Su consiglio di un amico, esperto di questa meravigliosa terra che è l’Abruzzo, siamo andati a visitare l’azienda vinicola Bossanova, giovanissima realtà di Controguerra, in provincia di Teramo, nata nel 2018.
Progetto che ha preso vita grazie all’incontro fortuito tra Andrea e Natalino. Ognuno con il proprio bagaglio di esperienze ed i propri sogni nel cassetto, si incontrano in un pub e parlando si ritrovano legati da forti comunanze.
Natalino, manager aziendale, sente la necessità di dare una svolta diversa alla sua vita, scalpita per un cambiamento radicale, ha il “pallino” per i vini artigianali e adora la campagna mentre Andrea sta attraversando una fase di transizione, di pausa, di ricerca e scelte di orientamento per il futuro, nel frattempo si dedica ad aiutare il nonno in vigna su un terreno con viti di 40 anni che sarà il punto di partenza della nuova avventura.
Si scoprono entrambi appassionati di musica e strumentisti, da qui il nome “Bossanova”, con gli stessi ideali sul benessere fisico e mentale come stile di vita, il medesimo spirito di mettersi in gioco in prima persona e seguaci del rispetto dell’ambiente.
Parole, racconti, idee comuni fanno sì che, influenzandosi e spronandosi l’un l’altro, elaborano e concretizzano Bossanova. Prendono in gestione altri piccoli appezzamenti, oltre gli originari (compresa una parte abbarbicata sulla collina, che loro definiscono “vigna Kamikaze”), per un totale di 10 ettari, sparsi nella vallata, terreni vicini ma che godono di esposizioni diverse.
Coltivano Trebbiano e Montepulciano che danno vita ai vini caratteristici del territorio: Trebbiano, Cerasuolo e Montepulciano d’Abruzzo.
Le vigne sono condotte secondo i principi della biodinamica (zero prodotti di sintesi e senza processi meccanizzati), parcellizzano la vendemmia e anche in cantina vengono limitate le azioni invasive, non si effettuano filtrazioni né chiarifiche.
Per la vinificazione e l’affinamento non viene utilizzato il legno ma solo vasche di cemento vetrificato e anfora per una parte di Trebbiano, che viene proposto in due differenti versioni (l’etichetta in anfora è ovviamente fuori dalla denominazione, purtroppo non abbiamo avuto occasione di provarlo perché ancora in affinamento).
Per l’assaggio veniamo ospitati in cantina e fatti accomodare su due poltrone al centro della stessa, tra i contenitori in cemento vetrificato e l’anfora, in un’atmosfera vibrante. I vini risultano essere un’autentica espressione delle scelte adottate, inconfondibili, schietti e palpitanti.
Ecco le nostre impressioni.
Trebbiano d’Abruzzo 2020. Grappoli interi per ogni vasca, fermentazione spontanea, dopo cinque giorni si rimuove la parte solida. Sentori di frutta gialla e piccoli fiori a petalo chiaro, tè verde, camomilla, luppolo; sorso elegante, maturo, un po’ di calore alcolico ma molto saporito, chiusura di frutta bianca e gialla. 12,5°.
Cerasuolo d’Abruzzo 2020. Montepulciano raccolto in leggero anticipo. Diraspato, pigiato, passa in tino otto mesi, poi affinamento in bottiglia. Lavorano con tino leggermente scolmo per non lasciare la massa troppo sulle bucce e arricchirla eccessivamente. Di buona complessità aromatica, molte spezie, poco frutto, floreale. Bocca snella, tipica, fine, gradevole, frutti rossi e persistenza discreta giocata sulla freschezza e sulla sapidità. Peso leggero.
Montepulciano d’Abruzzo Fresh 2019. Pigiatura con i piedi su letto di raspi. Uva raccolta a maturazione fenolica ma anticipata. Si lascia bere, speziatura presente ma meno evidente rispetto al Cerasuolo, più vegetale e floreale, balsamico, con l’aerazione si affaccia una timida ma caratteristica nota di prugna. Si sente la ricerca della bevibilità, sfida non facile per un Montepulciano: Natalino sostiene addirittura che preferisce servirlo fresco di temperatura! Interpretazione intelligente, ha succo, acidità e un filo di astringenza che ricorda nettamente l’origine del frutto. La complessità non manca, grazie alle vigne di 40 anni. 13,5°.
Montepulciano d’Abruzzo Il Bossa Docg Colline Teramane 2018. Ultimi sei filari di una piccola parcella. Diraspatura, pigiatura, poi fermentazione in vasca di cemento; dopo la svinatura di nuovo nella stessa vasca. Speziato, quasi tostato malgrado non veda legno: tabacco e cacao, caffè, prugna californiana; aromi che tornano anche al palato, in perfetta coerenza con l’olfatto, un bel mix di frutto rosso maturo, tannini e acidità, finale lungo. Anche questa riserva punta molte delle sue carte sulla bevibilità.
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