Sul caso del Prosek croato scoppiato in questi giorni intervengono le Città del Vino a difesa del Prosecco italiano e dei relativi territori di produzione, perché c’è il rischio che il riconoscimento della menzione tradizionale Prosek crei confusione tra i consumatori internazionali e danni di concorrenza “sleale” per le bollicine italiane.
“Il successo del fenomeno del Prosecco, a partire dalle tipologie Docg, è il risultato di anni di lavoro da parte dei produttori veneti e friulani sulla ricerca, sulla qualità e la promozione – premette il presidente di Città del Vino, Floriano Zambon -. Di recente poi le colline vitate di Conegliano e Valdobbiadene sono state iscritte a Patrimonio Mondiale dell’Umanità e questo è solo un motivo in più per proteggere il termine Prosecco da casi che possono creare confusione nel consumatore, soprattutto straniero, a danno dei nostri territori e delle nostre imprese che con queste bollicine hanno raggiunto risultati importantissimi. Chiediamo dunque un intervento pronto e deciso da parte delle istituzioni per la difesa dell’italianità del Prosecco”.