La Piedigrotta di Gaetano e Maria Cioffi oggi gestita con maestria dal figlio Antonello è da considerarsi un punto di riferimento per la ristorazione e il buon bere di Varese.
Ristorante-Pizzeria che attraverso l’estro dei suoi proprietari (hanno una cantina, in prevalenza composta da champagne), riesce ad offrire alla propria clientela quell’idilliaco connubio che vede nelle bollicine il partner ideale della pasta lievitata. Cotanti requisiti lo hanno portato a divenire luogo di riferimento di note maison dello Champagne ( oggi è Krug Ambassade).
Così quando arriva l’occasione di poter degustare gli Champagne della maison Pol Roger non mi tiro certamente indietro, anche perché sono quasi 20 anni che ne bevo e ho avuto la possibilità di ammirarne le evoluzioni con scelte alcune volte completamente condivise e altre meno, ma sempre entusiasta per le emozioni che ne ricevo.
Pertanto l’evento di Varese a cui ho avuto il piacere di partecipare “Fish burger pizza & champagne” che ha visto La Piedigrotta incontrare la maison Pol Roger non potevo certamente lasciarmelo sfuggire ( mi sono persino sposato utilizzando una loro 9 litri ) e sono salito sul treno senza pensarci due volte.
Una Maison il cui stile è fortemente legato alla tradizione. Bandito l’uso del legno considerato una contaminazione, si usava da prima la vasca di cemento per poi passare al vetro cemento e all’attuale acciaio.
Antonello Calandri, direttore vendite per l’Italia della maison, ce ne illustra la storia mentre assaggiamo alcune delle bottiglie che più rappresentano l’azienda.
Il tutto inizia inizia nel 1849 nella nobile e celebrata Avenue de Champagne in Epernay dove ha ancor oggi sede la Maison, un’azienda a carattere familiare che ha sempre voluto rimanere tale e che attraverso diverse generazioni ha dato vita alle più nobili e importanti famiglie vinicole presenti al mondo.
Con la nascita dei primi figli si sono nel tempo distinte due dinastie quella legata al ramo maschile e quella del ramo femminile, dalle quali sono scaturiti altri 12 tutti ben distinti e rappresentanti delle più importanti e famose dinastie appartenenti al mondo vinicolo tra cui Vega Sicilia – Torres – Rothschild ecc. ecc. L’Italia è ben rappresentata grazie agli Antinori e agli Incisa della Rocchetta.
Un gruppo di importanti famiglie legate tra loro con uno statuto che prevede oltre ad aiuti reciprochi il divieto di cedere le proprie quote ad un membro esterno pena l’esclusione da questo Club esclusivo.
Attualmente la proprietà ha origine dal ramo femminile della famiglia e considera “l’utilizzo del legno una contaminazione per lo champagne“.
Lo chef de cave è Dominique Petit, con una solida esperienza precedente in Krug.
Il successo di Pol Roger è legato alla bravura nel creare una bolla così fine ma anche a una bella dose di fortuna.
Essendo da sempre una piccola azienda familiare poco propensa ad un’espansione commerciale fuori dai confini francesi. Il principale mercato era la città di Parigi, ampiamente sufficiente alla realizzazione dei loro obiettivi. Fu la cena organizzata per la liberazione della città dall’Ambasciatore britannico nell’aprile del 1944 ad innescare quella espansione fino ad allora mai voluta.
La proprietaria della della Maison Odette Pol Roger donna di grande bellezza e fascino ebbe modo di incontrare quello che a quel tempo poteva essere considerato uno degli uomini più importanti del mondo: Sir Winston Churchill. Il quale affascinato da costei e dallo champagne che aveva portato per l’occasione, il sontuoso Pol Roger 1928 Vintage, sviluppò una forte amicizia e l’amore una quasi dipendenza) per il loro champagne.
Tanto che si narra che fino alla sua morte avvenuta all’età di 90 anni ne bevesse ben 3 bottiglie al giorno e che in ogni luogo in cui si recava dovesse esser sempre presente una bottiglia alla sua tavola.
L’amore del grande statista per Pol Roger fece la fortuna dell’azienda in quanto l’Inghilterra aveva un enorme influenza in ogni parte del globo e Churchill in qualità di capo carismatico era sempre in giro per il mondo.
Questo portò alla nascita di importatori di questa Maison in tutto il mondo.
Oggi l’azienda vende appena 1.900.000 bottiglie annue, un inezia considerato il suo blasone, ma ben 7.000.000 ne vengono messe a riserva per mantenere quella qualità che da sempre la contraddistingue.
Iniziamo con il parlarvi della nostra degustazione di champagne a cui sono stati sapientemente associati i piatti della Piedigrotta.
SI inizia con il Brut reserve in magnum (Chardonnay -Pinot Meunier – Pinot Noir in parti uguali). Dosaggio di 7 grammi litro. Assemblaggio di 45 annate che permettono a questo champagne di mantenere sempre un ottimo livello qualitativo. Utilizzato dai membri della famiglia, nel formato magnum, per brindare durante il proprio matrimonio.
Nella bottiglia da noi assaggiata le note di mela e pera erano in forte evidenza associate ad una bella acidità e ad una bolla fine che lo rende molto intrigante.
Il secondo assaggio si accompagna con il Cheeseburger di pizza con polpo alla brace, stracciatella di Andria e maionese di pomodori. Si tratta del Pure (uguale proporzione di Chardonnay, Pinot Noir e Pinot Meunier), il dosaggio zero proposto dalla Maison. Note gessose si affiancano a profumi di anice, mela e pera, che accompagnano acidità, sapidità ed eleganza per terminare con note di lime e gesso.
Continuamo il nostro percorso con il Brut Vintage 2012 (60% Pinot Noir, 40% Chardonnay). La musica cambia. Le note minerali e gessose si integrano perfettamente con i profumi di lime e di pasticceria, con ricordi di albicocca che emergono nel finale. Ricco, tagliente, sapido, si sa far apprezzare durante l’accostamento al Branzino di Pizza Nuggets con mozzarella di Andria. Bello il finale di mela acerba.
Terminiamo il nostro piccolo viaggio con il fiore all’occhiello della Maison, la famosa Cuvèe Sir Winston Churchill nelle annate 2006 e 2008 (Pinot Noir e Chardonnay con percentuali che restano da sempre segreto della Maison) abbinate un Hot Dog di pizza con salciccia di sgombro e senape.
Due champagne così diversi tra loro ma che hanno in comune l’esiguo numero prodotto annualmente (si parla di appena 100 bottiglie).
L’annata 2006 ci appare meno esplosiva del solito e pur mostrandoci il suo valore non ci entusiasma appieno. Note di gesso e pasticceria anticipano una freschezza non troppo evidente, a differenza di ogni assaggio che abbiamo fatto in passato di questo meraviglioso champagne che a mio modesto parere abbia bisogno di riposare diversi anni in bottiglia prima di raggiungere la sua massima espressività. Secondo noi è necessario berlo immediatamente e non aspettare.
Discorso diverso per l’annata 2008. Ritroviamo l’espressività tipica di questo champagne, dove note di gesso e pasticceria si fondono ad agrumi. Ricco da invadere il nostro palato con un acidità mai doma ma elegante allo stesso tempo. Ci fa pensare di aspettarlo qualche anno per godere appieno di tutte le sue potenzialità.
La nostra serata è terminata con una serie di dolci che continuano ad evidenziare la grande creatività della Piedigrotta.
Ha fondato Vinodabere nel 2014. Laureato in Economia e Commercio specializzazione mercati finanziari, si è dedicato negli ultimi dieci anni anima e corpo al mondo del vino. Vanta diverse esperienze nell'ambito enologico quali la collaborazione con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso (edizioni 2017 e 2018), e la collaborazione con la guida Slow Wine (edizioni 2015 e 2016). Assaggiatore internazionale di caffè ha partecipato a diversi corsi di analisi sensoriale del miele. Aver collaborato nella pasticceria di famiglia per un lunghissimo periodo gli garantisce una notevole professionalità in questo ambito.
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