Qualche giorno fa abbiamo avuto l’opportunità di conoscere nel ristorante romano Al Ceppo, in un incontro organizzato da PR Comunicare ilvino, la signora Maria Fittipaldi Menarini, titolare dell’azienda di Bolgheri Donne Fittipaldi, accompagnata dalla figlia maggiore Carlotta.
Prima dell’assaggio dei vini abbiamo avuto la possibilità di conversare con la signora Maria che ci ha raccontato la storia della sua impresa che ci è apparsa alquanto singolare.
All”inizio degli anni 2000 per una fortuita serie di circostanze, Maria si è ritrovata ad avere e gestire una tenuta piuttosto importante nel cuore di Bolgheri, tra la via Bolgherese e il Bosco del Bruciato.
In realtà si è trattato di un’avventura inattesa perché fino quel momento Maria non aveva avuto a che fare col mondo enologico.
E tuttavia, spinta dalla curiosità e anche da un evidente spirito di intraprendenza, si è lanciata nell’impresa di creare vini sia classici del territorio, vale a dire Bolgheri Classico e Superiore, sia vini piuttosto originali e insoliti per la zona: parliamo di un bianco molto particolare da vitigno autoctono toscano originario dell’Alto Casentino, l’Orpicchio, sia di un vitigno internazionale e diffuso come il Malbec.
Vi daremo poi le note di assaggio ma ora ci preme sottolineare come Maria, con l’ausilio delle sue quattro figlie, Carlotta, Giulia, Serena e Valentina, più artiste che produttrici, sia riuscita nell’intento di costruire, quasi dal nulla, un’azienda agricola divenuta anche azienda vitivinicola, con la passione, la creatività e quel minimo di incoscienza che è alla base delle scommesse riuscite. La collaborazione con l’affermato enologo Emiliano Falsini, con il quale è riuscita a interfacciarsi e a stabilire un rapporto di fiducia reciproca, è risultata alla fine vincente e le ha permesso di riscuotere un generale incitamento a continuare su in un percorso da subito brillante.
Ma parliamo dei vini che abbiamo assaggiato nati quasi per caso e che oggi regalano importanti soddisfazioni a chi ci ha creduto:
Orpicchio Lady F – 2016 – 13 gradi e mezzo – 50% in acciaio 50% in barrique di secondo passaggio. Un parente del Pinot Bianco, con la prerogativa che risulta difficile da gestire in vigna (è molto sensibile alla botrite) tanto da essere con il tempo andato a scomparire. Una scelta legata oltre alle caratteristiche che apparivano avere grande potenziale in quel di Bolgheri, anche alla piacevolezza del nome, che a Maria sembrava essere quello più appropriato per creare il vino bianco che rappresentasse l’azienda. E i fatti le hanno dato ragione:
profumi di fiori bianchi, erbe di campo, si accompagnano a note di mela Renetta, pesca e pera. Fresco e acido con bella sapidità; con un lungo finale di nespola e frutta secca che fa rimpiangere la scelta du produrre poche bottiglie (di questa annata appena 1.600).
Bolgheri Rosso Classico- 2016 – 14 gradi e mezzo – Un vino che dopo la fermentazione di 20 gorni a contatto con le bucce affina in barrique di terzo e quarto passaggio per 12 mesi prima di andare in bottiglia.
Sentori vegetali di macchia e alloro accompagnati da note floreali e fruttate (prugne e susine). Minerale, succoso e agrumato con un tannino presente, tipico del vino. Appena alcolico, con un finale dove note di vaniglia prevalgono sulla spezia, ma è stato imbottigliato da appena un mese.
Bolgheri Superiore – 2015 – 15 gradi – appena 5.000 bottiglie prodotte e un affinamento di 15 mesi in barrique in parte nuove e in parte di secondo passaggio.
Minerale, scuro, sentori di mora e macchia, di sottobosco e china, di rabarbaro e spezie (soprattutto pepe nero) ma anche erbe, con una foglia di pomodoro riconoscibilissima. Fresco ed elegante.
Ricco, impetuoso ma allo stesso tempo rotondo, con un tannino setoso che ti conquista. Ottima l’acidità e buona la persistenza, con un finale succoso e balsamico dove pepe e liquerizia la fanno da padroni.
Malbec 2013 Malaroja Igt – 15 gradi – da clone mendosino, un solo ettaro vitato per poche bottiglie prodotte. Rappresenta la voglia di osare della famiglia Fittipaldi che dal fascino generato da questo vitigno si lancia in una sfida con tante aspettative.
Composta di frutta rossa insieme a toni minerali di inchiostro e spezie si accompagnano a ricordi di cuoio, tabacco scuro e cioccolata.
Fresco, profumato e avvolgente, ma anche irruente e selvaggio. Un tannino ben presente lo accompagna in tutta la beva.
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