Terlaner I Grande Cuvée è il vino che per la Cantina Terlano, nata nel 1893 dall’unione di 24 piccoli viticoltori, ha il compito di esprimere tutta la personalità e la tipicità di un territorio, attraverso l’assemblaggio dei tre vitigni più rappresentativi, Pinot Bianco, Chardonnay e Sauvignon, provenienti dalle migliori parcelle aziendali.
Appena 2.600 bottiglie prodotte, una goccia nel mare delle 1,5 milioni di bottiglie che scaturiscono annualmente dai 150 ettari di vigneti di proprietà degli attuali 143 soci.
Nasce dalle vigne ubicate su terreni ricchi di scheletro e argille sabbiose, che presentano un alto tenore di porfido quarzifero di origine vulcanica, dove il microclima generato dalle catene montuose che le circondano, garantisce forti escursioni termiche con un orientamento a Sud Sud-Ovest che gli assicura un’ottima esposizione solare.
Prodotto soltanto nelle migliori annate. La prima è stata la 2011 ma il suo concepimento ideologico ha vita diversi anni addietro, quando si iniziano a valutare le parcelle dei diversi vigneti alla ricerca di quelle che mostrano maggiori potenzialità.
Un’evoluzione stilistica susseguitasi negli anni, che ha visto mettere sempre più a fuoco il progetto che si voleva perseguire, attraverso percentuali dei vitigni che subivano degli aggiustamenti durante l’assemblaggio e con i tonneau che con il passare del tempo perdevano l’aggressività iniziale.
La presentazione dell’ultima annata, la 2020, avvenuta presso il Ristorante Mirabelle all’interno dell’Hotel Splendide Royal di Roma, non poteva risultare miglior cornice per una degustazione, che tornando indietro di alcuni anni, ci ha permesso di capire l’evoluzione di questo fantastico vino.
La presenza dell’enologo Rudi Kofler e del direttore commerciale Klaus Gasser è stata la chiave per aver chiaro il progetto insito in questo vino e la verticale di 5 annate, con alcuni confronti con particolari competitor, provenienti dalla Francia, per la medesima annata ci ha permesso di capirlo e verificarne tutte le potenzialità.
Un percorso evolutivo che ci spinge ad iniziare la narrazione degli assaggi al contrario dell’effettivo ordine di servizio.
Iniziamo dall’annata 2013 in magnum, servita durante il pranzo che ci ha accompagnati. Evidenzia gli albori di questo straordinario vino, ma nonostante mantenga una incredibile vivacità a dispetto dell’età, con note sapide sempre in evidenza, ci mostra che la strada iniziale era allora ancor ben lontana da quello che si cercava di fare, con un sorso che risulta virare più sulla ricchezza che sull’agilità.
Con la 2016, lo stile sembra affinarsi, mostrando una maggior freschezza pur mantenendo quelle note burrose che con l’annata precedente risultavano leggermente ingombranti. Dà l’impressione di strizzare l’occhio ai vini della Borgogna mantenendo freschezza e sapidità, il tutto incorniciato da una spiccata eleganza.
Siamo appena all’inizio del percorso evolutivo del Terlano I, con l’arrivo dell’annata 2018, che ci mostra che lo stile borgognone, evidenziato dall’assaggio precedente non era ancora quello voluto. Il vino risulta molto più agile e verticale, pur mantenendo quelle note di burro e di legno che tanto ci avevano colpiti. Fanno capolino profumi di erbe officinali con la mentuccia in grande evidenza.
È con l’annata 2019 che si intuisce chiaramente la via scelta, completamente diversa da quella dei primi anni, meno potenza, più agilità e pulizia nel sorso, con le note legnose che lasciano spazio a frutta e fiori.
Con l’ultima annata, la 2020, il progetto iniziale sembra aver trovato compimento. Anche a dispetto della sua giovane età riesce a mettere in mostra tutto il suo potenziale, facendo intendere che diverrà un vero fuoriclasse. Eleganza allo stato puro, l’equilibrio tra freschezza e sapidità accompagna ogni sorso, il tutto impreziosito sin dall’inizio da note agrumate molto persistenti.
Aspettiamo qualche anno per vedere se l’impressione avuta su questa ultima annata ci dia ragione, ma in cuor nostro siamo fiduciosi.
Ha fondato Vinodabere nel 2014. Laureato in Economia e Commercio specializzazione mercati finanziari, si è dedicato negli ultimi dieci anni anima e corpo al mondo del vino. Vanta diverse esperienze nell'ambito enologico quali la collaborazione con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso (edizioni 2017 e 2018), e la collaborazione con la guida Slow Wine (edizioni 2015 e 2016). Assaggiatore internazionale di caffè ha partecipato a diversi corsi di analisi sensoriale del miele. Aver collaborato nella pasticceria di famiglia per un lunghissimo periodo gli garantisce una notevole professionalità in questo ambito.
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