Due in uno per Ornellaia, che festeggia in un sol giorno e in un duplice defilé, i dieci anni con Axel Heinz ormai consolidato Enologo e Direttore di Tenuta, e le nuove Etichette d’Artista, il progetto con cui da un decennio appunto l’azienda toscana contribuisce a turno al budget di un importante museo del mondo. A firmarle è stavolta il geniale sudafricano William Kentridge, che segue predecessori del calibro di Ontani, Zhang Huan o Pistoletto. Le bottiglie d’autore, solo doppie magnum, formeranno 9 lotti speciali da vendere all’asta, con ricavato destinato stavolta al londinese Victoria & Albert Museum. Proprio per questo a ospitare la doppia performance è la sede milanese di Sotheby’s, il cui direttore Europa per il settore vino, Stephen Mould, batterà personalmente a Londra durante una cena di gala i “pezzi” firmati da Kentridge.
A riempire (e impreziosire a sua volta) le bottiglie di vari formati che verranno proposte nel benefit londinese è l’ultimo Ornellaia in campo. Quello, appunto, della decima vendemmia e relativa vinificazione firmata Heinz: il 2015. Millesimo speciale non solo per questa ricorrenza temporale. Ma perché (ed è un giudizio che, ad assaggio fatto, mi sento pienamente di condividere) regala una delle migliori – e soprattutto più fini ed aggraziate – edizioni dell’Ornellaia mai prodotte. Una grazia che il papà del prodotto, Axel Heinz appunto, spiega così: . Ed ecco allora la parola chiave scelta per individuare annata ed etichette: il 2015 sarà ricordato come “Il Carisma.
Si può essere d’accordo, dopo un tasting che svela nuance bilanciate di frutto e bosco, note di autorevole sostanza senza obesità, e un’ossatura di tannini fini e bilanciati. Insieme allo scintillante 2015 (per la cronaca e i più attenti a questi particolari blend di Cabernet Sauvignon al 53%, Merlot 23%, Franc 17% e Petit Verdot 7%) Heinz e il team Ornellaia guidato dall’a.d. Giovanni Geddes di Filicaja hanno proposto in degustazione anche il 2010 e il 2005. A scandire le tappe del decennio targato Axel Heinz, ma anche a rimarcare una volta di più il ruolo ineludibile e determinante del tempo nella parabola dei vini e dei terroir da vino importanti. Il tempo che aiuta sia il pur giovanissimo 2015 (con i dieci anni di più guadagnati dai vigneti di Ornellaia, che hanno superato ormai i 30-35 di età media ed esprimono dunque potenziali di livello elevatissimo) che il più maturo del lotto, il 2005, cui il lungo affinamento in vetro dona setosità, bevibilità e souplesse. In mezzo il monumentale 2010: proprozioni più grandi e imponenti in tutte le componmenti, dallo scheletro tannico alla polpa abbondante e calda. Ha molta strada davanti, e la percorrerà con una cilindrata e una carrozzeria da Suv (se permettere la metafora) rispetto al raffinato e dotato coupé 2015 e alla eleganza vintage della berlina ‘leggera’ 2005.
Ultimissime note per il bianco Ornellaia, che cambia il colore e amplia la gamma del brand: ambizioso e proporzionalmente “dorato” (90 euro almeno più tasse per i rivenditori franco cantina, in giro sul web a cavallo dei 200 per gli appassionati), prodotto in circa 4000 esemplari nel 2013 (il millesimo presentato in assaggio, taglio di Sauvignon Blanc al 70% e Viognier 30%) e un po’ di più già nel 2015, annata ora in planata sul mercato, è vino solido, ampio, ma anche teso, visto che ha rinunciato programmaticamente per conservare freschezza alla “arrotondante” fermentazione malolattica. Nel suo campionato, comunque (si parla di prezzo ovviamente) andrà a sfidare una bella e nutrita concorrenza internazionale.
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Scritto da
#DIVINOPAOLINI
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