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Boscarelli, il Nobile che non tradisce mai

Il primo amore non si scorda mai, e per un appassionato di vino come me questo è stato, in anni ormai lontani, il Vino Nobile di Montepulciano. E se l’ amore ha resistito alle mode, alle avverse condizioni con cui si è trovato a combattere il vino poliziano negli ultimi vent’anni, alle potenti suggestioni provenienti dagli altri angoli della Toscana, il merito principale per me va soprattutto alla famiglia De Ferrari Corradi e all’azienda Boscarelli.

Una “piccola cantina di famiglia”, come la definiscono loro stessi, che in quasi sessant’anni di storia ha saputo interpretare al meglio un terroir complicato e un vitigno non facile come il Sangiovese, che nel particolare biotipo di quest’area prende il nome di Prugnolo Gentile. Mettendo sempre al centro l’eleganza.

Tutto nasce nel 1962 con Egidio Corradi, agente di Borsa al nord ma originario di Montepulciano e autentico appassionato del Nobile, che acquista due poderi in una zona storicamente vocata, Cervognano, a 300 metri di altitudine, sul versante che guarda la Valdichiana. La prima annata di Nobile, duemila bottiglie, risale al 1968. Il successo è abbastanza immediato, l’export verso USA, Giappone e Germania è fiorente già negli anni Settanta. Saranno la figlia Paola e il marito Ippolito De Ferrari a dare ancora più sostanza al progetto, impiantando i primi vigneti specializzati e costruendo la cantina.

Da tempo i figli di Paola e Ippolito, Luca e Nicolò, hanno preso in mano le redini dell’impresa, aumentando la densità dei ceppi per ettaro (6/7mila) dalla fine degli anni Ottanta e arrivando a un’estensione vitata che oggi è di 22 ettari, di cui l’80% a Sangiovese, con piccole quantità di Canaiolo, Colorino, Mammolo e Malvasia Nera, le altre uve della tradizione, ma anche di Merlot, Cabernet Sauvignon e Carmenère (gradualmente diminuiti negli ultimi anni).

I suoli, ben ventilati anche grazie all’influsso del vicino Lago Trasimeno, sono prevalentemente calcarei e di origine alluvionale, ricchi di scheletro, sabbie, argille rosse, limo e minerali. Di recente sono stati acquisiti sei ettari di vecchie vigne ereditate da un’altra azienda e altri due di Merlot nella vicina Cortona. Le bottiglie prodotte annualmente sono circa 120 mila. Per le fermentazioni si utilizzano soltanto lieviti autoctoni, secondo le indicazioni dello storico enologo-consulente Maurizio Castelli, una vera autorità da queste parti. Via via sono stati abbandonati i diserbanti: la vigna del Nocio, il cru più prestigioso, è biologica da 15 anni. I giorni di fermentazione variano dai 15 ai 30 giorni per le uve migliori. Gli affinamenti si svolgono in botti grandi e piccole (ma vecchie anche 10-15 anni).

Ecco le mie impressioni sulle ultime annate di alcune etichette Boscarelli, assaggiate al ristorante Al Ceppo di Roma assieme a Luca De Ferrari.

 

Rosso di Montepulciano Prugnolo 2018 Doc (Sangiovese 90%, Mammolo 10%). Vino che in passato ha dimostrato ottime capacità di invecchiamento in relazione alla tipologia: in questo senso ricordo una bella verticale proposta qualche anno fa durante la manifestazione “Life of Wine”. Annata “abbastanza fresca ed equilibrata, ci piace molto”, afferma Luca. Speziato, floreale, erbaceo, con tannini fini ed eleganti, molto fragrante, con finale di arancia. Di buona propensione per la tavola, accompagna con discrezione lo strudel di scarola con fonduta di bufala proposto dal ristorante.

Vino Nobile di Montepulciano 2016 Docg (Sangiovese 85%, saldo di Colorino, Canaiolo e Mammolo). È il vino portabandiera della cantina, rappresenta quasi la metà della produzione totale. Naso balsamico, terra e spezie, violetta, frutti di bosco; tannino fine, l’acidità veicola il sorso con una dinamica rimarchevole, la lieve tendenza amara nel finale (arancia e pompelmo) non disturba ma anzi amplifica la persistenza. Ha ampi margini di crescita. Complicato però il connubio coi fidelini fatti in casa con doppia colatura di peperoni, colatura di alici, carpaccio di manzo e composta di peperoni, piatto a mio avviso più adatto a un rosso leggero o a un rosato di media struttura.

Vino Nobile di Montepulciano Riserva Bianca 2015 Docg (Sangiovese 88%, Colorino 12%). Da vigneti del “nucleo storico” aziendale con almeno vent’anni di età. “È un’annata che ha dato vini più pronti del solito”, dice Luca. Di sicuro al momento appare più compiuto ed espressivo del 2016. I profumi sono abbastanza simili a quelli della versione annata, con un quid in più di eleganza, di florealità, di tenerezza di more mature (e di tostatura del rovere). In bocca è teso, imponente, polposo, di notevole estrazione tannica, succoso e quasi salino in chiusura. Una bottiglia che presenta diverse sfaccettature ma che sembra già pronta per essere bevuta. Matrimonio d’amore con l’agnello del Ceppo.

Vino Nobile di Montepulciano “Il Nocio” 2015 Docg (Sangiovese 100%). Particella di 3 ettari, situata in un’ottima posizione caratterizzata da terreni calcarei.  Circa cinquemila bottiglie annue. Affinamento in rovere di Slavonia di medie dimensioni per parcelle separate. Olfatto in linea con i precedenti, ma con maggiore intensità; ciliegie, terra e spezie, tostatura, un po’ più di calore e di frutta matura (che in Toscana sembra proprio il segno prevalente dell’annata). Anche al palato la dolcezza del frutto, veicolata da una perfetta texture tannica, prevale sulle note minerali e sapide comunque presenti. Finale di frutta secca. Molto diverso dalla Riserva di pari annata, è davvero articolato, proporzionato, ha un’ottima trama ma sembra avere ancora bisogno di tempo in vetro per rilanciarsi. Di notevole potenzialità.

Chiusura in dolcezza con il Vin Santo di Montepulciano Occhio di Pernice “Familiae” 2009 Doc, un vero e proprio omaggio alla storia di questo secolare terroir e un inno alla dolcezza raffinata ed elegante dei vini italiani da fine pasto, oggi sempre più trascurati dal mercato e dai consumatori. La parola d’ordine, davanti a nettari unici come questo è: resistere!

Nato nel Luglio del 1969, formazione classica, astemio fino a 14 anni. Giornalista professionista dal 2001. Cronista e poi addetto stampa nei meandri dei palazzi del potere romano, non ha ancora trovato la scritta EXIT. Nel frattempo s’innamora di vini e cibi, ma solo quelli buoni. Scrive qua e là su internet, ha degustato per le guide Vini Buoni d’Italia edita dal Touring Club, Slow Wine edita da Slow Food, I Vini d’Italia dell’Espresso, fa parte dal 2018 della giuria del concorso Grenaches du Monde. Sogna spesso di vivere in Langa (o in Toscana) per essere più vicino agli “oggetti” dei suoi desideri. Ma soprattutto, prima o poi, tornerà in Francia e ci resterà parecchi mesi…

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