Ghiottissima occasione essere ricevuti nella dimora romana di Filippo Antonelli, per fare un punto della situazione sull’evoluzione del Montefalco Sagrantino DOCG Chiusa di Pannone, vino bandiera dell’azienda umbra della famiglia Antonelli, che conta circa 42 mila bottiglie prodotte all’anno, che comprendono produzioni, altrettanto interessanti, di Montefalco Rosso e di Trebbiano Spoletino.
Supportato egregiamente nell’organizzazione dell’evento dalle due figlie, Filippo, ha selezionato per un circoscritto numero di rappresentanti della stampa, una dozzina di annate del Sagrantino proveniente da questo cru.
In questo modo ha disposto una verticale, che riassume il cammino intrapreso dal 2003, prodotto che si affidava ad un massiccio utilizzo di botti piccole, che però nel tempo sono state abbandonate, per ritornare all’uso delle botti di rovere grandi; un cru quello della Chiusa di Pannone, che come altro passo fondamentale figlio della filosofia aziendale nel 2012, riceve la certificazione biologica.
Nel preambolo durato circa poco meno di un’ora, Filippo ha spiegato le caratteristiche del progetto Chiusa di Pannone all’interno della D.O.C. Sagrantino di Montefalco, illustrando le variabili pedoclimatiche che caratterizzano questo appezzamento ed il loro cambiamento negli anni di vendemmia. In questa narrazione, è stato coadiuvato dall’enologo residente Massimiliano Caburazzi e dal consulente esterno Paolo Salvi, che hanno fornito spunti di riflessione e indicazioni valide sulle decisioni intraprese atte a giustificare il comportamento di questo vino nell’evoluzione di questi anni.
Breve, ma meritato, excursus si è avuto sull’altro cru di Sagrantino il cosiddetto Foglia Tonda, appezzamento di superficie circolare, che esprime un’altrettanta eccellenza di espressione del vitigno ma, per differenti condizioni di terroir, annovera peculiarità sensibilmente diverse dalla Chiusa di Pannone.
L’azienda, essendo quest’ultimo il vino di punta della produzione, ha deciso di imbottigliarlo solo nelle annate in cui reputa ci siano le caratteristiche di alta qualità, in linea con la sua filosofia. Per tale ragione, non è stato ritenuto idoneo all’imbottigliamento nelle annate 2013 e 2014. Invece, benché prodotti ma per motivi logistici , sono stati esclusi da questa panoramica, le annate 2005 e 2011. Di seguito abbiamo provato a narrare le sensazioni olfattive e gustative, corredate da un breve nostro giudizio di questo “stato dell’arte” di Chiusa di Pannone.
2003 Al tempo macerazione lunga (oltre il mese) e legno tonneau nuovo. Negli anni si è tornati alla botte grande. Profilo organolettico dai toni scuri con sentori di cuoio, cacao, spezie orientali e ricordi balsamici. Il sorso è pieno, succoso, sapido e chiude lungo su nuance agrumate e di frutti rossi.
2004 L’annata abbastanza fresca, produce un quadro olfattivo incentrato su frutti rossi e spezie. Freschezza e sapidità sono ancora in evidenza, nonostante ricchezza glicerica materia. Il tannino è fine e di qualità. Piacevole il lungo finale su ricordi di more e carruba.
2006 L’annata fresca esalta le note di frutti rossi ed erbe officinali che anticipano struttura e lunghezza. Un vino che mostra ancora gioventù con tannini vibranti, ma anche carattere e profondità di beva.
2007 A fronte dell’annata calda, troviamo un tannino sostanzialmente “indietro”, che punteggia un sorso sapido e fresco, che tuttavia non nasconde alcool e carica glicerica.
2008 Sentori balsamici e speziati si uniscono a note di frutti rossi, erbe officinali e quelle mediterranee. Il tannino è levigato ed il sorso, piacevole e ricco, chiude lungo su ricordi di mirto.
2009 Vino di dimensione più contenuta ma che fa dell’eleganza un vessillo. Ricordi di frutti rossi e ciliegia. Non lunghissimo come atteso, ma piacevole.
2010 Cambio passo verso note speziate e balsamiche. Tannino quasi perfetto. Sorso succoso, lungo e di grande profondità. Piccolo capolavoro.
2012 Ci si aspetterebbe un po’ più di ampiezza a centro bocca, la parte alcoolica/glicerica non è in armonica con la freschezza, con un finale che ricorda la frutta sotto spirito.
2015 Note speziate e agrumate si uniscono a sentori balsamici. Il sorso è teso e pieno. Ottimo finale su ricordi iodati. Alcol leggermente esuberante.
2016 Profilo organolettico di grande interesse con tannino di grandissima finezza, e sentori di frutti rossi e spezie. Il sorso, lungo e ricco, chiude con un finale di erbe aromatiche. Uno dei migliori della giornata.
2018 Profilo molto ben gestito per quest’annata. Vino composto e con note di frutti rossi e spezie. Oltremodo piacevole e di ottima lunghezza su ricordi di more. Ecumenico, alla fine mette d’accordo tutta la platea.
2019 Vino con lineamenti in questo momento meno complessi delle altre annate. Sorso scorrevole. Succoso e speziato. Piacevole ma non strutturato come ci si poteva attendere
Considerazioni finali tra la compagine Vinodabere, che si è divisa sulle preferenze tra la balsamicità della 2008, l’eleganza del 2009 o per il tannino estremamente fine (abbastanza inusuale per un Sagrantino) del 2010. Certo, unanime nella sala l’approvazione verso il bilanciamento, la profondità di beva della 2018 e l’incredibile giovine agilità, manifestata dal primo di questa intrigante sequenza ovvero, dalla 2003. Forse meno convincenti della media di questa serata, sono il 2007 ed il 2012, che appunto, in questo frangente si sono rivelati meno dinamici di tutti gli altri “fratelli”.
La serata si è poi conclusa in giardino, dove si ha avuto modo di assaporare il vino in chiave di accompagnamento gastronomico, prima ad un aperitivo accompagnato dal metodo Classico della casa e poi da seduti ad un menu elaborato dalla brigata del ristornate Per Me (Chef Giulio Terrinoni) in trasferta presso la struttura che ci ha accolto, accompagnati dagli altri gioielli della casa vinicola Antonelli, che hanno dimostrato che anche a tavola reggono ampiamente il viaggio proposto tra mare e terra.
Approccia il mondo del vino seguendo corsi di avvicinamento nel 2003. Già da quegli anni partecipa a manifestazioni enologiche come visitatore assiduo. Inizia poi a collaborare nei panel di assaggio della guida "vini buoni d'Italia" per varie regioni, per poi passare per un paio di anni in Slowine per la regione Sardegna. Nel biennio 2016/2017 entra nell'organizzazione e nel panel di assaggio dei "I vini dell'Espresso". In questi anni ha partecipato alle più importanti anteprime di vini per la stampa. Negli ultimi anni partecipa come giurato in vari concorsi quali Grenache du Monde, Radici del Sud, Lucio Mastroberardino. Dal 2018 partecipa al progetto di alcune testate giornalistiche. Oltre che cultore del mondo del vino lo è anche del mondo dei whisky
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