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Alto Adige – Quintessenz l’espressione del territorio secondo Kaltern – VINODABERE – Esperienze nel mondo del vino, della gastronomia e della ristorazione
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Alto Adige – Quintessenz l’espressione del territorio secondo Kaltern

Recarsi all’Hotel Pantheon Iconic Roma,  regno dello chef stellato Francesco Apreda e degustare i vini della più grande  Cantina Cooperativa dell’Alto Adige,  Kellerei Kaltern, non capita tutti i giorni.

 

Nata nel 1900 a Caldaro, un comune dell’Alto Adige, che per i suoi vini e per il magnifico lago a cui dà il nome è ancor oggi meta di coloro che vogliono rigenerasi dallo stress quotidiano.

In un secolo di storia si sono susseguite  diverse guerre e travagliate vicende che hanno portato cinque cantine locali (Kellerei Kaltern, Bauernkellerei Kaltern, Jubiläumskellerei Kaltern, Erste+Neue Kaltern e Josef Baron Di Pauli ) a fondersi per dar vita a quella che oggi è una delle realtà  più importanti nel panorama vinicolo dell’Alto Adige.

Una cooperativa vitivinicola con ben 650 soci e 450 ettari di vigneti e 3.500.000 bottiglie prodotte annualmente.

Vigneti ubicati tra 200 e 700 metri, intorno al lago di Caldaro che diviene elemento fondamentale per quel microclima che oggi, con temperature che in media risultano più elevate rispetto al passato, permette alle uve di godere dei vantaggi derivanti dallo sbalzo termico che si genera tra le acque del lago e le fresche correnti provenienti dalle vette alpine.

Potremmo definirla una grande famiglia, Karlten, dove la maggior parte dei soci possiede meno di un ettaro di terreno (la media è di circa 0,7 ettari), un aspetto che va considerato come una grande risorsa, soprattutto con riferimento alle bizzarre variazioni climatiche che sempre più di frequente caratterizzano le nostre estati, dove grandinate inaspettate e gelate improvvise, si abbattono sulle vigne provocando danni più o meno gravi.

Potendo in questi casi contare sull’intervento di tutti i membri della famiglia, proprietaria del vigneto, è possibile intervenire in modo preciso e accurato per eliminare o limitare il problema che si è generato.  Così lavorazioni mirate, come la cernita dei chicchi rovinati, riescono spesso a salvare la vendemmia, naturalmente tutto seguendo le indicazioni dell’enologo e dell’agronomo.

Così quella frammentazione della proprietà, abbinata alla parcellizzazione delle vigne, trasforma un elemento, che a prima vista poteva sembrare negativo, in una delle più grandi risorse della cooperativa.

È spettato ad  Andrea Moser, l’enologo di Kaltern,  illustrarci in modo dettagliato, questa realtà e il suo territorio, attraverso 3 verticali dei vini più rappresentativi dell’azienda, appartenenti alla linea Quintessenz.

Un territorio per tantissimi versi unico che riesce attraverso la guida di un enologo di spessore come Andrea ad indirizzare la passione e il duro lavoro di tutti gli individui che compongono la cooperativa verso un unico obiettivo: la qualità.

La linea Quintessenz scaturisce dalle uve dei migliori vigneti, con rese di gran lunga inferiori da quanto stabilito dal disciplinare, si declina in 5 tipologie di vini monovarietali: Pinot Bianco, Sauvignon, Cabernet Sauvignon, Kalterersee (da uve Schiava) e Moscato Giallo passito.

Abbiamo avuto modo di degustare in verticale 3 tipologie, il Pinot Bianco, il Sauvignon e il Cabernet Sauvignon, mentre del Kalterersee e del Moscato Giallo abbiamo assaggiato l’ultima annata in commercio.

Iniziamo con il Quintessenz Pinot Bianco DOC.

 

Da vigne di 25 anni e una resa di appena 45 quintali/ettaro nasce un vino di grande spessore che ben rappresenta questo territorio. Una fermentazione spontanea del mosto, non filtrato, prima in botti di rovere da 500 l e successivamente in botti grandi di legno, anticipa una maturazione in legno per circa 10 mesi, sulle fecce fini, per poi finire l’affinamento in bottiglia e andare in commercio.

Vi daremo le nostre impressioni delle annate degustate.

Annata 2019

Un vino ancora giovanissimo (non è ancora in commercio) che riesce comunque a mostrarci di che pasta è fatto. Fresco, sapido, dinamico, si percepisce nettamente le nota di legno ma siamo quasi certi che verrà assorbita con il passare degli anni. Un vino su cui puntare in futuro.

Annata 2018

Frutta esotica matura con ananas in evidenza, anticipano un sorso dinamico ed elegante allo stesso tempo, peccato per il leggero residuo zuccherino che lo caratterizza nel finale, forse per l’annata che è risultata più calda del solito.

Annata 2017

Note verdi con la foglia di pomodoro in evidenza. Emergono cenni balsamici nel finale, il sorso è fresco, lungo e persistente con un finale di mandorla amara molto intrigante.

Annata 2016

Grande intensità per questo vino dove, il tempo di evoluzione ha evidenziato un bouquet ricco su note floreali e fruttate con profumi di pasticceria che proprio non ti aspetti. Una bella spalla acida si accompagna a sapidità e ricchezza, tanto da garantirne una beva viva e succulenta.

Annata 2014 – kunst.stück (in magnum)

Una bottiglia diversa per celebrare l’annata con tutti i suoi pregi e difetti. Imbottigliata rigorosamente nella versione magnum vuole essere esempio per identificare l’espressione massima del vitigno in questi luoghi.

Una fermentazione spontanea in botte grande di rovere, anticipa l’affinamento in botte da 30 ettolitri  per 12 mesi sulle fecce fini. Segue filtrazione e imbottigliamento.

Un vino che ci impressiona da subito, dove note di pietra focaia si fondono con vaniglia e profumi di frutta esotica matura, una freschezza quasi inaspettata visti i diversi anni sulle spalle, affascinante il finale su note vanigliate mai troppo invasive.

Continuiamo con il Quintessenz Sauvignon DOC.

 

Vigne di 18 anni ubicate a Pianizza di Sopra su colline esposte ad est a 500 metri sul livello del mare, da terreni argillosi calcarei con strati di porfido e granito, dove nasce un Sauvignon che risulta emozionante in tutte le annate assaggiate pur con diverse sfaccettature.

Annata 2019

Pur evidenziando al primo approccio il poco tempo di vita, ci entusiasma appieno per una freschezza che se per alcuni versi potrebbe sembrare eccessiva, garantisce una grande bevibilità, anticipata da note vegetali a cui si associano i caratteri varietali, finale persistente con una nota amara che non stona.

Annata 2018

Un vino  nel complesso intrigante con note vegetali e varietali presenti al primo assaggio, ricco, sapido, fresco,

Annata 2017

Quelle note animali che avevano caratterizzato le annate precedenti lasciano spazio a profumi di frutta esotica a cui si accompagnano profumi vegetali. Ricco sapido, minerale al sorso presenta un lunghissimo finale con leggero residuo zuccherino.

Annata 2016

L’età si fa sentire per un vino, che pur mantenendo freschezza e aromaticità, denota un sorso corto e poco incisivo, soprattutto nel finale.

Annata 2014 – Castel Giovanelli

Una selezione proveniente da vigne collinari esposte ad est a 500 metri di altezza su terreni argillosi e calcarei con strati di porfido e granito  e da vigne poste a 350 metri ed esposte a sud su terreni ciottolosi calcarei con argilla e sabbia.

Evidenzia la sua età con tipiche note di idrocarburo per poi passare alle espressioni varietali del vitigno. La nota proveniente dall’affinamento in legno risulta ben integrata in un vino ancora ben vivo e sapido. Molto persistente con un finale su note di frutta bianca matura a cui si associa una mandorla leggermente amara che non dispiace.

Terminiamo con il Quintessenz Cabernet Sauvignon riserva DOC.

 

Da un vigneto ciottoloso  con calcare e argilla ubicato a Saint Josef a 250 metri di altezza, nasce questo vino che fa macerazione sulle bucce per 4 settimane in botti di rovere, per poi subire un affinamento per 18 mesi in barrique, di cui il 50% nuove, e terminare con una leggera filtrazione durante l’imbottigliamento.

Annata 2018

Nonostante sia il più “giovane” è quello che più ci colpisce, innanzitutto per una beva piacevolssima  introdotta da note floreali e fruttate, con la cilegia in evidenza, che trovano in un tannino presente,  mai scontroso, associato a freschezza la spinta ad un nuovo assaggio. Termina su note di pepe nero.

Annata 2017

Un’annata caratterizzata da molte  piogge in particolare nel mese di luglio, che ha dato vita ad un vino dove la nota vegetale è predominante, un tannino non perfettamente levigato è l’anticipo di un finale non entusiasmante.

Annata 2016

Tutto incentrato su note verdi, con la foglia di pomodoro e il peperone in evidenza, poi profumi di susina anticipano un’assaggio dove il tannino risulta essere irruente, termina su una note speziate e di mandorla amara.

Annata 2015

Annata con temperature superiori alla media hanno dato vita ad un vino molto tipico, con profumi vegetali che si accompagnano a frutti rossi e spezie, il tannino non risulta mai troppo invadente accompagnando un sorso piacevole e durevole.

Annata 2015 – kunst.stück (in magnum)

Si presenta interessante da subito con note vegetali che si accompagnano a lampone e tabacco, una buona beva per un vino che mantiene freschezza ed eleganza. Il finale su note verdi leggermente amare.

Segue l’assaggio del Kalterersee Classico Superiore DOC 2020 (100% Schiava).

Da una selezione di vigneti di vecchie vigne a St. Josef con esposizione a sud e ad altezza tra i 230 e 500 metri su terreni di natura argillosa e ciottoloso calcareo, nasce un vino da fermentazione sulle bucce con macerazione per una settimana, poi malolattica e invecchiamento di 6 mesi sulle fecce fini in vasche di cemento e in botti di legno.

Si propone con note fruttate dove la ciliegia e il lampone la fanno da padrone, setoso, ricco e sapido sul palato, espressione di freschezza e beva che non ha uguali.

 

Abbiamo terminato la serata con i dolci  dello chef  Francesco Apreda a cui è stato abbinato uno dei vini più intriganti della linea Quintessenz: Il passito DOC 2016 (100% Moscato Giallo)

Da vigne di 25 anni con rese per ettaro molto basse, appena 18 ettolitri/ettaro, proveniente per il 65% da un’unica vigna che si affaccia sul lago di Caldaro.

Si presenta con note di frutta matura che anticipano note di buccia d’arancia, bacche di goji e caramella d’orzo. L’entrata in bocca è possente e dinamica allo stesso tempo  permettendo al sorso di non essere mai stucchevole.

Un finale dirompente su note di miele, frutta e note di agrumi, tra le quali fa capolino una leggera scia di eucalipto ci lascia del tutto soddisfatti.

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Ha fondato Vinodabere nel 2014. Laureato in Economia e Commercio specializzazione mercati finanziari, si è dedicato negli ultimi dieci anni anima e corpo al mondo del vino. Vanta diverse esperienze nell'ambito enologico quali la collaborazione con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso (edizioni 2017 e 2018), e la collaborazione con la guida Slow Wine (edizioni 2015 e 2016). Assaggiatore internazionale di caffè ha partecipato a diversi corsi di analisi sensoriale del miele. Aver collaborato nella pasticceria di famiglia per un lunghissimo periodo gli garantisce una notevole professionalità in questo ambito.

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