Quando iniziamo a parlare con Filippo Cassano di Cantine Polvanera, capiamo subito la sua vocazione per la viticoltura, ma soprattutto il fatto di avere a che fare con un produttore dalle idee ben chiare.
Siamo a Gioia del Colle, una zona caratterizzata da terreni calcarei e molto minerali, e Filippo intende da sempre esaltare questa peculiarità.
“Al nostro primitivo non serve fare legno…” ci dice Filippo scendendo le scale che ci portano nella sua cantina. La sua idea di Primitivo parte infatti dal desiderio di rispettarne le caratteristiche, giocando sull’età della vigna e sui terreni, senza usare affinamento in legno.
Siamo in una cantina scavata nella roccia. Un percorso nel quale Filippo ci racconta delle sue origini e di quella curiosità che lo porta a provare strade sempre nuove. Ci racconta della sua piccola battaglia per il “Minutolo” così come del nuovo progetto di spumantizzazione, ma anche della necessità di acquisire nuovi terreni al fine di poter continuare nella loro attività “Bio”.
Risaliamo in superficie e troviamo dei calici sul tavolo.
È una giornata calda e partire con i suoi bianchi non ci dispiace affatto. Iniziamo dal Polvanera Bianco d’Alessano 2019, prodotto al 100% da un vitigno autoctono. Un vino fresco, con un naso “non comune” fatto di qualche ricordo di erba aromatica ma soprattutto di una piacevole sapidità.
Passiamo poi al Polvanera Minutolo 2019. Incuriositi dalle storie di Filippo lo porto al naso per scoprire una aromaticità “diversa”, molto gradevole in quanto non eccessiva. Anche questo vino particolarmente fresco e con quella nota di sapidità che non guasta.
Poi il Polvanera Rosato 2019. Un blend di Primitivo, Aleatico e Aglianico. Confesso di prediligere rosati provenienti da queste zone. Il rosato di Polvanera è una conferma. Immancabile il lampone con un ricordo di balsamico e l’immancabile sapidità finale.
Arriva quindi sul tavolo un orange wine? Non me lo aspettavo….
Polvanera Verdeca 2018. 100% Verdeca, macerato. Colore effettivamente “orange”.
Tanta roba nel bicchiere, sarà che i macerati (quelli buoni) mi incuriosiscono per la loro capacità di farti trovare molte cose nel bicchiere. Aspettativa confermata: una girandola di sentori accompagnati da una ovvia nota vegetale e tannica che mi spingono a lasciare un po’ di vino nel bicchiere nella convinzione che con qualche grado in più potrei trovare dell’altro.
E poi i rossi…
Polvanera Aglianico 2017: immancabile la prugna ma curiosa la presenza di speziatura e note che avrei attribuito ad un passaggio in legno che invece non c’è stato. Il tannino è ancora vibrante, ma è quello che ci aspettavamo.
Polvanera 14 Primitivo Vigneto Marchesana 2017, per iniziare con le tre espressioni di Primitivo che ci ritroviamo sul tavolo. Meraviglioso nel colore. Naso che appassiona. Strano ritrovare anche in questo Primitivo “cose” che mi sarei aspettato venissero dal legno. Piacevole, anche nella sua garbata tannicità. Molto bevibile nonostante i suoi 14.5 gradi.
Polvanera 16 Primitivo Vigneto San Benedetto 2015, prodotto da vigneti ad alberello. Un Primitivo che mantiene in pieno il proprio carattere e la sua tipicità. Il più austero dei tre. 16.5° alcolici accompagnati da grande struttura e complessità. Il mio preferito.
Polvanera 17 Primitivo Vigneto Montevella 2016, anche il “17” viene da vigneti ad alberello. Complesso, elegante. l suoi 16.5 gradi, nonostante il caldo pomeriggio, vengono facilmente fatti dimenticare da quello che questo vino riesce a trasmetterci.
E le bollicine?
Peccato Filippo, dovremo tornare a trovarti…😊
Fondamentalmente un curioso. Programmatore e sistemista pentito, decide di virare in modo netto verso un mondo fatto di idee più stimolanti che spaziano dal teatro all'agricoltura con progetti dedicati all'economia circolare. Appassionato di comunicazione, attratto dalla cucina sia come forma di espressione che di nutrimento e, inevitabilmente, dal vino. Sommelier dal 2018, writer per passione. Videomaker, ma sempre per passione. Fondatore di Bordolese.it e Wining.it
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