Nel Midwest della Toscana esiste un luogo ove lo scorrere incessante del tempo sembra essersi fermato. Un luogo nascosto da colline utilizzate come cave di estrazione mineraria (da cui l’aggettivo “metallifere”), pratica soppiantata da un ritorno prepotente all’agricoltura il vero motore dell’Italia.
Ospitalità la parola d’ordine di Maria Shizuko e di suo padre Hideyuki Miyakawa, per una realtà astro nascente dal Sol levante che supera quest’anno il traguardo ragguardevole delle 35 candeline.
Dei 14 ettari vitati, molti crescono su terreni considerati veri e propri CRU: Montepeloso con il suo Cabernet Sauvignon più estremo, perfetto per il “Coldipietrerosse”; vigna Schiena d’asino; Vigna del Lago e Vignalunga, con gli altri top di gamma Syrah e Merlot (da cui prendono luce rispettivamente “Hide” e “Maria Shizuko”).
Un paesaggio naturale a tratti ancora incontaminato, dove la maestria del capo cantiniere Stefano Bonaguidi e il suo prezioso staff di validi collaboratori, riesce a seguire i cambiamenti assecondandoli senza cercare di domarli.
Da sempre le cose devono fare il loro corso a Bulichella, prima azienda biologica in Toscana, creata come una sorta di “comune agricola” di ben quattro famiglie ed ora appartenente ad una sola di esse.
Camminare tra i vigneti, non senza fatica dovuta a ripidi dislivelli e terreni ricchi di scheletro ferroso, respirare l’aria del vino, quei profumi inebrianti di vite e di vita; osservare la perfetta organizzazione agronomica (perché il lavoro maggiore è proprio qui, in vigna).
Si comprende la crescente soddisfazione della proprietà, grandi appassionati di motori ed auto (Hideyuki era in società con Giugiaro per trasmettere l’Italian Style anche in Giappone), per il loro piccolo grande gioiello di famiglia.
Si comprende però anche la mano dell’enologo Luca D’Attoma, il quale non ammette deroghe in un progetto se non si sente convinto o non può avere carta bianca nelle scelte produttive. Già le loro strade si erano incrociate nel lontano 1986, per poi ritrovarsi nuovamente nel 2015 a programmare il futuro insieme.
Via l’Aleatico dunque e gran parte del vecchio Sangiovese monocorde dei primi anni, preferendo tipologie di uve internazionali meglio adatte a clima, esposizioni e terreni ricchi di argille. Unico vero bastione di resistenza in mano agli autoctoni è rappresentato dalle vecchie vigne di Vermentino, da cui viene tratto il TUSCANIO, erede di quello storico “Ghimbergo” primo prodotto imbottigliato dalle poche aziende presenti negli anni ‘80 a Suvereto. Caratterizzato da sentori di lime, fiori di sambuco, erbe aromatiche, presenta al sorso lunga mineralità grazie alla sosta sulle fecce fini per circa 4 mesi ed all’uso del batonnage che ne arricchisce il corpo.
La cantina rispecchia appieno la filosofia aziendale di grande artigianalità; contenitori di acciaio inox ed una sala dedicata interamente al meritato riposo dei prodotti in barrique e tonneaux di vari passaggi.
Le vendemmie sono tutte manuali, eseguite singolarmente parcella per parcella in momenti differenti, per garantire il massimo equilibrio. Il vino deve avere certamente prospettive a lungo raggio, ma prima di tutto deve essere godibile appena uscito sul mercato. Coniugare entrambe le esigenze significa calcolare al millesimo ogni passaggio, evitando inutili stress nocivi.
Al bianco si aggiunge un rosato 100% Syrah (presente prima ancora della conoscenza con D’Attoma), il SOLDISERA che regala sensazioni di bergamotto, propoli, tiglio ed acqua di rose nel finale ben corroborati da una bocca salina persistente. Un rosato che non possiamo definire certamente “femminino”.
Veniamo dunque alla degustazione dei rossi, certamente i top di gamma di Bulichella.
Cominciamo con il RUBINO annata 2016: blend di Sangiovese (50%) Cabernet Sauvignon e Merlot la restante parte. Il suo leitmotiv è la piacevolezza di beva, caratterizzata da un tenore erbaceo di artemisia, petali di rosa appassiti, amarene croccanti, cacao e liquirizia. Il tannino è agrumato ed interagisce ottimamente con la salinità finale.
HIDE 2008 (Syrah in purezza): il suo colore cardinalizio non deve trarre in inganno; la struttura è imponente come per i grandi Syrah d’Oltralpe. Pepe nero, liquirizia, assenzio, ancora molto boisè richiede un po’ di attesa ulteriore. Un “dormiente” dalla trama ricca di freschezze balsamiche e tannini potenti
COLDIPIETREROSSE :assaggiato in una mini verticale di tre annate, ciascuna con stili differenti. La 2015 segna il ritorno di D’Attoma, che trasforma il blend in un “pure cabernet” da 85% Cabernet Sauvignon e 15% Cabernet Franc, eliminando la quota di Petit Verdot. Semplicemente perfetto soprattutto in prospettiva temporale. Ottima trasparenza rubina, il naso è opulento, pieno di frutta di bosco gelatinosa, scorzette di tamarindo, tabacco biondo e floreale di violette. Tannino piccante, muscolare, crea grande tensione al palato, coerente negli aromi percepiti in precedenza. Il 2013 rappresenta la fase di maturità piena, succosa, con marmellata di lamponi in primis e sapidità fuori dal comune dal finale lunghissimo. Stanca la 2009, in fase calante, completamente spostata verso note terziarie morbide tipiche della mandorla.
Proseguiamo degustando il MONTECRISTO 2015, creato per il 50% da Cabernet Sauvignon, 40% Merlot e 10% Petit Vedot. Il nuovo nato genera subito scompiglio tra noi critici. Indubbiamente promette un futuro meraviglioso, ma attualmente il vino presenta delle asperità che non ne consentono un perfetto apprezzamento. Naso immaturo con eccedenza di volatile, la bocca colpisce invece per corpo ed acidità ben delineati, con un corredo di frutta rossa appena colta, humus e sottobosco. Bacche in grande quantità. Qui la fase di lungo affinamento in bottiglia è quasi obbligatoria più che caldamente consigliata.
Chiudiamo la nostra visita con un regalo inaspettato, un assaggio del MARIA SHIZUKO 2016 prodotto in meno di 600 esemplari. Un Merlot in purezza dal grande carattere, come solo la Toscana sa concepire. Elegantissimo pur non avendo ancora raggiunto la maturità; un nettare per il palato dalle sensazioni fruttate e speziate infinite.
さようなら
(Sayōnara!!!)
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