Il Moro, una delle etichette più rappresentative in casa Carpineti, cambia look nella versione 2017.
Rooftop Hotel Cesàri
Nella suggestiva cornice di Piazza di Pietra, ammirata dall’alto dal rooftop dell’hotel Cesàri, è stata presentata la nuova interpretazione stilistica che racchiude in sé un vero e proprio progetto.
I tempi e i mercati cambiano, i palati dei consumatori si affinano, diventando sempre più esigenti e desiderosi di vini espressivi di territorio e così, il Greco “Moro”, l’autoctono di Cori appartenente alla famiglia del Greco Bianco, diventa l’unico protagonista dell’annata 2017 dell’omonimo vino. Nell’uvaggio, pertanto, rispetto alle precedenti annate, scompare il Greco Giallo e viene superato, altresì, l’utilizzo del legno, in fermentazione ed in affinamento, che riguardava una parte del vino nelle passate versioni.
da sx : Paolo, Isabella e Marco Carpineti
Il nuovo Moro vuole proporsi ad “un’ampia platea di palati” dichiara Isabella Carpineti con l’intento di raggiungere un “target più giovane grazie ad una nuova eleganza,” ampliando la sfera di distribuzione dalla classica ristorazione ai wine bar ed ai locali di tendenza. “Con le vigne ormai mature abbiamo notato che il Greco Moro reagisce meglio a qualsiasi tipo di problema e riesce ad esprimere, attraverso profumi e sapori, il territorio”.
Moro, Az. Carpineti 2017
Cambia in parte anche il packaging. Sull’etichetta, al di sotto del logo aziendale, è raffigurata una linea temporale che avvolge la bottiglia, espressione di un collegamento tra passato e futuro, tra le antiche terre e quelli che sono i gusti ed il piacere del consumatore moderno.
“Viste le potenzialità del territorio e del vitigno abbiamo cercato di raddrizzare un po’ la mira, con una piccola rivisitazione del nostro vino, ascoltando quello che ci viene dalla vigna” aggiunge poi Marco Carpineti, rimarcando l’importanza del rispetto della “tipicità, spontaneità e naturalità dei vitigni del nostro territorio.”
Ma veniamo al protagonista della serata. Nel calice il Moro 2017 sorprende per l’intensa espressione minerale inserita in una cornice di erbe aromatiche, albicocca, pesca e richiami vegetali. Al gusto si presenta fresco, sapido, piacevole e invitante, con sentori agrumati che ci conducono ad un finale che invita al riassaggio. Un vino easy potremmo definirlo nonostante i suoi 14,5 gradi.
Appuntamento fra un po’ di tempo, quindi, per scoprire come questa convincente interpretazione si evolve e, perché no, per confrontarla con le etichette delle annate precedenti.