A Sedini, nel cuore dell’Anglona, regione storica nel nord della Sardegna ricompresa tra il sassarese e la Gallura con affaccio sul Golfo dell’Asinara, Gianluigi Deaddis e la moglie Silvia coltivano la loro passione per il vino dando lustro ad un territorio da sempre vocato alla viticultura e dalle grandi potenzialità espressive anche se, a volte, un po’ trascurato. Qui, su terreni profondi, composti principalmente da trachite rossastra e calcare bianco, vengono allevati i sette ettari di proprietà della piccola e moderna azienda a conduzione familiare sorta nel 2000, la prima in terra d’Anglona a imbottigliare i propri vini. Cannonau, Vermentino e Bovale sardo gli autoctoni di riferimento, affiancati dagli internazionali Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot.
Produzione a filiera corta potremmo definirla quella della cantina Deaddis, in quanto tutto il processo produttivo avviene all’interno della stessa realtà aziendale, dalla gestione dei vigneti all’imbottigliamento finale per un totale di circa 35.000 bottiglie annue.
Presso la Taverna Portuense in Roma abbiamo potuto apprezzare le diverse sfumature delle 5 etichette aziendali, (Narami, Padres, Caposardo, One Hundred ed Ultana), “sondandone” le potenzialità espressive nel tempo, grazie a “ miniverticali” comparative che hanno evidenziato vini dallo stile pulito ed essenziale, dalla forte impronta varietale e di gran personalità e carattere, quello della terra d’Anglona.
Queste le nostre impressioni.
Vermentino di Sardegna DOC 2017 e 2009 Narami. Raccolta manuale e breve criomacerazione per questo Vermentino in purezza affinato per 2/3 mesi sulle fecce fini. La 2017 si mostra in tutta la sua freschezza, evidenziando al naso delicati sentori floreali e di frutta a polpa gialla. Sorso coerente, connotato da vibrante acidità e richiami minerali per un piacevole finale. Più complesso il naso della 2009 che non cela note di macchia mediterranea, erbe aromatiche, accenni di idrocarburo. In bocca è pieno, con freschezza ancora in bella evidenza ed una sapidità che conduce ad un lungo finale. Un piccolo capolavoro.
Isola dei Nuraghi IGT 2016, 2011, 2007 Padres. Ottenuto da cloni selezionati tra cui il Bovale (Muristellu), si pone come una pregevole espressione territoriale. La 2016 evidenza all’olfatto frutta rossa, prugna, accenni speziati. Vibrante acidità al gusto, bilanciata da piacevole morbidezza. Tannini decisi ma ben integrati. La 2011 evidenzia un naso dal più ampio spettro olfattivo connotato da oliva in salamoia, china, richiami di spezie dolci e accenni balsamici. Pieno, corposo e davvero piacevole al gusto. Il più convincente. La 2007 si contraddistingue per un naso più scuro, note erbacee e frutta rossa matura. Sorso piacevole con una bella progressione acido sapida anche se perde un po’ sul finale, decisamente più corto della 2011.
Cannonau di Sardegna DOC 2015, 2015 Riserva e 2010 Capo Sardo. Ottenuto dalle migliori uve di Cannonau e sottoposto a macerazione post fermentativa per esaltare il potenziale aromatico dell’uva e favorire lo svolgimento di tutti gli zuccheri, viene poi affinato in acciaio sui propri lieviti. Eleganza e piacevolezza per tutti e tre gli assaggi con la 2015 esaltata da una complessità olfattiva ed un sorso connotato da un freschezza in evidenza e sapidità in progressione gustativa. Finale davvero lungo con richiami fruttati. Salamoia, macchia mediterranea, frutta rossa, mirto per la 2015 in versione Riserva. Sorso appagante, fresco con tannini perfettamente estratti e con un finale interminabile. Accenni di caffè, tostatura, spezie, susine per la 2010, dall’assaggio caldo, sapido con tannini sottili. Chiude con un finale che richiama note balsamiche.
Isola dei Nuraghi IGT 2017 e 2015 One Hundred. 100% Bovale (Muristellu) per questo vino affinato solo in acciaio dalla buona struttura e piacevolezza di beva. Ribes nero, mora, macchia mediterranea, note salmastre per la 2017 dal sorso pieno, appagante e dal piacevole finale. Naso più dolce per la 2015 con sentori speziati che affiancano un frutto più maturo e accenni di erbe aromatiche. Morbido e caldo all’assaggio.
Isola dei Nuraghi IGT 2012 e 2008 Ultana. Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot per questa etichetta affinata 12-15 mesi in barriques di rovere francese. Naso articolato e complesso per la 2012. Prugna, amarena, spezie dolci, macchia mediterranea e accenni di tabacco. Sorso ricco, moderatamente morbido, bilanciato da una freschezza ancora in bella evidenza. Lungo il finale. Bouquet più evoluto per la 2008 con sentori di frutta matura, note di caffè, oliva in salamoia. Al gusto la morbidezza è più evidente anche perchè la freschezza ha perso l’imprinting della 2012. Finale meno lungo, ma appagante.
“Il vino è uno dei maggiori segni di civiltà nel mondo.” In queste parole la condivisione di una nostra passione e la voglia di comunicarla. Salvatore Del Vasto, laureato in Giurisprudenza e da sempre appassionato di vino, diventa prima sommelier, poi frequenta il Bibenda Executive Wine Master di Fis e poi consegue il diploma di Master presso l’Università di Tor Vergata in “Cultura dell’alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche”. Sabrina Signoretti, laureata in Scienze Politiche, coltiva la sua passione diventando sommelier del vino, assaggiatrice di oli di oliva vergini ed extra vergini e sommelier dell’olio extravergine di oliva dell’AISO. Una delle qualità nascoste, la spiccata attitudine per la fotografia.
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