Ci troviamo a Roma in via Giolitti n. 36 . L’apertura di questa struttura nel 2016 sembrava aver acceso una speranza, quella di poter fornire ad avventori di passaggio, viaggiatori, e clienti romani, un’offerta gastronomica di alto livello accanto alla stazione Termini.
Il Mercato Centrale scaturisce da un intuizione di Umberto Montano che decise di condensare in locali abbandonati delle Ferrovie dello Stato, quelle esperienze che ultimamente hanno reso orgogliosa questa città nel panorama gastronomico. Vi troviamo la cucina di Oliver Glowig, il laboratorio di Gabriele Bonci, la pizza di Pier Daniele Seu. Un luogo di incontro sociale e gastronomico, con un’unica licenza di vendita, ripartita tra diverse attività, che si è questa volta rivelata un boomerang.
Infatti spesso la richiesta di un’unica licenza di vendita, lavorazione, stoccaggio serve ad accelerare un iter burocratico per il rilascio della licenza stessa che, se suddiviso in singole unità indipendenti, non vedrebbe mai la luce, per le difficoltà di ottenere le numerose autorizzazioni. Ci troviamo pur sempre al centro di Roma con tutti i vincoli che ne conseguono.
Ma veniamo al fatto accaduto. Un’irregolarità evidente nelle tecniche legate ai locali magazzino, dove i piani di lavoro sono risultavati non lavabili e la pavimentazione non adeguata alle norme vigenti, ha portato alla chiusura a tempo indeterminato di una struttura che dà lavoro a 200 addetti, con un’affluenza giornaliera di 5-7 mila persone durante la settimana e picchi di 12 mila accessi quotidiani nel weekend.
Dopo ripetuti avvertimenti i funzionari della ASL RM1 (ASL di zona) hanno agito verso una rinnovata mancanza, che in questo caso vedeva la pulizia dei carciofi in una zona non dedicata a questa funzione.
Siamo veramente dispiaciuti dell’accaduto, e se da una parte è corretto che venga richiamato il rispetto delle norme in vigore, dall’altra ci chiediamo se la stessa solerzia si applichi verso molti degli altri esercizi commerciali della zona oppure ai mercati rionali romani.
Sosteniamo inoltre che forse vadano riscritte una serie di norme che riguardano questo settore per consentire una maggiore flessibilità pur nel rispetto dei diritti del consumatore.