Rimani in contatto con noi
[the_ad id="81458"]

ISCRIVITI

News

I vini di ‘A Vita: il racconto della degustazione verticale di Cirò insieme a Francesco De Franco nell’evento organizzato da Fisar Civitavecchia e Vinodabere

Interessante evento a Civitavecchia presso l’Hotel San Giorgio, organizzato dalla delegazione Fisar Civitavecchia e Costa Etrusco-Romana in partnership con Vinodabere. Abbiamo avuto l’occasione di degustare una selezione dei vini dell’azienda ‘A Vita sita a Cirò Marina, sulla parte ionica della costa calabra. Una verticale di vini derivati dal vitigno gaglioppo in purezza.
La serata è iniziata con una introduzione dei due enti organizzatori operata dal responsabile della delegazione Fisar Civitavecchia e Costa Etrusco-Romana Antonio Vaia e dal giornalista e nostro direttore responsabile Maurizio Valeriani che ha guidato la degustazione insieme al sommelier Fisar Enrico Zamboni.
La presenza del produttore Francesco Maria De Franco ha dato modo di confrontarsi in un discorso ad ampio raggio che ha ripercorso la storia e gli eventi principali che hanno caratterizzato lo sviluppo della viticoltura calabra.

I numeri della viticoltura calabra e il Cirò

Il Cirò è stato a lungo (e lo è in parte ancora ad oggi) sottovalutato nel panorama vitivinicolo italiano. A dire il vero i non estimatori del Cirò e dei vini calabri in generale, qualche ragione ce l’hanno, o per meglio dire, ce l’avevano.
La calabria produce (dati Istat 2018) lo 0,7% circa (378.000 hl) del vino italiano, di cui solo il 38% Doc o Igt, il resto è vino da tavola in gran parte sfuso. Negli anni passati questa situazione era ancora più accentuata e vini imbottigliati di qualità si faticava molto a trovarne.
Il Gaglioppo, da cui si produce il Cirò,  è un vitigno molto antico: nell’areale dove oggi si produce il Cirò già dall’VIII secolo a.c. i greci producevano vino, in particolare il vino Krimisa che era prodotto sull’omonima collina (Crimissa) corrispondente all’attuale zona del comune di Cirò.

La modifica del disciplinare e la “Cirò revolution”

Il Cirò è una denominazione storica, primo vino calabrese che ha acquisito la Doc nel 1969. Un decennio fa è successa una cosa importante, che ha riacceso i riflettori sul vino calabro ed ha dato origine ad una “rivoluzione” che ha portato e sta portando ad una crescita qualitativa importante per i vini calabresi.
Nel 2010 il Consorzio dei vini di Cirò e Melissa ha promosso ed ottenuto l’introduzione nel disciplinare del Cirò dell’uso di vitigni non autoctoni come Cabernet Sauvignon, Merlot e successivamente anche di Montepulciano e Syrah, cosa che ha suscitato le proteste di diversi produttori che vedevano così svilite le caratteristiche degli uvaggi tradizionali del territorio a favore dei vitigni internazionali, col rischio concreto di omologazione qualitativa e gustativa (e non ultimo anche ulteriore abbassamento dei prezzi) dei loro vini.
E così cinque giovani produttori di Cirò* (dei quali De Franco e Violino si possono considerare gli ispiratori) hanno scelto di unire le forze, fare eventi promozionali insieme e impegnarsi per una rinascita del vino calabrese basata sulla riconoscibilità territoriale di questi vini, rispettando le specificità delle uve e delle loro caratteristiche organolettiche. Inoltre, cosa molto importante, hanno scelto di produrre vini biologici, senza interventi in cantina, abuso di legno e barrique, chiarifiche spinte e lieviti selezionati.

*De Franco/Violino, Cataldo Calabretta, Sergio Arcuri, i fratelli Scilanga di Cote di Franze, Margherita Parrilla di Tenuta del Conte

L’azienda ‘A Vita e il suo Territorio

‘A Vita in dialetto calabrese significa la vite. Francesco Maria De Franco e Laura Violino, titolari dell’azienda, hanno scelto non a caso questo nome, a testimoniare una volontà di rivalutazione del patrimonio vitivinicolo calabrese fondata sulla valorizzazione del terroir e dei vitigni autoctoni che caratterizzano la millenaria produzione di vino in Calabria. In questo contesto il vitigno gaglioppo ed il Cirò, vino simbolo della viticoltura calabra, assumono il ruolo di portabandiera della mission che ‘A Vita si è data.

Le vigne di ‘A Vita sono impiantate in una bellissima area, nel comune di Cirò Marina, su un piccolo sperone incuneato nello Ionio e con alle spalle i monti della Sila; in questo modo le viti ricevono gli influssi benefici di una brezza marina che ventila costantemente le viti e le tiene al riparo da muffe e malattie, mentre la montagna alle spalle le protegge dalle correnti più fredde, assicurando uno scambio termico molto funzionale. È un microclima ideale per la coltivazione biologica di cui Francesco e Laura sono convinti praticanti. Vengono utilizzate le tradizionali forme di allevamento ad alberello o a cordone speronato.
Le vigne di ‘A Vita si estendono per 8 ettari e sono: Fego, posta vicino al mare, per la produzione del rosato; poi Sant’ Anastasia e Muzzunetto ( la più vecchia, impiantata nel 1967), tutte coltivate in biologico.
La mission aziendale è, per usare le parole di Francesco Maria De Franco:
“portare nel bicchiere qualcosa che è quanto di più simile al frutto, quindi uve non manipolate, uso di poca solforosa”.
– “il vino che sta nella bottiglia deve rappresentare il territorio e deve essere riconosciuto per quello”.
– “il mio concetto di vino è quello di una bevanda quotidiana, da bere a tavola in abbinamento con il cibo”

I vini di ‘A Vita escono anche dopo 4 anni, circa il doppio indicato dal disciplinare. La resa è 50 quintali/ettaro invece di 115 del disciplinare. I suoi vini, tranne il Cirò Riserva in parte invecchiato in botte grande, sono affinati solo in acciaio per esprimere al massimo la purezza varietale.

Gli assaggi

Contrariamente a quanto si possa pensare, il Gaglioppo dà origine a vini “sussurrati”, che spingono molto sulla parte gustativa e meno su quella olfattiva.
Il sale è uno dei marcatori dei vini ottenuti dal Gaglioppo. La pianta assorbe dal suolo molto potassio e molto ne rimane nel frutto. Questa tipicità territoriale è molto presente nei vini di ‘A Vita.

Di seguito i vini degustati.

Cirò Doc Rosato 2018 (magnum), alcol 13,5%. (Gaglioppo 100%). Affinato in acciaio. Colore cipolla con riflessi aranciati. Profumi di frutti di bosco, ciliegia, spezie dolci (anice stellato), balsamico. In bocca si caratterizza per una salinità iodata, marina, bilanciata da un fruttato croccante; nel finale emerge il tannino, molto leggero, e una punta di ossidazione che dona freschezza e contribuisce all’ottima bevibilità di questo vino.

Cirò Doc Rosso Classico Superiore 2016, alcol 13%. (Gaglioppo 100%). Affinato in acciaio. Colore rosso rubino con un’unghia porpora. Al naso sentori di frutta rossa (ciliegia) e scura (prugna), tabacco e lucido da scarpe. Il sorso è sottile, con tannini giovani e una certa astringenza. Ha bisogno di più tempo per sviluppare tutte le sue potenzialità. Come indicato dal produttore, il 2016 è stata un’annata molto piovosa in quelle zone e il tannino non è maturato completamente: al vino serve più tempo in bottiglia.

Cirò Doc Rosso Classico Superiore 2015, alcol 14%. (Gaglioppo 100%). Affinato in acciaio. Colore rosso granato. All’olfatto emergono spezie scure, sottobosco, radici, note salmastre e di macchia mediterranea. Nel palato è succoso, sapido, con tannino deciso ma levigato, finale con aromi di mirto e arancia nera. Un vino di ottima bevibilità.

Cirò Doc Rosso Classico Superiore Riserva 2014, alcol 14,5%. (Gaglioppo 100%, dalla vigna Muzzunetto). Affinato un anno in botte grande e tre in acciaio. Colore rosso granato. Profumi floreali (rosa), di frutti di bosco, spezie dolci, tabacco, cuoio. Il sorso è corposo, carnoso, con sale e acidità ad equilibrare il frutto; tannino sussurrato, finale di lunghissima persistenza con note di nocciola e frutti rossi. Esprime al meglio il carattere territoriale e richiama l’abbinamento con il cibo, la carne in particolare. Ci dice il produttore che il 2014 è stata una delle migliori annate per il Cirò: piogge fino a giugno e poi tanto sole fino alla vendemmia; le uve sono maturate benissimo e questo ha reso possibile elevare la macerazione per questo vino fino a 40 gg, aumentando così la concentrazione. Si può fare solo nelle annate in cui le uve e quindi i tannini sono perfettamente maturi, altrimenti l’eccesso di estrazione tannica può rovinare il vino.

Cirò Doc Rosso Classico Superiore 2009, alcol 14%. (Gaglioppo 100%, dalla vigna Sant’Anastasia). Affinato 18 mesi in acciaio. Colore rosso granato, con buona trasparenza e riflessi aranciati. Sentori di grande complessità: note di goudron e ossidazione, spezie scure, frutta secca, rabarbaro, china, liquirizia, cioccolato amaro, cuoio. Sorso salino, alcolico, con tannini smussati ed evoluti; finale sapido e amaricante con note di marsala e spezie. Un vino elegante, che esprime una molteplicità di aromi, da assaporare con attenzione, lentamente.

Vino da uve stramature “OX” 2011, alcol 16,5%. (Gaglioppo 100%). Affinato sette anni in barrique. Colore aranciato scarico. Al naso profumi dolci di miele, fichi secchi, frutta candita, dattero, pepe e toni ossidati. In bocca è intenso, salino, con leggera astringenza; il palato rimane fresco; finale lungo e persistente con ricordi di liquore di noce.
Vino ossidativo, un “esperimento” prodotto in sole 400 bottiglie. Le uve vengono lasciate surmaturare sulla pianta; l’annata 2011, calda e secca, è stata ideale per questo prodotto.

avatar
Scritto da

Sono un appassionato del mondo del vino, mi piacciono i profumi e i sapori che ogni bottiglia di vino racchiude, le sensazioni e le emozioni che trasmette. Mi piacciono molto anche i distillati, in particolare la grande varietà e specificità del mondo del whisky. Laureato in Fisica, con un passato di marketing manager nel settore Servizi e Innovazione di una società leader di telecomunicazioni, oggi critico enogastronomico per passione. Scrivo di Vino, Distillati ed Olio sulla testata giornalistica Vinodabere (www.vinodabere.it). Collaboro anche con le testate di settore “Luciano Pignataro (www.lucianopignataro.it)”, "Wining (www.wining.it)" ed “Epulae (www.epulaenews.it)”. Giudice per il concorso internazionale Grenaches du Monde. Assaggiatore per la “Guida Flos Olei“ di Marco Oreggia. Ho collaborato per l’edizione 2018 con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso. Sommelier AIS dal 2001, Sommelier AISO dell’Olio e degustatore iscritto all'albo per la Regione Lazio.

Iscriviti alla Newsletter

Aggiornamenti continui sul mondo dell'enogastronomia

NELLA CLASSIFICA DEI 10 CAFFÈ PIU’ COSTOSI AL MONDO 4 DERIVANO DALLA MASTICAZIONE DEGLI ANIMALI

News

La classifica dei migliori 10 Panettoni d’Italia del 2019 secondo Vinodabere

News

La Classifica dei migliori Cannonau della Piccola Guida della Sardegna di Vinodabere – Seconda Edizione (assaggi effettuati nel 2019)

News

La classifica dei migliori 20 Panettoni d’Italia del 2021 secondo Vinodabere

News

Connect
Iscriviti alla Newsletter

Aggiornamenti continui sul mondo dell'enogastronomia