Il Teroldego è un vitigno a bacca nera coltivato quasi esclusivamente in Trentino, nella zona denominata Piana Rotaliana, cui fanno capo i comuni di Mezzocorona, Mezzolombardo e la frazione di Grumo nel comune di San Michele all’Adige. Ne scaturisce un vino rosso a Denominazione di Origine Controllata (DOC) la cui denominazione è stata autorizzata il 18 febbraio 1971 .
La Piana Rotaliana o Campo Rotaliano, è una pianura alluvionale tra il fiume Adige ed il torrente Noce, situata nella zona nord del Trentino al confine con l’Alto Adige.
Ha la forma di un vasto triangolo racchiuso fra le sponde dei due fiumi e con al vertice la “gola della Rocchetta” che dà inizio alla Val di Non, ed è circondata su tre lati da un alto baluardo di pareti rocciose che la proteggono dai venti freddi e a nord/est dalla Chiusa di Salorno, provincia di Bolzano.
Presenta un suolo dalle caratteristiche chimico-fisiche e pedologiche uniche, seppure con differenze marcate a seconda della vicinanza all’antico alveo del torrente, Ghiaia, sabbia e ciottoli di diversa origine e natura come granito e calcare alpino da Adamello e Presanella; arenaria porfirica dall’Ortles- Cevedale; porfido quarzoso dal Penegal; calcare alpino superiore e dolomite dal Roen; ardesia dal Gruppo di Brenta, si combinano in profondità in percentuale variabile, e sono coperti in superficie da un fertile strato di limo e terra fine.
Un vitigno di antiche origini, il Teroldego, si ha più di una traccia già dal 1200, il nome potrebbe derivare o dall’uva “Teroldola” o dalla declinazione fonetica del tedesco Tiroler Gold ovvero “oro del Tirolo“. Una maturazione non tardiva, allevato tradizionalmente a pergola, semplice o doppia, con potatura lunga perché caratterizzato da gemme distali e, se non castigato, particolarmente produttivo, (può arrivare a 350 q/ha), tanto che il disciplinare della DOC ne prevede una produzione massima fino a 170 quintali/ettaro.
Endrizzi ha da sempre creduto molto in questa varietà e ne è divenuto il portavoce insieme a Foradori e alla Cantina Mezzacorona.
Le sue vigne di Teroldego che si trovano nella Piana Rotaliana, vedono nello storico vigneto del Masetto, ubicato sul conoide del rio Faedo, dove il calcare si mescola a un suolo di origine porfirica e carbonatica, il fiore all’occhiello per la produzione di questo vino.
Con vitigno allevato principalmente a pergola trentina, come nella più classica delle tradizioni, con la variante del guyot, la Cantina Endrizzi fornisce diverse interpretazioni: Teroldego classico e Teroldego Rosato, la Riserva Leoncorno, le molte creazioni della linea Masetto e perfino in una stravagante versione rosata, il DALIS Rosè, nella quale Daniele e Lisa Maria Endrici hanno osato unirlo al Sauvignon Blanc.
Abbiamo assaggiato i vini durante la visita alla Cantina Endrizzi e vi vogliamo offrire le nostre impressioni.
Iniziamo da:
Gran Masetto nelle annate 2013 – 2014
Una resa di appena 40 quintali/ettaro, prevede un periodo di appassimento per il 50% delle uve che andranno a creare questo vino. Fermentazione in piccole botti di rovere francese e affinamento per circa 20 mesi in barriques, seguita da sei mesi in bottiglia.
Due vini così diverse tra loro a causa delle diverse annate, molto calda la 2013, fresca e piovosa la 2014. Il risultato: due vini che appaiono diversi pur con un metodo di vinificazione simile. Su note marmellatose di frutta rossa la 2013, con quella ricchezza di frutto che da sempre contraddistingue questo vino. Più moderna la 2014, con il frutto rosso che cede il passo a note verdi e la dinamicità che prende il posto della ricchezza. Una sfida per la famiglia Endrizzi l’annata 2014. Inizialmente si era quasi pensato di non farla, poi memori di casi in cui le annate difficilì hanno dato vita a grandi risultati, si è deciso di accettare la sfida con la dovuta attenzione del caso. Ne consegue un vino fresco, complesso con un finale di spezia e frutta rossa matura molto intrigante. Vista l’annata aspettiamo di vedere come evolve nel tempo.
Masetto Due 2015
Il primo vino di Daniele e Lisa Maria Endricci è un blend di Teroldego e Cabernet Sauvignon provenienti dai vigneti di San Michele all’Adige dove le viti vengono allevate a guyot.
Appena 60 quintali/ettaro, un leggero appassimento delle uve di Teroldego per circa 10 giorni, con le due varietà che vengono vinificate separatamente in vasca di acciaio con macro ossigenazioni a bassa temperatura. In seguito il vino rimane in bottiglia per altri 9 mesi prima di essere messo in commercio. Fresco, su note di frutta rossa, rosa e accenni di agrume. Bello il finale speziato
Masetto Nero 2016
Classico taglio bordolese di Teroldego, Merlot e Cabernet Sauvignon e altre varietà. Una resa di 90 q/ha per il vigneto ubicato a San Michele all‘Adige, allevamento parte a pergola trentina semplice, parte a guyot su terreni misti da conoide del Rio Faedo e dolomitico-calcarei.
Affinamento parte in barriques, parte in grandi botti per circa 18 mesi, con ulteriore affinamento in bottiglia per circa 6 mesi. Appare ricco ed equilibrato all’assaggio con un finale di spezia dolce molto intrigante.
Teroldego Rotaliano Superiore Riserva Leoncorno 2015
Da vigneti di viti vecchie allevate a Guyot nei Comuni di Mezzocorona e Mezzolombardo su terreni ghiaiosi con un ridotto strato di humus fertile e una resa di 90 quintali/ettaro, nasce questo vino che fa un primo affinamento in barriques poi una successiva maturazione di 12 mesi in grandi fusti di rovere.
Ricco sin dall’inizio con profumi di frutta rossa, macchia e spezia che anticipano una beva succosa.
Teroldego 2017
Proveniente dalla zona DOC dei Comuni di Mezzocorona e Mezzolombardo e un allevamento pergola tradizionale trentina, nasce su terreni ghiaiosi con sottile strato di humus e con una resa di 130 quintali/ettaro.
Vinificazione, fermentazione alcolica e malolattica in acciaio e fusti di rovere a temperatura controllata. Poi affinamento per un anno in grandi botti di rovere. Vino che sa darci subito un’idea del Teroldego dinamico, con un frutto rosso croccante che la fa da padrone.
Terminiamo con il Rosato DALIS 2018, nato dall’unione dei nomi di Daniele e Lisa Maria Endricci. Un vino che nasce libero dai disciplinari e dalla tradizione, in quanto assemblaggio di 90% di Teroldego e 10% di Sauvignon Blanc.
I vigneti sono a Sorni e Faedo, allevati in parte a pergola tradizionale e in parte a guyot su terreni misti di conoide torrentizia e argille rosse con ciottoli calcarei .
Sprigiona profumi di sambuco e ortica al posto delle tradizionali note di frutta rossa e spezia che abbiamo riscontrato nel rosato tradizionale, a cui si integrano le note erbacee del Sauvignon Blanc a cui viene unito. A dire la verità ci ha spiazzato al primo assaggio, pur risultando molto equilibrato e dinamico. Un vino diverso dal solito, che interpreta appieno la nuova sfida che la nuova generazione degli Endricci ha raccolto da un pubblico giovane e alla ricerca di nuove sensazioni.
Ha fondato Vinodabere nel 2014. Laureato in Economia e Commercio specializzazione mercati finanziari, si è dedicato negli ultimi dieci anni anima e corpo al mondo del vino. Vanta diverse esperienze nell'ambito enologico quali la collaborazione con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso (edizioni 2017 e 2018), e la collaborazione con la guida Slow Wine (edizioni 2015 e 2016). Assaggiatore internazionale di caffè ha partecipato a diversi corsi di analisi sensoriale del miele. Aver collaborato nella pasticceria di famiglia per un lunghissimo periodo gli garantisce una notevole professionalità in questo ambito.
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