Sono passati dieci anni dal cosiddetto scandalo di “Brunellopoli”. All’epoca le previsioni nefaste sul futuro commerciale dei vini di Montalcino si sprecarono, ma vennero smentite quasi immediatamente. Anzi si può dire che da allora il valore economico e il livello qualitativo della DOCG hanno conosciuto un’esplosione inarrestabile e per certi versi inattesa. Di pari passo, si è assistito ad un evidente ritorno alla tradizione del Sangiovese Grosso, con una diminuzione netta dei Brunello “dimostrativi”, scuri nel colore e pesantemente condizionati dal rovere piccolo e nuovo nei profumi tostati e vanigliati.
Un segnale clamoroso di tutto ciò è stata la nascita e l’affermazione repentina di tante nuove aziende che a quella tradizione si sono richiamati fin da subito e che hanno ribadito in termini ormai definitivi l’unicità di un terroir e delle sue uve, grazie alla competenza diffusa tra produttori, enologi e cantinieri.
Clara Monaci e Maurizio Machetti
La Corte dei Venti di Clara Monaci ha mosso i primi passi in quegli anni (è proprio del 2007 il primo Brunello) e ha raggiunto presto lo status di eccellenza, accanto a nomi più celebri e dalla storia molto più antica. Grazie al suo entusiasmo e a una passione davvero contagiosa Clara ha visto crescere la sua creatura anno dopo anno, ottenendo premi e riconoscimenti. Corte dei Venti, coi suoi vini classici, ariosi e sempre più espressivi, oggi è stabilmente un marchio di prima grandezza nell’affollato e competitivo panorama di Montalcino.
Il corpo aziendale, nato nel 2011 da una costola della cantina Piancornello il cui titolare è Claudio Monaci, fratello di Clara, si trova a sud est del Comune di Montalcino, tra le frazioni di Castelnuovo dell’Abate e Sant’Angelo in Colle, proprio sotto il monte Amiata, tra i 100 e i 400 metri s.l.m. Le terre sono rosse, composte di argilla calcarea e ferrosa, con apporti minerali e vulcanici; il nome deriva, come è facile intuire, dalle brezze in prevalenza marine che soffiano costantemente su questa collina, evitando nebbia e umidità nonostante le frequenti piogge primaverili e salvaguardando la sanità e gli aromi delle uve.
Cinque ettari di vigna, di cui più della metà iscritta all’albo del Brunello, allevata a cordone speronato. In cantina, botti grandi da 25 hl per il Brunello, tonneaux e barriques per il Rosso di Montalcino e gli altri vini. La macerazione varia da un minimo di due settimane a circa un mese per il Brunello.
La visita alla cantina di Clara, avvenuta a fine luglio, mi ha consentito di riassaggiare le ultime annate in commercio e anche il Brunello 2012, considerato da molti tra i migliori della denominazione.
Silvana Toscana Rosso IGT 2015. È l’ultimo nato di Corte dei Venti, dedicato alla mamma di Clara. Ed è un piccolo “supertuscan” molto convincente: blend di Sangiovese Grosso (50%), Cabernet Sauvignon (20%), Merlot (20%) e Syrah (10%), ha un naso franco e piacevole di bacche scure (mora e mirtillo), accompagnate da terra bagnata e spezie (pepe); il tannino è molto fine e piacevole, si avverte un po’ il calore tipico dell’annata ma è ben contrastato dall’acidità; la chiusura è leggermente asciutta e non lunghissima, ma è un vino fragrante, gastronomico e molto aderente al territorio nonostante l’apporto delle uve francesi.
Rosso di Montalcino 2016. Il Rosso 2015 è stata considerato quasi all’unanimità uno dei migliori di tutto il comprensorio, grazie a un sorso vibrante e a una cura meticolosa dei dettagli. Questo 2016, per ora, è in una fase un po’ interlocutoria, dai profumi di tabacco e frutti rossi, lieve volatile, alcol, salsedine; molto succoso al palato, ricco e vigoroso, sapido, agrumi e china in persistenza, ma al momento sembra non esprimere tutte le sue potenzialità.
Brunello di Montalcino 2013. Olfatto importante, con spezie, sottobosco, fiori secchi, macchia mediterranea, con leggere note tostate e vegetali. La bocca sontuosa mi fa trattenere a stento dal gridare al piccolo capolavoro: equilibrata ma molto espressiva, grande sintonia col terroir, dal frutto succulento colto a perfetta maturazione, con tanta ciccia ma senza impuntature tanniche, salino, scorrevole, ampio e allo stesso tempo dinamico, dal bell’allungo finale fresco e agrumato. Tonico e disinvolto, una vera goduria.
Brunello di Montalcino 2012. Naso minerale, affumicato e speziato, con cenni di tabacco da pipa, alloro e menta. Il frutto è un po’ in secondo piano anche nel sorso, meno levigato ed elegante, più strutturato e spigoloso del 2013, anche se mantiene vivacità, dinamica, succo e acidità. Recupera in chiusura con una visciola matura; la scia minerale ferrosa e le spezie dolci indicano forse un’annata più calda e meno equilibrata della successiva. Ma è più gentile di molti altri 2012 degustati.
Nato nel Luglio del 1969, formazione classica, astemio fino a 14 anni. Giornalista professionista dal 2001. Cronista e poi addetto stampa nei meandri dei palazzi del potere romano, non ha ancora trovato la scritta EXIT. Nel frattempo s’innamora di vini e cibi, ma solo quelli buoni. Scrive qua e là su internet, ha degustato per le guide Vini Buoni d’Italia edita dal Touring Club, Slow Wine edita da Slow Food, I Vini d’Italia dell’Espresso, fa parte dal 2018 della giuria del concorso Grenaches du Monde. Sogna spesso di vivere in Langa (o in Toscana) per essere più vicino agli “oggetti” dei suoi desideri. Ma soprattutto, prima o poi, tornerà in Francia e ci resterà parecchi mesi…
Aggiornamenti continui sul mondo dell'enogastronomia