Il territorio che ci appartiene, fa parte del nostro mondo interiore, è luogo di riferimento, un bene mai dimenticato che alimenta l’essenza della memoria. È terra, è casa, è vita, è l’uomo di oggi, ma anche quello di ieri che si riconosce nel legame che ha con la sua terra. E questo lo sa bene Giovanni Terenzi, un uomo che è nato nella vigna e che da essa trae la sua forza quotidiana.
Un antico mestiere che si è evoluto nel tempo grazie anche al contributo prezioso dei suoi tre figli Armando, Pina e Maria che si dedicano rispettivamente alla vinificazione, alla vendita e all’amministrazione e che, insieme al padre, sanno gestire un’impresa familiare di grande valore fondata negli anni ‘50.
Le vigne affondano le loro radici in una storia affascinante, caratterizzata da un costante impegno per la qualità e l’innovazione. La storia di chi quel vino l’ha voluto, ci ha creduto e gli è stato tramandato.
Siamo nel cuore della Ciociaria, nel territorio della denominazione del Cesanese del Piglio Docg, già riconosciuta Doc nel 1973, che ha ottenuto il massimo riconoscimento nel 2008.
La zona di produzione si trova in provincia di Frosinone e si estende nei territori dei comuni di Piglio e Serrone e parte del territorio di Acuto, Anagni e Paliano. La base ampelografica è stabilita dal disciplinare in un minimo del 90% di Cesanese d’Affile e/o Cesanese Comune, con eventuale saldo del 10% di altre uve a bacca rossa autorizzate dalla regione Lazio.
Il lavoro di recupero dei vigneti, negli anni ‘90, – come ci racconta Pina Terenzi – appartenuti al nonno, ha portato a scegliere e selezionare il Cesanese d’Affile e la Passerina come principali vitigni autoctoni, coltivati senza l’uso di concimi chimici o prodotti dannosi per l’ambiente.
I filari sono situati in quattro comuni differenti, molto vicini tra loro, Piglio, Serrone, Paliano e Olevano Romano. Il corpo aziendale dove avvengono tutte le lavorazioni è nel Comune di Serrone, a La Forma, ai piedi della grande catena montuosa dei Monti Ernici, tra la Valle del Sacco e la Valle dell’Aniene.
Un’antica enclave vitivinicola risalente all’impero romano, come molti reperti testimoniano, che dopo gli imperatori romani vide i grandi papi prendersi cura dei campi, scegliendo vitigni e zone d’elezione. È da qui che si diffuse il Cesanese d’Affile, mentre la Passerina, altra varietà antica arrivò ancora prima per volere dei papi medievali.
Ci troviamo in un territorio costituito da suoli differenti: una tessitura calcareo-argillosa, di medio impasto nella parte nord-orientale e centrale, depositi vulcanici provenienti dall’apparato dei Colli Albani nella parte sud occidentale e tra questi le valli alluvionali dove affiorano spesso i travertini. Il clima mediamente temperato, con ottime escursioni termiche, gode della brezza marina proveniente dal mar Tirreno distante 40 km che si infrange sul Monte Scalambra, una barriera protettiva che ripara dal freddo delle montagne abruzzesi. La sua conformazione geologica in alcuni punti è simile alle Dolomiti e in altri è formata da roccia carbonatica che per l’effetto spugna trattiene l’acqua, particolarmente utile negli anni siccitosi.
A 480 metri di altitudine si trova l’ultimo nuovo impianto di Cesanese d’Affile di un ettaro che è andato ad aggiungersi ai tre ettari impiantati nel 2015 e coltivati a cordone speronato su un terreno prevalentemente calcareo, colmo di ciottoli. La parte alta del vigneto, nel Comune di Piglio, quella più ciottolosa, è dedicata al Cesanese Riserva, la parte laterale al Superiore e la parte finale al base. Il vigneto adiacente alla cantina ha cominciato a dare ottimi risultati dal decimo anno.
Le uve vengono selezionate in pianta e raccolte esclusivamente a mano in piccole cassette quando sono nella maturazione ottimale altrimenti si ripassa nel vigneto una seconda volta.
Dalle piccole cassette passa tutto nel carrello in breve tempo, nel giro di trenta minuti arriva in cantina per essere diraspata. I raspi vengono riutilizzati in vigna come compost.
I continui rimontaggi durante la fermentazione, la vinificazione e l’ossigenazione del vino avvengono all’aria aperta, a tini aperti.
Abbiamo assaggiato i vini ascoltando i racconti di Giovanni e Pina Terenzi, figlia del fondatore e Presidente del Consorzio del Cesanese del Piglio Docg. Tutti i vini hanno un nome che identifica la località da cui provengono.
Il Zerli 2021, è una Passerina del Frusinate Igt in purezza prodotta in pochissime bottiglie. Con estrema attenzione si colgono i grappoli interi e perfettamente sani, si effettua una pressatura soffice con separazione immediata delle bucce e decantazione naturale delle fecce.
È un vigneto di oltre 60 anni che un tempo molti ritenevano anonimo, con rese molto basse (60 quintali/ettaro), lasciato surmaturare un pochino di più in pianta. Le uve vengono raccolte unicamente al mattino, massimo fino a mezzogiorno per il caldo, diraspate e pressate. Il mosto ottenuto dalla prima pigiatura detto “mosto fiore” viene messo in botte da 500 litri per la fermentazione, al termine della quale si toglie, viene pulita, il vino filtrato e messo a riposare nella stessa botte.
Il risultato è sorprendente, soprattutto per un vitigno che offre, in molti casi, un sapore decisamente amarognolo, a partire dall’olfatto che presenta un bouquet espansivo e complesso dai profumi suadenti di frutta matura, aghi di pino, nespola e cenni di nocciole.
In bocca penetra inizialmente un sorso spinto dalla freschezza e dalla sapidità, coinvolgendo poi tutto il palato. Potremmo definirlo un vino sferico, con una bella impronta glicerica che giunge ad essere salato, intenso, pulito, salmastro, con ricordi di ginestra.
Non ha cedimenti, seppur caldo richiama la bevuta, è avvincente, equilibrato, carezzevole, dalla trama tannica ottimamente cesellata. Buona serbevolezza.
Le uve del Velobra – Cesanese del Piglio Docg 2021 provengono dal vigneto adiacente alla cantina nel Comune di Serrone. È un Cesanese di Affile quasi totalmente in purezza con un filo di Sangiovese, il cui impiego è rimasto nella tradizione perché in tempi remoti il Cesanese di Affile dava delle gradazioni veramente importanti e vendere un vino sfuso alle osterie romane con una gradazione alcolica esagerata (16/17 gradi) era problematico. A quel punto, i contadini scelsero di impiantare pochi filari di Sangiovese all’interno dei vigneti di Cesanese. La difficoltà è stata quella di capire negli anni – racconta Pina – il tempo di raccolta essendo due vitigni dalla maturazione differente. Non ci piaceva l’idea di raccogliere e vinificare le uve separatamente perchè è come se ti vestissi a metà. La sfida interessante è stata raccogliere tutto insieme e farli fermentare insieme. E questo è stato possibile grazie al monitoraggio e al lavoro di analisi del nostro enologo nonché architetto Roberto Mazzer che segue la nostra azienda dal 2000 e che ha progettato la sala di degustazione.
Il vino affina per la maggior parte in acciaio mentre una piccola massa viene trasferita in botte per circa cinque mesi, poi le due partite vengono assemblate. Viene utilizzato il legno per ammorbidire leggermente i tannini essendo un vigneto antico con rese molto basse che fatica un po’.
Al naso salgono splendide percezioni in cui la parte dominante è sicuramente la frutta, come ciliegia, prugna e carruba, seguita da un’impronta speziata di noce moscata e pepe nero che vanno a completare il quadro olfattivo.
Approccio palatale fresco, intenso, profondo, voluminoso, vibrante, saporito con un tannino affusolato. Nerbo e vitalità godibilissimi, versatile negli abbinamenti.
Il Vajoscuro – Cesanese del Piglio Superiore Riserva 2021 regala emozioni differenti ad ogni sorso.
Le uve provengono dalla zona superiore del vigneto, la più alta. Affina dodici mesi in tonneau e circa diciotto mesi in bottiglia.
Questa è la versione più nuova di Cesanese che è andata verso il futuro, una bottiglia ideata inizialmente per il mercato estero quando ancora in Italia non era molto conosciuto questo vitigno e il prodotto si vendeva solo in regione. Oggi fortunatamente l’80% è sul mercato nazionale. Si è passati dall’impiego della barrique nel primo anno alla botte grande che regala un vino elegante, di stile, grazie anche alla mano del vignaiolo, con una cifra stilistica che ricorda la varietà e tutte le sue straordinarie sfumature.
Il naso, inizialmente intimo, esprime l’essenza del vino racchiusa tra gli aromi fruttati di visciola, prugna, mora e le intense note floreali della violetta, immagazzinando per primo il ricordo nella memoria e successivamente ammaliando per l’eleganza del sorso fino ad instaurare una relazione più stretta.
Un corpo possente, opulento e sontuoso che alimenta una beva oltremodo edonistica, adatta a cibi dalle consistenze importanti. Ha la stoffa del campione e potenzialità di resistenza a lungo termine.
Il Colleforma – Cesanese del Piglio Superiore Docg 2020 viene dallo stesso vigneto del Vajoscuro ma situato più in basso, nella parte laterale ed ha un affinamento differente. La scelta della botte grande è dovuta all’idea di produrre un vino che rendesse giustizia alla memoria storica del Cesanese, ripercorrendo le antiche tradizioni, quando riposava nella botte di castagno da 20 ettolitri.
Salvo la difficoltà di trovare il castagno rispetto ai tempi andati, oggi viene utilizzata la botte di rovere di Slavonia proprio per smussare i tannini del Cesanese che davano dei vini con una nota amaricante accentuata e un retrogusto ammandorlato troppo deciso. Affinamento: venti mesi nella botte grande e dodici mesi in bottiglia.
C’est le coup de foudre. Questo è amore a prima vista. Se qualcosa comincia bene, è probabile che prosegua altrettanto bene e difatti non ci ha deluso affatto, anzi.
Rilevanti percezioni olfattive fluiscono una dopo l’altra, dominate in primis da un’eccellente scorta fruttata di ciliegia, mora, ribes insieme a compiacenti note speziate di cannella, pepe nero e chiodi di garofano. Lentamente scendono in campo effluvi di cioccolato fondente, liquirizia e sottobosco.
In bocca penetra un sorso aggraziato, sinuoso, avvolgente, rassicurante che sa donare edonistici momenti di freschezza, voluminosità, morbidezza e sapidità. Elegante e nobile il suo passo, ammaliante il suo gusto così profondo e armonico, tanto da alimentare una beva molto incisiva. Siamo appena al primo stadio di una buona longevità.
Sono un'Archivista Digitale nel campo editoriale, dedico la mia vita ai libri perché come dice Kafka "un libro rompe il mare ghiacciato che è dentro di noi". Così lo è anche il vino. Lui mi ha sempre convinto in qualsiasi occasione ed è per questo che dal 2018 sono una Sommelier Fisar, scrivo e racconto con passione sui miei canali e in varie testate giornalistiche la storia dei territori, gli aneddoti e il duro lavoro dei Produttori in vigna e in Cantina. Ho seguito un corso Arsial al Gambero Rosso Academy sulle eccellenze enogastronomiche del Lazio e presto servizio in varie eventi per il Consorzio Roma Doc e per il Consorzio Tutela Vini Maremma. Inserita con orgoglio in Commissione Crea Lab. Velletri come membro esterno per le degustazioni, sogno e aspiro a diventare con il tempo una vera giornalista.
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