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Tenuta Casenuove in Chianti Classico: dal Sangiovese all’Ansonica, il sogno di un visionario

Dal genio di Philippe Austruy, già proprietario di aziende in Francia e Portogallo, Tenuta Casenuove è un punto di riferimento in Chianti Classico.

Tenuta Casenuove a Panzano in Chianti, sotto bandiera Gallo Nero, è stata acquistata nel 2015 dall’imprenditore austriaco Philippe Austruy, dalla famiglia Pandolfini che aveva iniziato la commercializzazione dei vini con il marchio Fattoria Casenuove negli anni ’80. Pandolfini nipote, morto il nonno, non riuscì a mantenerne in piedi la produzione, abbandonando le sorti della proprietà, fino al 2015 quando Austruy visita la tenuta, se ne invaghisce e la proietta in un futuro di ricostruzione e successo. “La sua filosofia è di acquistare qualcosa da rinnovare, sempre in posti belli, attraverso un investimento ingente, per tornare a nuova vita e nuovo lustro”. Così da quasi undici anni si presenta sul mercato col nome Tenuta Casenuove.

La tenuta

Da quelli che erano 14 ettari vitati, oggi sono circa 30 di cui 26 in produzione, condotti dall’instancabile lavoro dei due enologi Cosimo Casini e Maria Sole Zoli, giovani volti di un’azienda in evoluzione costante. Con una simbiosi totale in cantina, Cosimo e Maria Sole si sono concentrati su una valorizzazione precisa di suoli e varietà. Nuovi muretti a secco, terrazzamenti e vitigni autoctoni come vuole tradizione, nell’ottica di far vivere quello che è presente sul territorio.

Cosimo Casini e Maria Sole Zoli

L’azienda è impeccabile “il proprietario è preciso e vuole che ogni dettaglio sia sempre perfetto, dal giardinaggio maniacale all’attività di vigna e cantina, un lavoro enorme e totalizzante”, commenta così chi lavora a stretto contatto con Austruy, non perdendo di vista però l’antica struttura. Come ci testimonia la presenza di un pozzo nella cantina che veniva un tempo impiegato per abbeverare il bestiame, e oggi lasciato vivere come memoria storica, riscoperta grazie al racconto nostalgico di una vecchina che, anni addietro, andava spesso a passeggiare in tenuta col marito.

Terre graziate da caratteristiche perfette, complici il galestro predominante e altezze tra i 370 e i circa 500 metri, con esposizioni che godono di sole a 360 gradi. Numeri che fanno la differenza, con un’unica fase di semi ombreggiamento data dalla conduzione ad alberello, culla perfetta per le uve, fino alla vendemmia.

Il Sangiovese è il principe della tenuta, e il resto un tributo all’agricoltura storica del Chianti Classico, con Colorino, Ciliegiolo e Canaiolo. La ricerca di una durata nel tempo è il segno identificativo dei nuovi innesti, perché il suolo è talmente vocato, che si vuole superare il limite dei 20, 30 anni ma andare oltre, almeno puntare ai 60 anni di età. Sono presenti gli internazionali Merlot, Cabernet Sauvignon e Franc.

Metodo Charmat

Per l’accoglienza è prevista una piscina, piccola e curata, luogo piacevole di ristoro, dove assaggiamo il primo calice della giornata, un Metodo Charmat Extra Brut Rosé, da uve Sangiovese, piccolo cameo dell’azienda. Ziik, dal nome eccentrico, ha un colore rosa pallido, bollicina persistente, al naso ha un aroma floreale di rosa, al gusto fragrante con note di fragolina e frutti di bosco, rimane morbido al palato con fresca mineralità, e richiama al sorso per piacevolezza e una lieve nota sapida. Resta sui lieviti per 5/6 mesi, questo permette maggiore corpo e finezza di bolla elegante. Nasce nel 2019 perché è stato un anno di grande produzione e facile gestione, bellissimo per qualità e quantità. Una stagione equilibrata che ha permesso buone maturazioni, in vigna gli enologi non hanno abbassato la resa e hanno utilizzato le uve, pur sempre selezionate, per questo prodotto, frutto dell’intraprendenza di Philippe che non ha esitato a battezzarne l’ingresso con ben 7 mila bottiglie.

La cantina

Il lavoro di zonazione a Tenuta Casenuove è stato assiduo per selezionare le uve, il che spinge a un lavoro agronomico diversificato per tutto l’anno. In periodi difficili le raccolte si ravvicinano mentre le annate ottime permettono una selezione più serena. Tutto avviene manualmente, le uve raccolte vengono etichettate e vanno a comporre un vero e proprio “lavoro sartoriale”. L’uva viene processata con il freddo, utilizzando celle frigo o raccolte presto la mattina, per finire a chicco intero. Dopo una selezione ulteriore in cantina, le uve vengono spostate sopra le vasche e cadono per gravità all’interno delle stesse, per pilotare al massimo l’estrazione partendo da un chicco integro e arrivare ad un’estrazione delicata.

vasche di fermentazione con griglia

La conformazione delle vasche permette una lavorazione differenziata per controllare ad ogni passo l’evoluzione e l’espressività dell’annata, “lontanissimi da un discorso di standardizzazione”.

Assaggi di vasca

qualche Clayver

Nella cantina si utilizzano in prevalenza botti grandi, dai 55 ai 18 ettolitri, più qualche Clayver utile per gli assemblaggi, per mantenere vivacità ai vini pur lasciando la possibilità di acquisire complessità. Dimensioni e volumi diversi per rispettare la catena della parcellizzazione dalla vigna. L’assaggio di Chianti Classico 2024 ci convince per una certa finezza ed eleganza, sostenuto da una evidente acidità, il tannino si sta modellando, l’annata è sicuramente buona, fresca, esalta le note fruttate e floreali negli ultimi anni meno evidenti. Assaggiamo la vasca destinata alla riserva 2024, da due vigne ricche di galestro. Una bella complessità viene spalleggiata da buona acidità, il vino è avvolgente, intenso, dalle spiccate note fruttate. Equilibrio e freschezza sono già una promessa di longevità.

Degustazione

Panzano ha le spalle larghe, dà vini strutturati e allo stesso tempo l’esposizione calda e il suolo portano a belle maturazioni. I vini sono diretta espressione di una ricerca continua di autenticità con l’utilizzo degli autoctoni. In parte gli internazionali rientrano nell’Igt per una questione di diversificazione sul mercato, ma l’anima è profondamente Chianti Classico.

Chianti Classico Docg, 2022, da 95% Sangiovese, 5% Canaiolo, la macerazione avviene per circa 18/20 giorni, affina una parte in cemento o acciaio e una parte in botte grande, contenitore privilegiato in cantina. Si passa infine all’assemblaggio. La 2022 è la prima annata certificata biologica, e questa è un’anteprima, in uscita l’anno prossimo sul mercato. Il marchio è la fresca acidità, un vino dinamico, vivace, giovane. I tannini ben fatti sono equilibrati, in evidenza ci sono il frutto scuro e le spezie, un vino armonico e invitante al sorso.

Chianti Classico Docg Riserva 2021, da Sangiovese in purezza di vigneti più vecchi da suoli galestrosi, la macerazione è più lunga e l’estrazione intensa (si avvalgono della tecnica cosiddetta piemontesina). Il 99% affina in botte grande, l’1% in Clayver per donare al vino elettricità, come dice Maria Sole. L’equilibrio è davvero avvincente, al naso una nota di arancia amara, erbe aromatiche, in bocca prevalgono frutto e mineralità, molto lineare, pulito nei tannini morbidi e coesi. L’annata 2021 ha dato da pensare ma poi è esplosa e ha regalato grande soddisfazione.

Passiamo al Chianti Classico Docg Gran Selezione 2021, 100% Sangiovese, dalla vigna di Sopra Torre, la Gran Selezione è nata nel 2018 durante gli assaggi di vasca. Il fattore microclimatico è fondamentale, perché proprio su questa vigna si concentrano correnti di aria fresca, la mattina, all’improvviso, che si aprono la strada in mezzo alla nebbia.  La Gran Selezione è a discrezione dell’annata e la 2021 è magnifica. Il vino affina per 16/18 mesi in botte grande e poi rimane 5 mesi in acciaio. Il naso fresco e intenso, in bocca ha tutta la tipicità del terroir, il sorso caldo con note di frutta sotto spirito, speziatura, boiserie, lievi accenni mentolati e terreno boschivo. Sul finale molto persistente e dal tocco minerale intenso e dinamico. Trama tannica elegante, vino complesso e avvolgente.

Toscana Igt 2021, da uve Merlot in prevalenza, parte di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, questo vino è un’espressione moderna di un assemblaggio tradizionale. L’affinamento avviene in botti grandi per 15 mesi, al naso è morbido, avvolto da note di frutto scuro, si evolve verso sfumature vegetali e vibranti, il sorso è caldo, vellutato. Il Merlot regala la nota di morbidezza e rotondità, viene allevato sul suolo franco della Mattonaia, ricco di argilla e calcare bianco di deposito. Pertanto, il vino mantiene sempre verticalità, il finale persistente e minerale regala piacevolezza e senso di appagamento.

Toscana Igt, Ansonica, Scoglio Nero, 2020, racconta una storia lunga millenni, da quando sull’Isola del Giglio si faceva il vino. Impianti antichissimi sono stati recuperati in una versione attuale, sempre grazie al genio del proprietario, e su quest’isola avviene una di quelle magie che solo il vino sa fare. Le vecchie vasche di epoca romana sono riutilizzate oggi per contenere le uve appena raccolte manualmente in condizioni davvero estreme. Vengono trasportate in cassette, con vari viaggi a spalla e a piedi, fino a un mezzo che poi si imbarca per raggiungere la cantina di Casenuove, dove l’Ansonica viene vinificata. Un bianco intenso, frutto di una macerazione attenta in base alla maturazione. La varietà non offre un bouquet variegato quindi per macerazione si riescono a tirar fuori gli aromi dalla buccia e dalla polpa. Il nome deriva dalla forte presenza, in quel lotto, di terra di ematite, una roccia nera durissima incastrata nei muretti a secco ancora esistenti. L’affinamento prosegue poi in Clayver e barrique. All’olfatto è molto elegante, esprime note di macchia, elicriso, camomilla, in bocca percepiamo una parte morbida, dalla buona acidità, una certa trama tannica è amplificata dall’uso sapiente della barrique. Si evolve in note agrumate, una lieve balsamicità, con un finale persistente e iodato, sempre molto netto, elegante, pulito. Un vino coeso, compatto e teso, non dirompente.

Tra i distillati ricordiamo la produzione di due grappe, di Chianti Classico Sangiovese e una Riserva di Chianti Classico dalla vasca della Gran Selezione con 15 mesi di affinamento. La distillazione avviene presso una distilleria in Colle Val d’Elsa. Due ottime scelte per terminare il pasto, grazie alla morbidezza al palato e sentori molto equilibrati.

 

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Classe 1976, mi laureo in filologia classica alla Sapienza di Roma. Da sempre appassionata alla storia antica e alle lingue classiche, inizio a scrivere per giornali e testate online fin da molto giovane, occupandomi di costume e spettacoli. Divento prima pubblicista e poi professionista nel 2024, occupandomi di vino dal 2019, quando inizio a curare la rubrica Sulla Strada del Vino insieme al mio collaboratore Massimo Casali. Non ho ancora un blog e scrivo per chi ha voglia di approfondire e capire il vino non solo come consumatore, convinta che questo settore possa aprire scenari e mondi magnifici e inaspettati.

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