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Il racconto della seconda edizione di Assaggi – Salone dell’Enogastronomia Laziale

Bilancio più che positivo per “Assaggi,  Salone dell’Enogastronomia Laziale”, giunto alla seconda edizione e organizzato a maggio dalla Camera di Commercio di Rieti-Viterbo in collaborazione con la Camera di Commercio di Roma e il Comune di Viterbo, con il patrocinio della Regione Lazio e la partnership di Slow Food Lazio.
La Camera di commercio parla di un’affluenza di circa 5mila persone, tra operatori del settore food&beverage e ospiti, che hanno visitato le oltre 70 Aziende presenti nelle bellissime sale espositive del Palazzo dei Papi di Viterbo, principale punto di incontro, ed hanno partecipato alle attività organizzate nel centro storico che hanno messo in mostra alcune delle migliori espressioni enogastronomiche del Lazio, a testimonianza di quanto la Tuscia sia un giacimento enogastronomico inestimabile.
Un ritrovo per gli amanti del buon cibo e per i professionisti del settore che mira a diventare un punto di riferimento annuale per l’intero Centro Italia. Insomma una vera e propria immersione nei sapori e profumi del Lazio narrata dai produttori.

Nella giornata di domenica 21 maggio prima di dirigerci ai banchi d’assaggio, abbiamo partecipato a due interessanti degustazioni alla cieca dei vini laziali testimoni di una delle zone storiche più vocate alla viticoltura: l’Alta Tuscia viterbese. Gli incontri sono stati condotti entrambi da Carlo Zucchetti, l’Enogastronomo con il Cappello, supportato dai produttori, all’interno della Sala Limonaia del Museo del Colle del Duomo. In questa prima parte, vi raccontiamo la prima degustazione.
I vini di assaggi. Un calice di territorio
Nel Palazzo dei Papi – afferma Carlo Zucchetti – si assaggiano e si presentano i produttori di qualità della nostra regione, mentre in questa sala si è cercato come fanno giù allo show cooking di approfondire un po’ gli argomenti, di far conoscere chi è l’artefice di queste produzioni, perché attraverso il vino e l’olio si è voluto raccontare la storia di questi territori.
La Tuscia è ricca di borghi e centri storici minori che riconducono alle vestigia dell’antica civiltà etrusca grazie alla quale il vino e l’olio hanno avuto un ruolo fondamentale, non solo nell’area dell’Alto Lazio, ma in tutta la Penisola Italica.
All’epoca degli Etruschi, la viticoltura non era un’attività specializzata e quindi le vigne erano promiscue con altre colture, come cereali, ulivi, alberi da frutta ed altro. Fu questo popolo a trasmettere la cultura della vite e del vino ai Romani, grazie al secondo Re di Roma, Numa Pompilio, di origine Etrusca.
Questa regione sta godendo di una sorta di rinascita che testimonia una crescita esponenziale e di qualità della produzione dei vini DOC e IGT, grazie all’impegno profuso dai vignaioli anche attraverso l’innovazione tecnologica. Tra i vitigni autoctoni troviamo Grechetto, Roscetto, Aleatico di Gradoli, Sangiovese e Montepulciano, ed una particolare menzione va per una delle prime cinque DOC storiche italiane: l’Est!Est!!Est!!! di Montefiascone.

È di estrema importanza quindi raccontare un territorio, e non basta solo affermare che un vino rispecchia il luogo dove viene prodotto. Si ha bisogno di conoscere e divulgare quella parte sedimentata culturale, sociale, storica dei sapori che si è radicata nei secoli, raccontando anche le differenze che oramai sono sempre più grandi nel mondo del vino, le grandi differenze di interpretazioni, dal punto di vista del terroir, delle condizioni pedoclimatiche e del suolo, delle evoluzioni geologiche.

Nella nostra guida dei vini e degli olii della Tuscia – continua Carlo – abbiamo diviso l’area in 12 piccole microaree per differenze geologiche e geografiche, soprattutto di suolo. L’idea è quella di raccontare, attraverso i prodotti, in questo caso il vino, un po’ tutto quello che rappresenta un territorio, attraverso il volto dei produttori, ovvero l’anima dei luoghi”.
La degustazione dei primi sei vini condotta da Carlo, tra l’altro molto diversi tra loro e di grande bevibilità e piacevolezza, mira più che ad un’analisi effettiva del vino stesso e delle sue caratteristiche organolettiche, al racconto da parte del produttore della sua terra, della storia che circonda ogni bottiglia. L’approccio al calice è verso quello che ci racconta, le emozioni che suscita, in maniera olistica, raccontando anche le capacità dell’uomo, perché ricordiamoci sempre che il vino è un atto artigianale che subisce una trasformazione.

Ma eccoci agli assaggi: vini di sei i produttori.
Il Ciliegiolo in purezza di Terre d’Aquesia “Contaluna” Lazio Igt 2019 viene coltivato nel Lazio ad Acquapendente, un bellissimo Comune dell’Alta Tuscia viterbese, tappa importante sulla via Francigena al confine con la Toscana, e fa un lungo affinamento tra l’acciaio e la barrique usata. È un’Azienda giovane, nata nel 2020, con 12 ettari coltivati su un terreno misto di matrice franco-argillosa e marna calcarea.
Inizialmente utilizzata come uva da taglio, oggi il Ciliegiolo sta dando ottimi risultati in purezza, specie nella Maremma toscana e in questo caso è diventato il fiore all’occhiello di questa azienda con piccole produzioni di nicchia.
Nel calice sprigiona un bel bouquet ricco di tanti profumi che alla cieca identificano in maniera inconfondibile il vitigno. Coinvolgente, si allarga al palato con una buona sapidità e acidità, mostrando una sensazione astringente dinamica ma comunque integrata al frutto.  L’etichetta è dedicata ad Acquapendente, come tutte le altre, a simboleggiare la terra che  ospita il produttore.

Contaluna Terre d’Aquesia

Il Rosato “Anthaia” Lazio Igt 2021 di Terre di Marfisa prodotto da uve Sangiovese in purezza è un vino elegante, giocato sulla finezza, sulla delicatezza dei profumi tenui ma decisi. Al sorso manifesta una dolce aggressività di chi è energico, con un bel carattere minerale. La sua freschezza e sapidità è il risultato di un terreno vulcanico ricco di tufo che restituisce ciò che la natura offre regalando una lunghezza al sorso decisamente entusiasmante. Il gioco di intrecci tra dolce, lungo, fine ed elegante lo rende veramente un vino intrigante.

Anthaia Terre di Marfisa

Le uve vengono passate nella pigiadiraspatrice e solo gli acini vanno in pressa. È una pressatura soffice che ha la durata di un’ora dove le bucce del Sangiovese rilasciano una colorazione intensa salmonata, per poi proseguire il periodo di affinamento in acciaio per sei mesi sulle fecce fini prima dell’imbottigliamento che avviene generalmente nel mese di maggio-giugno.
Le zone vulcaniche hanno bisogno di tempo per rivelare la massima capacità espressiva e i rosati di queste zone esprimono ottime potenzialità se sappiamo attenderli. Con fatica, ci stiamo convincendo che questa categoria, come quella dei bianchi, non va necessariamente consumata nell’annata corrente, anche se capiamo la necessità a volte di anticipare l’uscita sul mercato.
La produttrice, Nathalie Clarici ci racconta che la sua azienda si trova a Farnese, ultimo comune prima della Toscana, a 380 metri sul livello del mare. L’escursione termica tra il giorno e la notte unitamente al terreno vulcanico che poggia su una vecchia cava di tufo concedono ai suoi vini una spiccata mineralità. Oltre al vino produce olio ed ha una struttura ricettiva con 12 camere, ristorante e Spa per rilassarsi e godersi la campagna viterbese o visitare i siti etruschi circostanti come Vulci o la bellissima riserva “Selva del Lamone”.

Nathalie Clarici, Terre di Marfisa

Il terzo calice, “Athal” Lazio Igp 2021 dell’Azienda Agricola Marzoli, è un bianco composto da Grechetto e Trebbiano in egual misura che affina per sei mesi in acciaio sulle fecce fini e racconta la precisa cifra stilistica del produttore. È netto, chiaro, deciso, con profumi di mela, miele e note balsamiche che ritroviamo anche al palato. Un vino che non è ammiccante, mostra una modesta rusticità e un’audace tessitura tannica, una  beva lunga e sapida, con una spalla acida un po’ sottotono in questa fase. Nella sua ritrosia è di grande bevibilità e piacevolezza con un finale amaricante, di mandorla amara, classico nel Grechetto. Ci riserviamo di assaggiarlo nuovamente tra qualche anno per constatare la sua capacità evolutiva.
La storia di questa azienda nasce nel 1998 a Civitella d’Agliano (VT) da Aldo Marzoli, nonno di Alessandro Civetta Marzoli, con pochissimi ettari di Sangiovese nella zona di Case Nuove coltivati su un terreno di origine vulcanica ma con una forte componente argillosa.
Nel 2004, a causa dei numerosi impegni di lavoro a Roma, viene data in gestione ad una famiglia di agricoltori che l’ha sempre mantenuta in ottimo stato. Nel 2020 scende in campo Alessandro, riprende in mano l’azienda sulla scia delle tradizioni vitivinicole del nonno e si avvia nel 2021 alla sua prima vinificazione. Affacciata sui calanchi argillosi dell’Umbria, oggi si compone di 40 ettari vitati di cui 10 piantati a Grechetto, Trebbiano, Sangiovese, Merlot e Cabernet, 12 boschivi e i restanti a seminativi.
Non avendo ancora la struttura, si fanno aiutare dall’Azienda Biologica Trebotti preparandosi quest’anno al secondo imbottigliamento.

Athal, Azienda Agricola Marzoli

Carlo Zucchetti ci tiene a raccontare che: “Civitella è, per chi non fosse della zona, il punto in cui il Grechetto ha raggiunto la sua massima espressione, grazie a Sergio Mottura che negli anni ’60 ha continuato a mantenere il Grechetto per una follia pura e contro l’aspettativa di tutti gli altri, invece di piantare Chardonnay e Sauvignon. Dopo 50 anni ha avuto ragione.”
Il quarto vino è un altro stile, un’altra storia, un’altra idea. E’ “L’Insolente” Lazio Bianco Igt 2020 della Famiglia Sensi-Trappolini di Montefiascone, fatto con uve Roscetto, tipiche della zona, coltivate all’interno del cratere dell’antico vulcano di Bolsena. Se fino a poco tempo fa era tenuto in scarsa considerazione, oggi questa cultivar sta assistendo alla sua rinascita dando lustro alla zona e regalando vini pregiati e amatissimi.
Le sue origini pare siano francesi e la sua coltivazione sembra essere iniziata già nel 1257 quando Viterbo era sede pontificia. Gli studi effettuati sul DNA mostrano come si tratti di un vino appartenente alla famiglia delle uve di Greco.

L’Insolente, Famiglia Sensi Trappolini

Passando alla degustazione, la prima impressione è quella di constatare l’aroma dei lieviti fragrante che richiede un istante per distendersi e siamo certi che dopo l’estate si berrà con più convinzione. La sezione olfattiva è comunque ricca e godibile, con elementi balsamici di rosmarino, salvia, note di frutta a polpa bianca matura e un leggero sentore di resina di pino. Tensione piena, centrata su mineralità e sapidità. Un vino appagante, di buona freschezza dove si fanno strada interessanti sensazioni di pietra focaia che si allungano in un finale dolce e suadente. Questo Roscetto è un vino che resiste, ha la stoffa di un rosso da invecchiamento che dopo tre anni è ancora nella sua piena giovinezza e necessita di ingentilirsi.
Patrizia della Famiglia Sensi interviene:
“È nato da un’idea di collaborazione. Siamo agricoltori (la Famiglia Sensi, oggi guidata da Patrizia e Claudia, eredita la tradizione dal bisnonno Vincenzo Pieri), mentre la Famiglia Trappolini è costituita da viticoltori e anche trasformatori da sempre; quindi, abbiamo messo insieme le nostre due peculiarità ed è nato il primo vino ovvero l’Est! Est!! Est!!! di Montefiascone Doc. Poi è nato un secondo vino che è L’insolente da Roscetto in purezza e a seguire un rosso ma i miei figli prediletti sono i bianchi. La nostra azienda è “multiprodotto”, abbiamo due sedi a Tuscania: una dove pratichiamo un’agricoltura più estensiva, sono 100 ettari dedicati a grani da seme, come grano Senatore Cappelli e grano tenero di Giorgione, dai quali ricaviamo e vendiamo la semola macinata a pietra. Coltiviamo asparagi, in alternanza all’ agricoltura con il grano mettiamo lenticchie e ceci e poi una parte di foraggere. Questa è una parte dell’azienda, la più estensiva, dove abbiamo anche un agriturismo e 4 appartamenti. Infine ci dedichiamo alla coltivazione di un ettaro di lavanda e di oliveti centenari, di 250 anni di età, dai quali otteniamo un olio che è presidio Slow Food. Ad un certo punto arriviamo a Montefiascone, sul lago di Bolsena, dove oggi abbiamo 3,5 ettari di vigne con un’età di 60 anni. Fino a qualche anno fa, fino al 2014, vendevamo le uve”.

Patrizia Sensi

La zona, dove si trova uno degli appezzamenti, si chiama Poggio dei Gelsi, la prima vigna di Montefiascone, considerata tale, riportata anche sull’etichetta storica di Falesco e rappresenta la storia e le origini dell’azienda di Famiglia Cotarella, oltre ad essere un importante punto di riferimento per la regione. L’altra vigna è Le Coste alla Grotta del Cémpene dove, secondo una leggenda popolare, vivevano delle temutissime streghe che qui si riunivano per ricevere ordini dal demonio.
Nel quinto calice degustiamo “Giò” Lazio bianco Igt 2021 dell’Azienda Agricola Mazzi Mirella, ottenuto da uve biologiche di Procanico in purezza.
Alla presenza di Francesco, figlio di Mirella Mazzi, scopriamo un’altra realtà a conduzione famigliare, situata a Ischia di Castro (VT), che nasce nel 2007 come azienda olivicola, operando un grande recupero dei vecchi oliveti in stato di abbandono con l’aggiunta negli anni 2000 di altre piante sempre della varietà Canino. Un ulteriore passo in avanti è stato fatto con l’acquisto nel 2017 di un proprio frantoio. Sul terreno tufaceo-vulcanico sono coltivati i due ettari di vigneto che hanno 15 anni di età e mezzo ettaro impiantato lo scorso anno a Vermentino e Grechetto bianco. Dal 2021 hanno iniziato a vinificare e produrre i primi due vini.

Giò, Azienda Agricola Mazzi Mirella

Dalla fermentazione spontanea alle 24 ore di macerazione sulle bucce, nasce un macerato di impatto, dall’interpretazione netta, chiara che non gioca tanto sui profumi – che comunque si rivelano (ginestra, frutta gialla, cipria, miele) – ma sull’integrità, sulla sapidità, sulla mineralità e aggiungiamo anche sull’idea di aspettare.

Voltone, Villa Puri

“Voltone” Lazio Bianco Igp 2021 – Villa Puri, è un blend di Trebbiano Giallo e Trebbiano Toscano.
Ce ne parla Alessandra che accompagna Villa Puri, Azienda rilevata da tre anni dall’attuale produttore, Fabrizio Quercetti. La Famiglia Puri è radicata nel territorio di Bolsena dalla metà del 1400, guidata poi da Vittorio Puri (il professor Vittorio, agronomo) negli anni ’70 (tra il ’75 e il ’76), il quale impiantò le prime barbatelle di Trebbiano Giallo, Trebbiano Toscano e Malvasia, i vitigni previsti poi dal disciplinare dell’Est! Est!! Est!!!, imbottigliato per la prima volta nel 1987. Di origini orvietane, ancor oggi troviamo la loro tomba nella cripta di S. Domenico in Orvieto. La storia di questa famiglia si dipana nei secoli, dagli antenati notai, prelati e messi del pontefice e si è sempre dedicata alla terra. Prospicienti il lago, laddove un tempo i vigneti erano costituiti da filari con viti maritate all’acero, oltre ai tre vitigni sopra citati troviamo una piccola coltivazione di Aleatico e Moscatello. Non di meno è stata introdotta una esigua produzione di Cabernet Sauvignon, Merlot e Sangiovese e da quest’anno è prevista l’uscita del primo metodo classico da Pinot Nero in purezza affinato 24 mesi sui lieviti.
Nato da un terreno di origine vulcanica, ricco di scheletro e di potassio, concede al naso sensazioni fresche di fiori di campo, frutta bianca come la pesca e la mela ma anche l’albicocca, ravvivati da una componente balsamica e una delicata nota di cioccolata bianca. La beva è veicolata da una ricchezza sapida cadenzata da una buona freschezza e una piacevole acidità che termina su tonalità lievemente ammandorlate.

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Sono un'Archivista Digitale nel campo editoriale, dedico la mia vita ai libri perché come dice Kafka "un libro rompe il mare ghiacciato che è dentro di noi". Così lo è anche il vino. Lui mi ha sempre convinto in qualsiasi occasione ed è per questo che dal 2018 sono una Sommelier Fisar, scrivo e racconto con passione sui miei canali e in varie testate giornalistiche la storia dei territori, gli aneddoti e il duro lavoro dei Produttori in vigna e in Cantina. Ho seguito un corso Arsial al Gambero Rosso Academy sulle eccellenze enogastronomiche del Lazio e presto servizio in varie eventi per il Consorzio Roma Doc e per il Consorzio Tutela Vini Maremma. Inserita con orgoglio in Commissione Crea Lab. Velletri come membro esterno per le degustazioni, sogno e aspiro a diventare con il tempo una vera giornalista.

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