Ho conosciuto Paolo Verrone per la prima volta nel maggio 2022 a Roma, volto indiscusso dell’Azienda Agricola Verrone Viticoltori, da sempre in prima linea negli eventi e nella promozione dei vini e della sua terra cilentana. E al Paestum Wine Festival di marzo ho avuto l’occasione e il piacere di intervistarlo assaggiando le sue etichette, di cui non mi stanco mai, e la new entry “Cuore Puro”.
Ma partiamo dall’inizio della storia. Realtà vitivinicola di Antonio Verrone, papà di Paolo, nata alla fine degli anni ‘60, come produttrice di uve di qualità per altre aziende della zona, nel 2003 decide di uscire con la propria bottiglia in edizione limitata dell’Aglianico Riserva (2000 bottiglie). Oggi sono ancora in gran parte conferitori ma con una piccola produzione interna con lo scopo di seguire totalmente il viaggio in treno fino all’ultima stazione.
Ad Agropoli, in località Cannetiello, alle porte del Parco Nazionale del Cilento, si trova la principale Tenuta “Girapoggio” con i suoi caratteristici terrazzamenti posti ad un’altezza di 150 metri di altezza; mentre la seconda, più esclusiva, è a sette km dalla città, in prossimità del Castello di Rocca Cilento, dove le vigne costeggiano le mura di questo antico maniero di origine longobarda del IX secolo d.c. a circa 800 metri di quota. con uno straordinario panorama sulla costa tirrenica.
Poco più di un ettaro di vigneto, dedicato interamente alla coltivazione del Fiano dal quale si ottiene un vino peculiare, Doc Cilento “Fiano Vigna Castello Rocca Cilento ” prodotto in 1500 bottiglie l’anno.
Il maestoso castello era del trisnonno di Paolo, venduto poi alla fine degli anni ‘50, volge lo sguardo sul Golfo di Salerno e domina dall’alto su buona parte del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano. La sua storia risale al 1119 quando fu inserito nella cinta fortificata del Castello dei Sanseverino, anche se documenti ne attestano l’esistenza ancor prima, circa nel 963 e nel 994. Diverse proprietà si sono susseguite nel tempo, adattando il suo utilizzo, fino al passaggio definitivo nelle mani della Famiglia Sgueglia, già proprietaria del Castello di Limatola in provincia di Benevento. Oggi il Castello di Rocca Cilento offre suite esclusive, frutto di un attento restauro, che ha conservato l’impianto originario, come il soffitto con travi in legno di castagno e le pareti in pietra locale, ospita un ristorante, una piscina e una meravigliosa terrazza dalla quale ammirare lo splendido panorama.
L’Azienda dispone di 25 ettari vitati complessivi dislocati quasi tutti nel territorio agropolese dove si coltivano le due varietà che nel Cilento, terra dalla duplice natura geologica delle rocce, esprimono maggiormente un’identità territoriale precisa e riconducibile al terroir di origine, ovvero l’Aglianico e il Fiano. Con il passar degli anni sono stati affiancati poi da Merlot, Cabernet, Falanghina utilizzati in alcuni blend.
Siamo nel regno del Flysch cilentano, suolo tipico della zona con forme e colori particolari, calcareo e al contempo argilloso che deriva dal ritirarsi del mare nel corso del tempo, ricco di sedimenti marini e di conchiglie. Idoneo alla coltivazione della vite perché – come ci racconta Paolo – soprattutto in questi ultimi anni con la siccità, riesce a drenare bene e assorbire la poca acqua che oramai l’inverno concede, la vite riesce a vivere anche nel periodo peggiore, quello dei mesi estivi, e resistere allo choc termico.
“La vendemmia 2022 è stata interessante dal punto di vista qualitativo ma anche quantitativo perché benché sia stato siccitoso c’è stata una produzione incrementata a livello numerico in tutte le province campane rispetto agli anni precedenti. La qualità c’è stata sicuramente, ci aspettiamo probabilmente quest’anno una qualità ancora superiore”.
Una rosa di nove etichette che portano a circa 35000 bottiglie prodotte all’anno di cui tre spumanti linea “Mille bolle” metodo Martinotti (Falanghina extra dry, Aglianico Rosè extra dry e Fiano Brut) e sei vini fermi, ciascuno in un numero limitato di bottiglie.
La linea bianchi quest’anno si compone della terza novità, “Cuore Puro”, un blend di Fiano al 90% e di Falanghina al 10% che affianca i due vini storici dell’Azienda, il Fiano Vigna Girapoggio che arriva dalla Tenuta di Agropoli e un altro Fiano del Castello di Rocca Cilento. Sono tutti cru evidenziati sul retro delle etichette dalla descrizione di una mappa catastale con la relativa particella di provenienza delle uve per ogni singolo vino e con l’apposizione della “Vigna” quale menzione geografica aggiuntiva. La linea dei rossi si compone di due referenze, una è il Vigna Girapoggio fatta con le uve di Aglianico di Agropoli e l’altra è la novità presentata l’anno scorso, “Cuore Matto” un blend di Aglianico al 90% e di Primitivo al 10%.
Come ti è venuto in mente Cuore Matto? “L’idea di fare l’etichetta artistica mi è venuta parlando una sera, durante un aperitivo, con un mio caro amico pittore, Antonio Eusebio, durante il quale gli ho chiesto se gli avrebbe fatto piacere realizzarla per noi. Tra l’altro lui firma tutte le nostre etichette. Devo dire che con questo amico c’era anche un pregresso, nel senso che lui negli anni precedenti, per l’allestimento dello stand al Vinitaly, ci ha preparato dei quadri da appendere all’interno. E siccome poi avendo avuto tante richieste da chi poi il vino lo compra, è nato Cuore Puro bianco da affiancare a Cuore Matto rosso“.
Il Cuore Puro Paestum Igp, annata 2021, affinato sei mesi in acciaio e altrettanti in bottiglia, concede la sua intimità e la sua purezza, lineare e semplice, risultato di un’armonia di profumi di frutta a polpa gialla, di mela cotogna, di ginestra ma anche di intensa macchia mediterranea. Il suo sorso è piacevole, gentile, snello accompagnato da un vezzo iodato e sapido che lascia una bocca fresca e rotonda che non annoia mai. “La bottiglia definitiva sarà completamente trasparente perché Cuore Puro non deve avere filtri”.
Vigna Castello di Rocca Cilento Fiano Dop 2021 Un grande Fiano ottenuto dalla macerazione di 20 giorni sulle bucce e un affinamento in acciaio di circa 4 mesi dai sentori più evoluti di frutta come l’albicocca allietati da sbuffi di miele e amaretto. La beva così fresca è sostenuta dalla sapidità ma anche da una buona spalla acida con leggeri e setosi tannini ad accompagnare la chiusura elegante e ampia. Chiediamo a Paolo mentre degustiamo i suoi vini: Progetti futuri per l’Azienda? “Io penso che siamo arrivati oggi ad un completamento della gamma che trovo abbastanza centrato, nel senso che abbiamo la linea degli spumanti, abbiamo la linea dei vini con etichetta artistica, abbiamo i due cru quindi credo che al momento sia sufficiente, anche se in verità stiamo operando delle microvinificazioni di prova per fare probabilmente un’ulteriore etichetta che sarà un blend di Merlot, Cabernet e Aglianico. Potrebbe essere la decima”.
Ci sorprende anche il Rosato “Isca Rosa Paestum Igp” 2022, risultato della spremitura soffice delle uve Aglianico provenienti dalla grande vigna agropolese. Un incontro olfattivo piacevole di piccoli frutti rossi, ciliegia, timo, sambuco e una beva ricca, scorrevole, gentile con un grande ritorno di rosa e polpa fruttata. La sua trama è di grande impatto e rimane impressa nella memoria.
Quale è il tuo vino che più ti rappresenta? “Cuore Matto – mi risponde senza pensarci Paolo – perché è legato alla mia vita”. Non chiediamo nulla di più a rispetto della privacy di Paolo ma parliamo di questo blend rosso Paestum Igp 2020 che affina per almeno nove mesi in acciaio e altrettanti in bottiglia. Dal frutto rosso croccante, giovane, concentrato, di ribes e marasca, in un effluvio di fiori di viola ed erbe aromatiche. La beva succosa e vivace mostra una texture nitida, elegante, dalla trama tannica decisamente indulgente. Un vino da farti perdere la testa o il cuore.
Il Vigna Girapoggio Cilento Aglianico in purezza Dop 2019 ha un altro stile, figlio di una singola vigna e di un affinamento di un anno sia in acciaio sia in bottiglia. Si apre al naso con una successione gradevole e ampia di profumi del sottobosco, prugna, macchia mediterranea allietati da nuance balsamiche e di spezie orientali. Gioca su una freschezza intrigante, accattivante nel suo sorso lungo e vibrante, polposo e seducente, dal tannino elegantemente voluminoso. Elegante.
Ci sono anche le “Mille bolle” da uve Falanghina, da Fiano, ma oggi parliamo di Rosato da Aglianico Metodo Martinotti. Un extra dry che ha personalità, stoffa.
Lo stupore per questa terra campana così bella, intrigante, dalle tante sfaccettature continua a destare la nostra curiosità spingendoci a conoscere più da vicino le grandi potenziali del Cilento. Magari qualcuno o più di qualcuno direbbe che c’è ancora molto da fare, ma in questo l’Azienda Verrone ha qualcosa da raccontare, qualcosa da trasmettere, qualcosa da insegnare.
Sono un'Archivista Digitale nel campo editoriale, dedico la mia vita ai libri perché come dice Kafka "un libro rompe il mare ghiacciato che è dentro di noi". Così lo è anche il vino. Lui mi ha sempre convinto in qualsiasi occasione ed è per questo che dal 2018 sono una Sommelier Fisar, scrivo e racconto con passione sui miei canali e in varie testate giornalistiche la storia dei territori, gli aneddoti e il duro lavoro dei Produttori in vigna e in Cantina. Ho seguito un corso Arsial al Gambero Rosso Academy sulle eccellenze enogastronomiche del Lazio e presto servizio in varie eventi per il Consorzio Roma Doc e per il Consorzio Tutela Vini Maremma. Inserita con orgoglio in Commissione Crea Lab. Velletri come membro esterno per le degustazioni, sogno e aspiro a diventare con il tempo una vera giornalista.
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