Era di maggio. Ora siamo a ottobre, fanno cinque mesi ma i ricordi sono chiarissimi: i posti, i vini, soprattutto le persone. Sarà che tutto, lassù nel Collio, andò così bene nonostante lo spirito del tempo fosse lo stesso di oggi, la stessa l’aria chiara dei cieli nostri, la stessa quella plumbea di cieli altrui tanto lontani, tanto vicini…
Tra pochi giorni sarò di nuovo in quella terra che ricorda bene il prezzo di obici, eserciti, trombe e proclami di opposte propagande, tagliole e sottigliezze diplomatiche, mappe da ridisegnare, vessazioni, migrazioni, buone e ipocrite intenzioni, mentre intorno a noi va in onda un compendio di storia contemporanea per ex-liceali smemorati o indifferenti. Cinque mesi fa, lassù nel Collio, fu una consolazione. È bello pensare che un’altra arriverà a breve.
Dicevamo già qui ( Un viaggio nel Collio per comprendere complessità e bellezza di un territorio di confine – Seconda Parte – VINODABERE – Esperienze nel mondo del vino, della gastronomia e della ristorazione) di cinque mesi fa e della spensieratezza di una pausa in piazza, fuori dall’Enoteca di Cormons, concessa da Michele Paiano alla guida della seconda giornata di degustazione, dopo la prima già molto avvincente. Ricordo tutto con grande piacere: i ricordi sono chiarissimi, la memoria è un sistema di priorità emotiva, gli eventi significativi rafforzano i ricordi, buoni o cattivi che siano. Qui, però, si ha a che fare solamente con quelli del primo tipo.
Terza parte, terza giornata.
La degustazione guidata – Seconda parte
Diciannove assaggi di Pinot Grigio, dodici di Malvasia Istriana, ventidue di Sauvignon Blanc in ordine decrescente per annata; e il valente uomo-metronomo a dettare i giusti tempi a quelli che, per indole o mestiere, tendono a sforarli tra commenti più o meno pregnanti, ciarle, battute. Spiccano nel primo gruppo il 2024 di Zorzon, brioso e coinvolgente all’olfatto, che richiama fragoline, curcuma, resina e pompelmo, croccante e vivace al palato fino alla chiusura asciutta con pomice e ricordi di frutta gialla; il 2023 di Ronco Scagnet che soffonde agrumi e non li urla (neroli e lumie) anteponendo loro il chiaro, fresco bouquet di fiori bianchi, salsedine e pietra calda che preludono a un sorso teso, magro e sapido con frutta gialla (mirabella, camemoro) in filigrana; ancora, il 2022 di Paraschos (Riserva JZB) che, in coerenza tra olfatto e gusto, presenta l’intera gradazione del frutto giallo da maturo a essiccato fino alle scorze candite, polposo e infuso di sapidità. Per finire, il 2021 di Colmello di Grotta, sapido e carnoso fino a richiamare mollusco e salicornia insieme a composte (mela, pera), noce moscata ed erbe amare in un intreccio corale. Tra le Malvasie ho particolarmente apprezzato la luminosa definizione – dagli appunti: la luce – e la sapidità cristallina, ornata di agrumi e spezie fini della 2022 di Tenuta La Ponca, la complessità quasi stravagante della 2021 di Pascolo col suo naso fauve di agrumi, sedano, lievito di birra, cerfoglio, albicocca e caramello e il palato di sana e robusta magrezza, la 2021 di Paraschos (Riserva Amphoreus) che, sulla medesima falsariga, compendia dattero, albicocca, distillato di prugne e sfumature esotiche (litchi, mango) e ha una bocca coinvolgente per presa e droiture, materia, passo e lunghezza, concentrazione aromatica, finezza delle note speziate e, soprattutto, bevibilità trascinante; la stessa della 2021 di Podversič che ha andamento più largo, più altera nella presa al palato e nella lenta progressione sapida e fresca, spessa e dosata nei cenni a frutta gialla e alle spezie, esemplare per trama e traccia gustativa dei tannini.
Per finire, tra i Sauvignon ho apprezzato il tono piacevole-sorbevole, agrumato e croccante di frutta bianca fresca del 2024 Judri di Tenuta Sant’Helena Fantinel; quindi, il 2023 di Tenuta Borgo Conventi per misura e definizione nell’espressione aromatico-varietale e per presenza, sapidità infusa e freschezza ingente, non allegante, di mela verde al palato; a seguire, il 2023 di Toros semplicemente esemplare: ampio, intenso e avvolgente all’olfatto, potente e concentrato al palato ma né eccessivo nei profumi, né pesante al sorso, dalla beva trascinante e dalla lunga, nitida traccia sapida-agrumata e vegetale (menta, salvia) in persistenza; ancora, il 2023 de La Rajade dal naso intenso di frutta esotica, salvia e foglia di pomodoro e pieno, goloso, quasi grasso al palato. Andando un anno indietro, ricordo il 2022 di Due Del Monte e la sua mimetica frivolezza, il naso leggiadro e soavemente equoreo con l’agrume sottotraccia e la bocca sapida e succosa che accenna a pompelmo, guava e salvia; per finire, la Riserva JZB 2022 di Paraschos che, ripercorrendo le impressioni di cinque mesi fa, avvinceva per presa di bocca, allungo, presenza e tocco e accordava senza forzature o stridori gli agrumi canditi, le radici, le spezie dolci, la frutta gialla matura e da guscio e tutto questo in un sorso trionfalmente pieno e goloso, campito con tannini fitti, saporiti e croccanti.
Le visite
Paraschos, Bucuie, San Floriano del Collio
Per iniziare, elogio del sito aziendale che premia veridicità e assenza di prosopopea nei titoli e nei testi: i primi sono veritiere connotazioni dei valori e del lavoro dei Paraschos, non semplicemente dei vuoti mission statements; i secondi non riducono l’evocazione del senso… all’evacuazione dello stesso. Così, ad esempio, il Collio è descritto come “… Intreccio di climi e di culture dove il Mediterraneo incontra la Mitteleuropa e i Balcani”. Come dire il tutto con poco.
Evangelos Paraschos, in anni più recenti coadiuvato dai figli Alexis e Jannis, fonda l’azienda nel 1998 ispirandosi agli insegnamenti dei maestri-amici Josko Gravner e Stanko Radikon, ovvero perpetuando le tradizioni vitivinicole del Collio e della valle del Vipacco nel rispetto dell’ambiente; questo, a cominciare dal perseguimento dell’equilibrio naturale della vigna, ricorrendo esclusivamente all’uso di rame, zolfo e propoli. Paraschos è la prima cantina del Collio a vinificare l’intera produzione senza l’aggiunta di solfiti nel 2003.
I 7 ettari di proprietà si distribuiscono in una decina di vigneti a terrazze su ponca siti nello Slatnik, tra San Floriano e Oslavia, esposti a venti da Est, forti ma non sferzanti; e ancora a Lucinico e Sant’Andrea. Le macerazioni sulle bucce sono più brevi che in passato, seguite da una gestione attenta della maturazione per evitare gradazioni alcoliche elevate, quindi da lunghi affinamenti in botti di rovere esauste. Grazie all’ospitalità di Jannis si sono degustati – rectius: bevuti:
Venezia Giulia IGT Orange One 2021 (Ribolla 50%, Friulano 25%, Malvasia 25%): naso di sasso, bocca di grasso e frutta candita, spezie dolci, resina. Beva trascinante per la freschezza e la sapidità ingenti e infuse, appagante per pienezza e presenza.
Venezia Giulia IGT Malvasia Amphoreus 2021 (Malvasia): vd. note sulla degustazione guidata (sopra).
Venezia Giulia IGT Ribolla Selection 2021: vd. note sulla degustazione guidata (articolo precedente).
Not 2021 (Pinot Grigio): da singola vigna nella zona più elevata di San Floriano. Struttura e matericità risaltano nelle note di frutta da guscio e candita, caramello, resina, uva spina e cardamomo campite di tannini fini e morbidi; a prevalere è però la nettante, svettante sensazione di freschezza minerale in un sorso dalla progressione verticale, di grande tensione e definizione aromatica, aerea e… folle: come vaghe fantasie di bacche e arance rosse, timo e zenzero in acqua di seltz.
Collio DOC Pinot Grigio JZB Riserva 2022: oltre a quanto già detto nelle note sulla degustazione guidata (sopra), terrei a sottolineare che sono stato molto contento di gustare un grande Pinot Grigio alsaziano, pieno e sapido, così concentrato eppure così buono da bere. Come? Ah, non è l’Alsazia.
Collio Goriziano Bianco DOC Ris. Ponka 2022 (Friulano, Ribolla, Chardonnay, Sauv. Blanc): rispetto a quanto già detto nelle note sulla degustazione guidata (articolo precedente), vorrei sperticarmi ulteriormente nell’esaltarlo per l’equilibrio tra finezza e stratificazione aromatica. Complesso, sapido, dalla lunghissima progressione minerale. Non sono capace di rendere l’immagine organolettica di sabbie fini, spezie, mirabella e brezza marina, tutte infuse in soavità in una fase liquida.
Venezia Giulia IGT Kai 2022 (Friulano): vd. note sulla degustazione guidata (articolo precedente).
Collio DOC Pinot Nero Noir 2019: piccola produzione da piccola vigna su marne blu ai piedi del Monte Sabotino. Frutti rossi succulenti, cenni di pelle e tabacco, piccoli tannini croccanti a ritmare il sorso, lungo finale fresco su note di frutto (ciliegia) e sottobosco. Elegante.
Collio Goriziano DOC Merlot JZB 2022: complesso all’olfatto con il ricco assortimento di frutta scura, ciliegia e ancora viola, terriccio, cenere, ardesia. Molto fine e morbido al palato, di piacevole succulenza e freschezza fruttata, nitido negli aromi di mora e ciliegia, di buona tensione e appagante finale con cenni sottili di menta, cacao, eucalipto in dissolvenza.
Venezia Giulia IGT Skala 2017 (Cab. Sauvignon, Merlot): mora, succo di mirtillo, cacao e ratafià svariati a sorpresa da cenni di menta, anice stellato e cannella. In pratica, un vino irresistibile a causa dell’effetto-soupe de fruits rouges aux épices che esercita sullo stato dell’io-bambino. All’io-adulto aggradano invece il tweed dei tannini e la vena terragna sottesa a quella fruttata, la punta di cacao amaro e quella di legni dolci, la freschezza che dà slancio al lungo finale.
Pascolo, Ruttàrs, Dolegna del Collio
Da Pascolo si arrivò in ritardo, il ritardo causò imbarazzo ma nessuno lo patì per più di pochi istanti perché l’ora d’arrivo, ancorché in ritardo sul programma, fu quella della luce più splendida. Fu come se il Collio, durante la visita da Pascolo che era l’ultima, volesse accendere per gli ospiti tutte le luci del suo giardino, luci di una temperatura calda e accogliente, quelle da tramonto o candele, duemilaquattrocento, massimo tremila Kelvin. Ma naturali, non da led.
Anche per Pascolo sette ettari di vigneto e tutti ben esposti a sud, nella parte a sud di Ruttàrs; trentamila bottiglie all’anno e sei i vini gustati:
Collio DOC Pinot Bianco 2023: i Pascolo presentano l’annata come latrice di vini non particolarmente grassi. Questo è, infatti, dritto e snello, molto fresco e molto sapido, accordato in progressione e in persistenza su un chiaro, finissimo, lunghissimo bordone minerale-floreale con due sole, leggere, lepide variazioni: quella dolce e morbida, come di latte condensato; e quella di frutta da guscio. Vino di serena compostezza ancorché giovane, splendido per la sua personalità equilibrata e allegra.
Collio DOC Pinot Bianco 2021 (etichetta bianca): questa è, invece, presentata come annata migliore degli ultimi vent’anni. Bouquet coinvolgente di fiori bianchi, salvia, una freschezza verde di germogli (rafano, crescione), mela cotogna e tutto questo di primo acchito; quindi gesso, miele, pinoli, un soffio d’idrocarburi. La bocca è di converso chiusa, piena, calda e avvolgente in attacco; la vampa è però momentanea, subito smorzata dalla stentorea freschezza. Dopodiché, un muro: concentrazione di là da svolgersi, equilibrio, sensazione globale di corpo e pulizia. Un vino che andrebbe riprovato iterativamente ogni due anni nei prossimi venti.
Collio DOC Pinot Bianco 2016: bouquet di grande complessità con pera, mela golden, ananas, susina, pesca sciroppata, mandorla e nocciola tostate, fiori d’acacia, tè verde. Conserva freschezza e spalla acida, sviluppa il sorso con slancio e freschezza bastevoli per amministrare le sensazioni cremose, la maturità del frutto, il soffio caldo e la diffusa sapidità del finale.
Collio DOC Sauvignon 2023: fedele al profilo organolettico della varietà con pompelmo, lime, passiflora, foglia di pomodoro, salvia e bosso. Di buona struttura, dissetante per freschezza agrumata e sapidità infusa, compiuto nello sviluppo aromatico che richiama i profumi dell’olfatto e li sublima in persistenza.
Collio DOC Sauvignon 2021 (etichetta bianca): agrumi in molteplici declinazioni con lime, cedro, neroli e in più verbena, timo e fiori d’acacia. Decisamente agrumato anche al palato con pompelmo e limone, quindi note più dolci e aeree di ananas e menta. Il frutto è croccante, la sapidità ingente, il finale ha una dosata, piacevole virata amaricante.
Collio DOC Sauvignon 2016: l’annata piuttosto calda e l’evoluzione lo connotano con la generale impressione di morbidezza, cremosità e maturità del frutto già al naso, con gelatine d’agrumi, fieno, felce, ananas, zenzero e rabarbaro canditi. Il sorso è disteso, caldo e sostenuto, anche nello svolgimento aromatico, da sapidità fondente e che rivela un riflesso piacevolmente amaricante.
È legittimo estrapolare dal discorso delle scienze un'immagine del vino che corrisponda ai miei desideri? Boh. Nato in un'annata problematica del mio vino del cuore, dopo attenta valutazione delle soluzioni per ovviare a questo frustrante retaggio, eureka! Ho avuto tre figli in annate da non meno di quattro stelle.
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