Non so quando sia nato di preciso il mio amore per la città di Trieste.
Forse in adolescenza, quando mi interrogavo sul senso della vita e mi perdevo nelle storie di Emilio Brentani o di Alfonso Nitti, protagonisti dei romanzi di Italo Svevo oppure nell’immaginare l’irlandese James Joyce scrivere i primi capitoli dell’Ulisse, il romanzo che segnò una svolta del corso della letteratura moderna.
Forse per il suo fascino mitteleuropeo, essendo un crocevia di popoli di nazionalità diverse, uniti sotto il simbolo dell’Aquila Asburgica oppure perché il mare è davvero immenso davanti alla città e sembra invitarti a mollare gli ormeggi e partire.
Forse perché da psichiatra e psicoterapeuta ho ammirato Franco Basaglia, fondatore della Psichiatria democratica e padre della legge 180, che nel gennaio del 1977 promosse la chiusura dell’ospedale psichiatrico di Trieste, il “San Giovanni”.
Ogni volta che arrivo a Trieste mi porto dentro mille ricordi ed esperienze vissute, per cui è sempre una festa, un luogo dove mi ritrovo e dove posso incontrare amici, belle persone e degustare vini che hanno tradizione, anima, vita.
Dopo l’esperienza del Press Tour organizzato a Febbraio era naturale tornare al Castello di San Giusto per la seconda edizione dell’Amber Wine Festival, che si è svolto domenica 21 e lunedì 22 maggio.
Diego Colarich e il suo staff hanno organizzato un evento davvero unico e perfettamente articolato, negli spazi dedicati ai produttori e alle aziende che hanno proposto le loro eccellenze gastronomiche.
Molto toccante e preciso l’intervento dell’Assessore alle Politiche della Cultura e del Turismo del Comune di Trieste Giorgio Rossi che ha rivolto un messaggio di speranza ai giovani e di promozione della cultura agricola e della integrazione delle genti che vivono nei territori di confine.
Gli Amber Wines, i vini ottenuti dalla macerazione di uve a bacca bianca sono un patrimonio culturale non solo delle popolazioni che vivono a cavallo di Slovenia, Croazia e Italia ma presentano anche la capacità di andare ben oltre le linee divisorie tra uno stato e l’altro e di creare una cultura trasversalmente condivisa.
Erano infatti presenti aziende provenienti non solo dalla zona considerata come la culla di questa tradizione macerativa ma anche dalla Toscana, dalla Sicilia, dal Trentino Alto Adige, dall’Emilia Romagna, dalla Croazia e dall’Austria.
Ecco i vini e le cantine che mi hanno colpito maggiormente, numerose le conferme e autentici “colpi di fulmine”.
UOU è una realtà della Brda Slovena, condotta da Marinko Pintar che si è prefissata attraverso l’opera dei consorziati, di recuperare le vecchie vigne abbandonate; un lavoro di fatica e passione che ha dato vita a vini naturali davvero impressionanti per pulizia, bevibilità e profilo olfattivo. Tra i miei preferiti il Pinot Grigio 2019 e la Malvazija Ivanka 2019.
Due annate in degustazione sia per Garnellen, il Sauvignon Blanc macerato e per LeViogn, un originale, intenso e vibrante Viognier di Tröpfltalhof, l’azienda altoatesina biodinamica di Andreas Dichristin, che sono riusciti a catturare un grande consenso da parte di giornalisti, operatori del settore e dal pubblico. Colpisce la vitalità che si apprezza al palato, la precisione olfattiva, la persistenza e piacevolezza in bocca. Impossibile non rimanere affascinati dalla semplicità e dalla chiarezza dei racconti di Andreas riguardo al suo modo di intendere non solo la viticoltura ma anche la vita.
Ambrosia 2021 è una Malvasia Istriana che cattura per la delicatezza espressiva che emerge al naso e prosegue all’assaggio; l’azienda che la produce è Giorgio Nicolini, che possiede circa due ettari di vigneti sulle colline intorno alla cittadina di Muggia, una antica colonia veneziana a pochi passi dal confine sloveno.
Una famiglia dedita con passione all’interpretazione del territorio attraverso i vitigni autoctoni tra cui Malvasia, appunto, Vitovska, Refosco.
Sandi Skerk ha portato in degustazione La Malvazija, la Vitovska e l’Ograde, tutto 2020: trovo che esprimano perfettamente, attraverso una sferzante sapidità, il luogo carsico dal quale provengono le uve e, attraverso una compostezza gustolfattiva, il carattere tenace e determinato di chi lo produce. Sandi è infatti impegnato nello scavo della nuova cantina nella pietra, un lavoro che lascia senza parole chi visita l’azienda e che ospiterà i nuovi progetti vinari. Di raffinata struttura la bollicina da Glera 18/10: dopo la diraspatura segue una macerazione sulle bucce di circa 2 settimane in tini di legno e dopo la svinatura rimane 12 mesi sulle fecce fini in botti di legno. La bollicina viene poi prodotta con il metodo ancestrale. Passati 36 mesi si pratica la sboccatura senza aggiunta di dosaggio.
Dall’incanto dell’isola di Pantelleria, Battista Belvisi di Abbazia San Giorgio ha portato due vini strepitosi a base Zibibbo. Il primo, con una etichetta molto accattivante è Joe Pesk, annata 2020 in degustazione, dai ricchi sentori di pesca gialla, miele, cera d’api, zagara e cedro. Fermentazione spontanea con macerazione di circa 60 giorni e affinamento in botti di castagno e anfora. Una bottiglia capace di deliziare i commensali, data la piacevole immediatezza e fragranza del vino. Sun 2021 è ottenuto da una seconda produzione di grappoli, sempre da Zibibbo: un colore affascinante, grande freschezza e profumi agrumati e di frutta gialla.
Uroš Rojac produce vini naturali a Gazon a pochi chilometri da Capodistria: al festival ha portato in assaggio il rifermentato in bottiglia Royaz e il Borac, una Malvasia macerata a lungo senza effettuare bâtonnage, come faceva suo nonno, succosa e ricca di sentori affumicati e terziari, che incanta quando si degusta.
L’Amber Wine Festival, grazie alla presenza di vignaioli che hanno fatto la storia dei vini macerati quali Gravner, Radikon, Movia, e nuove leve come Kristian Keber, Radovič ad esempio, si conferma un momento di approfondimento e conoscenza di questa tipologia produttiva al quale è difficile rinunciare e che si attende sempre di più con grande curiosità; un momento di festa e di condivisione.
Medico Psichiatra, stregata da Dioniso, divento sommelier nel 2013, Degustatore Ufficiale nel 2014 e Miglior sommelier della Liguria 2019. Nel 2016 nasce il mio blog wineloversitaly e dal 2018 sono molto attiva sui Social con il profilo @wineloversitaly. Nel 2021 sono la vincitrice del sondaggio proposto da The Fork nella categoria Wine Influencer. Ideatrice e Curatrice della prima guida Social " I vini del cuore" che uscirà a fine 2021. Collaboro come Social media coach con aziende e partners del mondo del vino. Non smetto mai di studiare: ho superato il Wset level 3 con il massimo dei voti. Comunicare il vino con passione e rispetto è il mio desiderio e il mio impegno.
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