Poche volte accade nella vita di poter visitare e godere un attimo di relax in una dimora storica, adibita un tempo a convento per i frati Cappuccini. Ogni angolo sembra intriso di quella pace silenziosa essenziale come stacco dal chiasso quotidiano.

A Napoli, poco distante da Chiaia e dalle vie dello shopping e della movida, Mariano Lepore e la moglie Caterina Tuccillo, manager e amministratore delegato, hanno puntato sulla rinascita di un luogo simbolo per il quartiere, che rischiava di restare dimenticato con l’assenza degli occupanti d’un tempo.

A Palazzo Cappuccini la sfida iniziale è stata quella di non toccare quanto di bello fu creato nei secoli, compreso un presepe del 1700, la sala del coro e quella della biblioteca con volumi datati di valore inestimabile.

Poi la ristrutturazione per gradi, cominciando nel 2021 dai piani superiori dove c’erano le stanzette per il riposo dei monaci, divenute 28 meravigliose camere con affaccio sul panorama del Vesuvio e via via proseguendo fino al chiosco ed annesso refettorio a piano terra per una proposta ristorativa aperta anche agli esterni su richiesta.

Dell’accoglienza se ne occupa personalmente il food and beverage manager Massimiliano Botta, già con esperienza in circoli ed in strutture di prestigio. Una gavetta che ha insegnato l’arte del soddisfare qualsiasi esigenza del cliente, anche nelle situazioni più delicate come eventi e feste private. Un lavoro affatto semplice, quando si sceglie di non abdicare ai catering esterni, ma di preparare tutto nei minimi particolari dalla sala alla cucina, coadiuvato da Giulio Bologna in qualità di maître-sommelier e dallo chef Giuseppe Fasulo.

La linea di tendenza odierna è proprio l’apertura al mondo esterno, non solo turistico, delle porte dei ristoranti annessi ad hotel e affini. La sfida per molti è non potersi più permettere di restare fuori dal giro, con voci in perdita proprio in un comparto in forte crescita visto come emblema del made in Italy.

L’offerta di Palazzo Cappuccini è semplice e mai scontata. Si basa sulla scelta delle materie prime da fornitori affidabili, che consentono a chi deve stare ai fornelli di non tremare di fronte ai cambiamenti di menu. Si parte con un carpaccio di salmone, marinato con zucchine e spezie, un fiore di zucca ripieno di ricotta morbida ed il classico gambero rosa, re della gastronomia mediterranea.

Il baccalà in pastella al nero di seppia su crema di friggitelli (broccoli napoletani) coniuga due ricette iconiche della Campania.

Più moderno, ma meno emozionante il gambero in pasta kataifi, surclassato per concretezza dal tentacolo di polpo locale, cotto a bassa temperatura e poi grigliato con purea di limoni.

Tra i primi lo scialatiello con pomodorini gialli, vongole e tarallo sbriciolato è stato il piatto della serata, gustoso, in grado di raccontare ad ogni boccone la storia di Napoli.

Coccole finali con cheesecake e millefoglie, per ritornare con nuova linfa vitale (e tanta speranza per il futuro) alle ansie del quotidiano presente.