La cantina Palladino è un pezzo di storia di Serralunga e del Barolo, visto che si trova nel cuore del paese, piazza Cappellano, e che proprio al leggendario Teobaldo appartenevano terreni e cantine fino al 1974. Andando ancora indietro negli anni, è qui che il farmacista Giuseppe Cappellano mise a punto la ricetta del Barolo Chinato nel 1870.
L’attualità invece ci dice che la famiglia Palladino è da alcuni anni un solido punto di riferimento per tutti gli appassionati dei vini di Serralunga e non solo. Assieme ad altri esponenti della nuova generazione langarola, i Palladino hanno superato l’ormai stantia diatriba tra tradizionalisti e modernisti, recuperando i lati migliori delle due “ideologie” che si sono scontrate negli anni ‘80 e ‘90: rispetto per la vigna, per il Nebbiolo e per il terroir, ma anche maggiore pulizia in cantina, vini eleganti e capaci di farsi apprezzare anche da giovani. Nessun pregiudizio nemmeno sul legno: a seconda dei casi si utilizzano botti grandi o carati francesi (tonneaux e barriques).
Abbiamo assaggiato i Barolo usciti quest’anno (l’annata, due cru e la riserva) e queste sono le nostre impressioni. Nota generale: tutti i vini degustati hanno dimostrato un’ottima resistenza all’aria, tanto da migliorare in complessità aromatica a distanza di un giorno, a volte anche due, dalla stappatura. Anche il sorso diventa più agile e tonico. Ciò indica in linea di massima una buona predisposizione all’invecchiamento, ed è un segnale significativo visto che stiamo parlando, a parte la Riserva, di un’annata non semplice come la 2014.
Barolo del Comune di Serralunga 2014. È il vino della tradizione, frutto dell’assemblaggio di vari vigneti, quest’anno impreziosito dalle uve del San Bernardo visto che non sarà prodotta la Riserva. Al naso visciola, humus, liquirizia, poi scorza d’arancia, lati fumé e speziati (pepe). In bocca il tannino è avvertibile ma dolce, col tempo sembra assestarsi meglio trovando slancio e freschezza. Preziosi ritorni di agrumi, pesca, anguria e tabacco fresco in chiusura. Due anni in botte grande.
Barolo Ornato 2014. Cru tra i migliori di Serralunga. Alla prima olfazione si avvertono ancora le note dell’affinamento: menta, tostatura, spezie dolci come cannella, poi frutta rossa matura (ciliegie), erbe aromatiche, frutta secca. Entrata grintosa al palato, bello l’allungo con sale e acidità. La “carrozzeria” un po’ più leggera è l’unico segnale che ricorda l’annata fresca. Il finale lascia spazio a un bel frutto croccante, recupera eleganza e proporzione. Due anni in botte grande.
Barolo Parafada 2014. Altro cru di Serralunga, interpretato come spesso accade con un’impostazione più modernista rispetto ai primi due vini. Profumi che virano dal cacao alla noce moscata, poi arrivano in primo piano fiori e frutti rossi, anguria, china, note balsamiche e di sacrestia. Sembra più pronto dell’Ornato: il sorso è equilibrato e meno aggressivo, il tannino è dolce e succoso, la struttura ha una giusta potenza in rapporto al millesimo. Bella persistenza segnata da una scia balsamica e dall’arancia sanguinella. Un anno in botte grande e uno in tonneaux nuovi al 60 per cento. La gestione del legno sembra molto centrata.
Barolo San Bernardo Riserva 2012. L’unica Riserva aziendale, qui in un’edizione caratterizzata da una vendemmia calda, che si avverte un po’ nel bicchiere. Naso di prugna californiana, chiodi di garofano, vaniglia, pepe bianco, leggera nota ematica, buccia d’arancia. Sorso ampio, ingresso elegante, tannino ancora masticabile ma ben estratto, bel contrasto tra dolcezza e acidità. Frutta rossa matura, agrumi e liquirizia in chiusura. Come gli altri vini, dimostra di evolversi bene all’aria perché il giorno dopo migliorano le sue doti di succosità e freschezza. Tre anni in botte grande, poi cemento e bottiglia per altri tre.
Nato nel Luglio del 1969, formazione classica, astemio fino a 14 anni. Giornalista professionista dal 2001. Cronista e poi addetto stampa nei meandri dei palazzi del potere romano, non ha ancora trovato la scritta EXIT. Nel frattempo s’innamora di vini e cibi, ma solo quelli buoni. Scrive qua e là su internet, ha degustato per le guide Vini Buoni d’Italia edita dal Touring Club, Slow Wine edita da Slow Food, I Vini d’Italia dell’Espresso, fa parte dal 2018 della giuria del concorso Grenaches du Monde. Sogna spesso di vivere in Langa (o in Toscana) per essere più vicino agli “oggetti” dei suoi desideri. Ma soprattutto, prima o poi, tornerà in Francia e ci resterà parecchi mesi…
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