futuro, la classifica dei whisky con la più alta maturazione in anni è la seguente :

15

MACALLAN 68 anni 1945 imbottigliato da Gordon MacPhail per la serie Speymalt, due botti numero 106 e 109 (12.04.1945 – 15.08.2013), numero di bottiglie non dichiarata, 45.1%

 

14

MORTLACH 70 anni 1938 imbottigliato da Gordon MacPhail per la serie Generations, uscito l’11 marzo 2010, botte n. 2656 ex bodega sherry hogshead (15.10.1938 – 15.10.2008) 54 decanter in cristallo a forma di goccia, 46.1%

13

GLENLIVET 70 anni 1940 imbottigliato da Gordon MacPhail per la serie Generations, uscito l’8 marzo 2011 botte n. 339 first fill sherry butt (03.02.1940),100 decanter in cristallo a forma di goccia, 45.9%

12

GLENLIVET 70 anni 1940 imbottigliato da Gordon MacPhail per la serie Generations, seconda versione uscita il 20 settembre 2012, botte n. 339 first fill sherry butt (03.02.1940), 100 decanter in cristallo a forma di goccia 45.9%

11

GLENLIVET 70 anni 1943 imbottigliato da Gordon MacPhail per la serie Private Collection, botte n. 121 first fill sherry hogshead (14.01.1943 – 11.06.2013), 42 bottiglie, 49.1%

10

MACALLAN 70 anni 1945 imbottigliato da Gordon MacPhail per la serie Speymalt, botte n. 111 ex first fill sherry hogshead (14.04.1945 – 11.04.2016), numero di bottiglie non dichiarata, 43.2%

9

GLEN GRANT 70 anni 1948 imbottigliato da Gordon MacPhail per la serie Private Collection, botte n. 2154 first fill sherry butt (11.06.1948 – 19.10.2018), 210 bottiglie, 48.6%

8

GLEN GRANT 70 anni 1952 imbottigliato da Gordon MacPhail per la serie Private Collection, edizione per il giubileo di platino della Regina Elisabetta II, botte n. 381 first fill sherry butt (26.01.1952 – 06.02.2022), 256 bottiglie, 52,3%

7

MACALLAN 71 anni, imbottigliamento ufficiale di distilleria per la serie “The Red Collection”, uscito nel 2020, etichetta illustrata dall’artista spagnolo Javi Aznarez, numero di bottiglie non dichiarata, 41.6%

6

GLEN GRANT 72 anni 1948 imbottigliato da Gordon MacPhail, botte n. 440 ex sherry (1948 – 12.2020), 290 bottiglie, 52.5%

5

MACALLAN 74 anni, imbottigliamento ufficiale di distilleria per la serie “The Red Collection”, uscito nel 2020, etichetta illustrata dall’artista spagnolo Javi Aznarez, numero di bottiglie non dichiarata, 42.6%

4

MORTLACH 75 anni 1939 imbottigliato da Gordon MacPhail per la serie Generations, uscito il 2 settembre 2015, botte n. 2475 first fill sherry butt (17.9.1939 – 2.9.2015) 100 decanter in cristallo a forma di goccia 44.4%

3

MACALLAN 78 anni, imbottigliamento ufficiale di distilleria per la serie “The Red Collection”, uscito nel 2020, etichetta illustrata dall’artista spagnolo Javi Aznarez, numero di bottiglie non dichiarata, 42.2%

2

GLENLIVET 80 anni 1940 imbottigliato da Gordon MacPhail per la serie Generations, uscito il 2 settembre 2021, botte n. 340 (3.2.1940 – 5.2.2020), 250 decanter in cristallo ideato assieme alla scatola di legno dall’architetto ghanese naturalizzato britannico David Adjaye, 44.9%

1

MACALLAN 81 anni 1940 THE REACH, imbottigliamento ufficiale di distilleria,  uscito il 9 febbraio 2021, ex sherry oak, 288 decanter in cristallo sorretto da una scultura in bronzo raffigurante tre mani di color grigio, opera dell’artista scozzese Saskia Robinson, 41.6%

Volevamo concludere l’articolo corredandolo di tutte le note degustative, ma, sapete, per farlo preferiamo sempre assaggiare di persona. Sarà difficile, ma mai disperare.

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Pino Perrone, classe 1964, è un sommelier specializzatosi nel whisky, in particolar modo lo scotch, passione che coltiva da 30 anni. Di pari passo è fortemente interessato ad altre forme d'arti più convenzionali (il whisky come il vino lo sono) quali letteratura, cinema e musica. È giudice internazionale in due concorsi che riguardano i distillati, lo Spirits Selection del Concours Mondial de Bruxelles, e l'International Sugarcane Spirits Awards che si svolge interamente in via telematica. Nel 2016 assieme a Emiko Kaji e Charles Schumann è stato giudice a Roma nella finale europea del Nikka Perfect Serve. Per dieci anni è stato uno degli organizzatori del Roma Whisky Festival, ed è autore di numerosi articoli per varie riviste del settore, docente di corsi sul whisky e relatore di centinaia di degustazioni. Ha curato editorialmente tre libri sul distillato di cereali: le versioni italiane di "Whisky" e "Iconic Whisky" di Cyrille Mald, pubblicate da L'Ippocampo, e il libro a quattordici mani intitolato "Il Whisky nel Mondo" per la Readrink.

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