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Azienda agricola Le Casematte – il “Faro” di Sicilia

È strano giungere ormai alla seconda decade del ventunesimo secolo e dover prendere ancora un traghetto per fare poche miglia marittime tra due regioni della stessa nazione.

Eppure, imbarcato a Villa San Giovanni in direzione Messina, avverto dalla prua della nave un vago senso di romanticismo che mi ripaga della lunga attesa.

La vigna

Guardo da un capo all’altro della costa (o per meglio dire da un faro all’altro), pensando che la “Trinacria”, antico nome della Sicilia, con i suoi tre promontori Pachino, Peloro e Lilibeo, debba essere davvero una terra aspra e selvaggia per la coltivazione della vite.

Aspra sì, ma anche sincera, come lo è l’animo dei suoi abitanti generalmente accoglienti e diffidenti allo stesso momento e dotati però di un fondamentale settimo senso: saper controllare lo scorrere del tempo.

Non esiste fretta nel loro agire, nel modo di pensare; tutto è ben ponderato, misurato al millimetro, come in vigna così in cantina e con i turisti “continentali” (come il sottoscritto) che giungono proprio al limitare del tramonto a fargli visita.

Gianfranco Sabbatino

Gianfranco Sabbatino decise di acquisire nel 2008 i terreni agricoli, dopo essere arrivato per puro caso nel mondo del vino dal precedente ruolo di commercialista affermato, coadiuvato nella società dalla bandiera del calcio italiano Andrea Barzagli.

Ben 11 ettari tra colline e terrazzamenti con vista sullo stretto, ove il Mar Tirreno si incontra con lo Ionio.

la Casamatta

A guardia dei possedimenti due fortini in cemento armato, eredità del secondo conflitto mondiale, utilizzati come torrette di avvistamento e chiamati volgarmente “le Casematte”, che danno il nome all’azienda

Il recupero del vigneto Nocera, antichissima espressione del territorio, tra i pochi produttori della DOC FARO a coltivarlo con cura e passione non è l’unica particolarità dell’azienda, che vanta tra le sue fila la consulenza enologica dell’esperto Carlo Ferrini, innamorato dell’isola.

Dopo una meritata passeggiata tra le vigne, entro in cantina colpito dall’ordine e dalla estrema pulizia degli impianti, ulteriore indizio di qualità dei prodotti, per accomodarmi in una terrazza al piano superiore a degustare vini con uno sguardo mozzafiato sulla vallata.

Comincio dal PELORO 2018 DOC SICILIA BIANCO: nato per il 65% da uve Grillo e per il restante 35% da Carricante. Agrumato all’ennesima potenza, si esalta per sentori di erbe mediterranee e scorza di cedro. Sorso sapido e persistente, la filosofia ricercata è quella segnata dal solco dei grandi cavalli di razza come i cugini etnei A’Puddara di Tenuta Fessina  e Pietramarina di Antonio Benanti.

ROSEMATTE 2018 IGT TERRE SICILIANE : Nerello Mascalese in purezza, vinificato in bianco, colpisce per una gustosa prontezza di beva ed eleganza floreale, data anche dalle bassissime rese di quasi 50 q/li per ettaro.

NANUCI 2017 IGT TERRE SICILIANE: Nocera purissimo, sensazioni ancora vegetali e floreali, ben coadiuvate da lamponi e ribes rossi croccanti. Non desidera complessità o tempi lunghi di affinamento; necessita soltanto dello stretto necessario per domare qualche asprezza tannica ancora presente seppure non invadente.

PELORO ROSSO 2017 IGT TERRE SICILIANE ROSSO: Nerello Mascalese (70%) e Nocera (30%), ben piantato su note di marasche mature e spezie scure in perfetto equilibrio.

Concludiamo con una mini (ma proprio mini) verticale del prodotto di punta, quella DOC FARO tanto amata e salvata da completa estinzione dall’amore di produttori locali tra i quali non possiamo non menzionare l’architetto Salvatore Geraci di Cantina Palari.

La 2017 a confronto con la 2016: due annate diverse, due caratteri unici e irripetibili, come certe magie che solo il vino sa regalarci.

La prima (2017), connotata da grande ricchezza gusto-olfattiva avvisabile soprattutto nella fase dell’assaggio. Contribuiscono per la maggior parte Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio (80% sommati), con attori comprimari il Nero d’Avola ed il Nocera. Minor presenza di frutta, maggiori tostature in particolare polvere di cacao e caffè ben mescolate, cuoio e sigaro. Tannino energico, come i precedenti rossi, file rouge de Le Casematte.

La 2016 è semplicemente perfetta, questa volta con grande sapore di ciliegia, amarena, arancia sanguinella e spezie pepose. Ottima fattura dei tannini, piccanti e persistenti, ben integrati nella trama acida del vino. Quanti passi in avanti dalla prima annata targata 2011, quando si chiamava ancora “4N”.

Il frutto del duro lavoro di Gianfranco Sabbatino ed Andrea Barzagli, fatto (per loro stessa ammissione), dal’8% di fortuna, 55% passione, 24% determinazione e ben il 13% di irrefrenabile simpatia!

Com’è profondo il mare…

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Scritto da

Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.

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