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Benanti, l’Etna vitivinicolo a 360 gradi

La D. O. C. Etna nasce nel 1968, tramite D. P. R. del 11.08.1968, per dare vita a dei vini che con il passare del tempo hanno guadagnato e conquistato sempre più consensi in ambito nazionale ed internazionale. Il 1988 (vent’anni dopo che viene istituita la Denominazione di Origine Controllata), sarà un anno che per la D. O. C. Etna ed allo stesso tempo per i vini etnei, di fondamentale importanza, poiché l’azienda Benanti inizierà a produrre vini. L’azienda inizia chiamandosi Tenuta di Castiglione.

Il Cavaliere Giuseppe Benanti, ha un’idea ben precisa, quella di voler fare vini di qualità e che debbano avere una loro identità e personalità. Tutto questo richiede notevoli investimenti finanziari, personale competente e preparato e soprattutto, tanta, tanta pazienza, perchè il tutto potrà essere valutato con il tempo. Così iniziando con la dovuta passione e con enologi (Gian Domenico Negro, Salvo Foti), che diventeranno emblemi per i vini dell’Etna, Benanti pone la basi per produrre vini che possano avere tutte le carte in regola al fine di entrare di diritto nella storia della D. O. C. Etna. In fin dei conti, si può dire che Benanti sia stata una delle aziende apripista per far conoscere l’Etna nel mondo. E ciò ha comportato dei rischi, poiché la vinificazione del Nerello Mascalese fino a poco tempo fa era un’incognita, tenuto conto che per l’appunto i vini etnei non davano grandi risultati e riscontri ottimistici. A distanza di tempo di oltre trent’anni, l’azienda Benanti non finisce di portare ulteriori innovazioni nel mondo enologico (e non solo etneo), tramite il brevetto dei lieviti autoctoni (studio iniziato nel 2005 e completato nel 2010), lieviti che conferiscono ai vini una gamma aromatica maggiore, per l’appunto senza snaturare le caratteristiche principali dei vitigni etnei. Il credo di Benanti è talmente forte, che allo stato attuale è l’unica azienda ad avere vigne (di proprietà o in affitto) nei vari versanti dell’Etna, Castiglione di Sicilia (nord – est), Milo (est), Viagrande (sud – est) e Santa Maria di Licodia (sud – ovest). Il modo migliore di poter descrivere l’azienda è mediante i vini degustati, che riportano le caratteristiche dei vari versanti, di come Benanti si sia evoluta nell’arco temporale di poco più di trent’anni e per come possa essere considerata una pietra angolare per la D. O. C. Etna.

Iniziamo con una novità che è da poco in commercio, l’Etna D. O. C. Spumante Rosato Lamorèmio, millesimo 2017. Il nome è stato ripreso da un vino che non viene più prodotto, un I. G. T. Terre Siciliane che era ottenuto da Nerello Mascalese, Nero d’Avola e Cabernet Sauvignon. Ottenuto da uve di Nerello Mascalese provenienti per la maggior parte dalle vigne di Santa Maria di Licodia. È un Metodo Classico che permane sui lieviti per ventiquattro mesi, ma le prossime produzioni prevedono una permanenza sui lieviti più lunga, trenta mesi. Spumante di grande eleganza, e di colore rosato chiaro. Il perlage è fine e persistente. Ha una nota floreale delicata, con accenni di agrumi ed un lieve cenno di pietra focaia. Al sorso ha una grande verticalità che gli viene donata dalla freschezza e sapidità. Grande eleganza e buona progressione.

Proseguendo nel versante di sud – ovest (Santa Maria di Licodia – CT), vengono prodotti un Etna Bianco D. O. C., il Contrada Cavaliere 2018 ed un Etna Rosso D. O. C. sempre Contrada Cavaliere 2018. Il territorio di Santa Maria di Licodia è particolarmente vocato per la produzione di uva a bacca bianca (in questo caso Carricante), poiché l’altitudine delle vigne (dai m. 900 ai m. 950 s. l. m.), permette notevoli escursioni termiche conferendo alle uve una maggiore freschezza e fissando in maniera marcata gli aromi caratteristici delle uve (sia bianche, che rosse). Il Contrada Cavaliere Etna Bianco D. O. C. 2018, pur con “solo” poco più di due anni inizia a far vedere e sentire le potenzialità del vitigno e del territorio, con un bouquet di tutto rispetto, si percepiscono chiaramente i sentori di idrocarburo, la nota agrumata e iodata, accompagnate da ricordi di citronella. Buona la corrispondenza gusto – olfattiva. Fresco all’assaggio con una persistenza notevole ed una progressione costante. Vino di grande struttura.

Il Contrada Cavaliere 2018 Etna Rosso D. O. C., si presenta con un bouquet intrigante. Frutta rossa, tufo di caffè, note di origano ed accenni di cardamomo. Sorso pieno e con una piacevole sapidità. Rotondo e morbido con una bella persistenza. Uso sapiente della botte. Vino di grande piacevolezza.

Le vigne site a Contrada Cavaliere  sono le uniche che non di proprietà, ma in affitto, da quasi un ventennio e dalle quali viene ottenuto dalle uve delle vigne, uno dei pochi Nerello Cappuccio in purezza. È stato cambiato il suo modo di essere lavorato, poiché prima veniva fatto fare un affinamento in botte, mentre  adesso è preferito l’acciaio. Il Nerello Cappuccio è stato sempre come vitigno complementare al Nerello Mascalese, perché conferisce colore, i tannini sono più morbidi ed allo stesso tempo arricchisce il bouquet con la sua leggera nota chinata. Il Nerello Cappuccio I. G. T. Terre Siciliane di Benanti è quasi sicuramente il vino meno impegnativo dell’azienda, ma questo non vuol dire che sia il più banale. Visivamente il 2018 ha un rosso più deciso rispetto all’Etna Rosso. Nota chinata, humus, cardamomo ed accenni di pepe. Sorso piacevole, con tannini morbidi e con una freschezza piacevole. Grande persistenza e con una buona progressione.

Cartina 3D dell’Etna

Da sud – ovest, ci si sposta a sud – est dove l’azienda ha la sede e dove prende vita uno dei due vini emblema dell’azienda. La zona di sud – est è quella che ricade nel territorio di Viagrande (CT), ad un’altezza che è sui m. 450 s. l. m. ed in cui il Monte Serra svolge una funzione determinante fra l’incontro dei venti provenienti dall’Africa e quelle che vengono da parte più nordiche. I vini che vengono prodotti sono l’Etna Rosso D. O. C. Contrada Monte Serra ed il mitico Etna Rosso D. O. C. Serra della Contessa, che l’azienda ha deciso di far diventare una Riserva.

Il Monte Serra 2018, fa capire il suo carattere “vulcanico” annusando il calice e percependo roccia lavica spaccata, origano, pietra focaia. Sapido all’assaggio con una bella verticalità e con una beva molto piacevole e di grande struttura. Tannini di buona qualità. A Viagrande Benanti ha la sede legale e la cantina vera e propria, con la villa che funge da posto per le degustazione dei vini che produce l’azienda. La magnifica villa rende il luogo incantevole, fra le vigne, dove si trova la particella n°587 dalla quale derivano le uve per produrre l’Etna Rosso D. O. C. Riserva Serra della Contessa 2015.

Sul Serra della Contessa sono state fatte alcune modifiche. Dall’etichetta con modifiche minime, al vino passandolo al Riserva e per renderlo un CRU. mentre prima il Serra della Contessa veniva prodotto dalle migliori uve di Nerello Mascalese selezionate dal Monte Serra, passandolo a Riserva le uve sono solo quelle provenienti dalla particella n°587, con una produzione di circa 3.000 bottiglie annue. Il bouquet è ricco ed intrigante, con una gamma di profumi che va dalla ciliegia acerba alla cenere di camino ed alla pietra focaia. Le componenti dure sono perfettamente amalgamate con quelle morbide. Al sorso ha una scorrevolezza notevole con un finale leggermente sapido. Agile e scattante. La retrolfattiva conferma un uso sapiente della botte. Si passa al versante est, quello di Milo, il che vuol dire Etna Bianco Superiore D. O. C.. Nel territorio di Milo la crescita dell’azienda è stata rallentata dal fatto che di terreni vitati ne sono rimasti pochi e questo ha reso le cose meno agevoli per lo sviluppo voluto. Nel territorio milese Benanti produce solo ed esclusivamente bianchi, l’Etna Bianco D. O. C. Superiore Contrada Rinazzo e l’Etna Bianco D. O. C. Superiore Pietra Marina.

Del Contrada Rinazzo 2018 vi avevamo parlato l’anno scorso (link) ed a circa un anno di distanza il suo corredo aromatico si è evoluto, oltre che a modificarsi anche al sorso. Nota floreale, accenni di ceralacca e callo di limone, con qualche lieve nota di citronella. Il timbro è totalmente differente rispetto a quello dell’Etna Bianco del versante di sud – ovest. L’acidità viene mitigata da una giusta sapidità e da una buona linearità. Buona struttura.

Il Pietra Marina è uno dei vini emblema di Benanti, che ha portato l’Etna Bianco Superiore ad essere conosciuto sia in Italia, che all’estero. Il millesimo assaggiato è il 2016. Il suo corredo aromatico è composto da muschio, nota iodata, lievi accenni di ceralacca e con un inizio di note evolutive  (canforate ed agrumate) con il passare del tempo. Sorso di grande struttura, spalla acida che dona struttura e con sapidità che si fa sentire nel finale. Persistenza notevole.

Infine si arriva nel versante di nord – est, nel territorio di Castiglione di Sicilia (CT), dove invece vengono prodotti solo Etna Rosso. Il Contrada Dafara Galluzzo 2018 Etna Rosso D. O. C. dimostra come il territorio dia un’impronta ben precisa, marcando il vitigno ed a sua volta i vini prodotti. Intenso al naso con un bouquet che spazia dai frutti di bosco all’humus, alla pietra focaia e lievi accenni di ceralacca. Grande freschezza (che conferma come l’annata 2018 sia stata non molto calda e particolarmente piovosa), con un sorso verticale. Agile e scattante. Trama tannica notevole. Grande pulizia all’assaggio. Persistenza notevole.

Altra pietra miliare di Benanti è il Rovittello, anche questo vino ha avuto alcune modifiche a partire dalla grafica dall’etichetta (simile al Serra della Contessa), ed anche questo è diventato Riserva. Anche in questo caso si tratta di un CRU, che proviene dalla particella n°341. Sicuramente il vino che avrà maggiore longevità, visto e considerato che ancora non esprime appieno le proprie potenzialità. Dal calice emergono sentori di pietra focaia, lievi accenni di erba di campagna e di piccoli frutti di bosco. Al sorso è molto complesso, quasi austero, con tannini ben levigati e con la freschezza presente.

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Come per tutte le cose importanti si inizia per gioco e poi... si fa sul serio. È dal 2006 che mi sono appassionato e sono stato introdotto nel mondo del vino, GRAZIE a MIO PADRE. Poi per capire qualcosa in più ho seguito un corso e..... nel 2013 ho conseguito il diploma di sommelier. A tutti coloro che sono appassionati di vino, dico che bisogna sempre provare e degustare vini diversi, cercando di capire quello che il vino ci trasmette, soffermandoci sulle sensazioni e sulle emozioni che può dare.

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