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PASSAGGIO A NORD OVEST – Radizi 2025, le radici, i territori e i vini del Nord Ovest Sardegna

Innanzitutto a mio padre Francesco, scomparso lo stesso giorno in cui il mondo celebrava un Francesco ben più noto, e che ha avuto il merito di amare la Sardegna al punto da condividere la vita con una donna proveniente dall’isola, terra dove ho trascorso ogni estate della mia giovinezza e adolescenza. Il ricordo del pranzo in famiglia, piacevolmente assolati e spossati dai bagni, seduti all’ombra della pineta Mugoni, nella baia di Porto Conte poco dopo Alghero, mentre lo scirocco rendeva danza il movimento dei bianchi gigli radicati nelle dune, affiora ogni volta che metto piede nell’isola, e non so perché mi rasserena. Tornare in quei luoghi in questo particolare momento è stato lenitivo e doloroso al contempo, per via del susseguirsi delle emozioni legate alle reminescenze.

Tuttavia sono persuaso che la Sardegna abbia delle capacità taumaturgiche, e al contempo convinto che molti hanno una falsa percezione dell’isola. Limitarsi al perimetro della sua costa non è semplicemente riduttivo, significa non conoscerla affatto. La Sardegna è la somma di molte cose, racchiude il mondo, e la pluralità di esso.

Al mio rientro, disfacendo le valigie, si è sprigionato in casa un intenso aroma di elicriso. È il principale ma certamente non l’unico effluvio di cui la Sardegna si circonda. Ai bordi delle vigne e anche altrove in campagna è un avvicendarsi di mirto, lentisco, timo, rosmarino selvatico, salvia officinale e dell’endemica salvia desoleana; e ancora borragine, papaveri di notevoli dimensioni, ginestra, lavanda, corbezzolo, carota selvatica, valeriana rosa…il tutto veicolato da una costante brezza del Maestrale che regala note salmastre.

È il bouquet della Sardegna, sono alcuni dei profumi della macchia mediterranea, e maggio è uno straordinario momento per essere nell’isola.

L’occasione per soggiornarvi per alcuni giorni assieme ad altri comunicatori del settore è stata la seconda edizione di Radizi, manifestazione organizzata dall’associazione Vinos.

Vinos sta per Vignaioli Nord Ovest della Sardegna, sebbene qualcuno sottolinea che quella “I” possa tranquillamente significare indipendenti. Difatti l’associazione ha un vero manifesto dove si esplicita che coloro che ne fanno parte debbono essere dei vignaioli (un modo anche per distinguersi dai due grandi produttori di vino di cui accenneremo più avanti), con il dovere di interpretare con consapevolezza e responsabilmente il territorio di appartenenza, non limitandosi alla pura e semplice attività di produzione del vino, ma ergendosi a custodi del paesaggio e promuovendo la cultura del luogo.

Al momento si tratta di tredici realtà vinicole, ma con possibilità di espansione, che desidero elencare:

Cantina Mario Bagella che dell’associazione Vinos è il Presidente;

Podere 45 di Gian Piero Saccu (vicepresidente di Vinos), con le due sorelle Valentina e Chiara;

Cargiaghe di Antonio Cargiaghe;

Az. Agr. Ledà di Paolo Delitala;

Carpante di Antonietta Careddu;

Giuseppe Pocobelli;

Agricola Leo Conti;

Agreste Natura di Antonio Ogana;

Agricola Ruiu di Giulio Ruiu;

Cantina Sorres di Delia e Laura Fiori, con l’aiuto di Pierfranco Marras marito di Laura;

Az. Viticoltori A3 di Angelo e Antonio Addis. La terza A appartiene al piccolo Alessandro, inserito fin d’ora nel terzetto per meriti di nascita;

Terre di Baquara di Antonio Vacca;

Vini TraMonti di Salvatore Marogna.

Li abbiamo conosciuti tutti ed è da rilevare che, per la stragrande maggioranza, sono di giovane età, il che significa o l’aver intrapreso un percorso nuovo in cui credono oppure l’aver qualificato una vigna degli avi. In ogni caso si tratta di un momento di grande trasformazione del territorio vinicolo, un passaggio … a Nord Ovest (come il titolo del celebre film di King Vidor degli anni quaranta). Tengo a ringraziarli in toto, unitamente a Elena Cornalis, vicesindaco e assessora alle attività produttive del comune di Sennori, Michele Soggia assessore all’agricoltura del comune di Sennori, e al prof. Luca Mercenaro agronomo, ricercatore, e docente di Viticoltura per il dipartimento di Agraria dell’università di Sassari, che ci hanno accompagnato e deliziato della loro presenza durante la due giorni dell’evento.

Altri princìpi inclusi nel manifesto di Vinos sono quelli di seguire una continua formazione da condividere fra i partecipanti; di adoperarsi a una viticultura rispettosa della natura, evitando l’uso incondizionato della chimica; di ispirarsi all’etica e al rispetto reciproco; di impegnarsi a trasmettere il caratteristico modo di vivere basato sull’ospitalità e l’allegria. Di quest’ultimo punto siamo stati testimoni, avendo partecipato a ciò che localmente è chiamato cionfra, lo stare assieme per scherzare, socializzare, o più semplicemente per incontrarsi. Che sia inserito in un manifesto dove si parla di vino non lo trovo affatto fuoriluogo. Se si torna alle sue origini il vino nutriva proprio questo scopo, e in un contesto contemporaneo dove gli indivui sono sempre più  portati a isolarsi (l’esperienza della recente pandemia ne è un esempio) e che tende a disincentivare l’aggregazione, in luogo di affidarla ai dispositivi elettronici, riteniamo che questa sorta di fraternizzazione sia da sottoscrivere.

Leo Conti e Mario Bagella

Viste le premesse del manifesto non stupisce la visita organizzata a  due importanti siti archeologici: la necropoli di Anghelu Ruju, una vallata poco distante dall’aeroporto Fertilia, con 38 tombe scavate nell’arenaria, risalenti al 3200-2800 a.C., e la Domus de Janas presso l’Orto del beneficio parrocchiale di Sennori dove si è svolto un conviviale banchetto di benvenuto.

Anghelu Ruju

Domus de Janas

Venendo al terrirorio vitivinicolo del Nord Ovest della Sardegna, questo si compone di tre sottozone tutte in provincia di Sassari:

la Nurra, area di fatto pianeggiante situata in una specie di quadrilatero compreso fra Alghero, Sassari, Porto Torres e Stintino, delimitato tra il golfo dell’Asinara a nord-est, il mar di Sardegna ad ovest, dal Riu Mannu a est e dai rilievi del Logudoro a sud-est, con estensione viticola di circa 1600 ettari.  La zona è caratterizzata dalla presenza dei due colossi di Sella & Mosca (circa 550 ettari) e Cantina di Santa Maria La Palma (circa 700 ettari) che in pratica rappresentano poco meno dell’80% della produzione. Si tratta della zona più siccitosa del Nord Ovest, con terreni che variano dal prettamente arenario argilloso, ad altri con inclusione di scisti, e infine al cosiddetto bidialgiu, con alto contenuto di argilla,  poco calcare e la presenza di quarzi. Sull’origine del nome ci è stato raccontato che è dovuto ai primi viticultori della zona, provenienti dal paese di Villanova Monteleone (toh, la città che ha dato i natali a mia nonna e zia materna) che quando si trovarono davanti a quel terreno dissero che sembrava una lastra di ghiaccio riflettente (biddiadu in sardo significa ghiacciato), mentre era solo un effetto dovuto alla luminescenza dei quarzi. Nella Nurra si ottengono vini a denominazioni specifiche di D.O.C. Alghero e I.G.T. Nurra, a base essenzialmente di Vermentino, assieme al Cannonau e al Cagnulari e a qualche varietà internazionale. Da non dimenticarsi il vitigno a bacca bianca Torbato che ha una sua denominazione nella D.O.C. Alghero ed è utilizzato anche in spumantizzazione. Provenienti dalla Nurra e confluite in Vinos ci sono tre aziende: Cargiaghe, Ledà, Podere 45;

vigneti azienda Ledà

il Coros è una zona più collinare con vigneti fino a 280 metri di altitudine, ed è una delle subregioni del Logudoro, di cui fanno parte i comuni di Cargeghe, Codrongianus, Florinas, Ittiri, Muros, Olmedo, Ossi, Putifigari, Tissi, Uri, Usini. Ha un’estensione dei vigneti di circa 700 ettari ma è in continua evoluzione, con terreni a substrato calcareo argilloso ad alta percentuale di calcare attivo, e in alcuni casi con presenza di basalto. Anche nel Coros si producono vini a denominazione D.O.C. Alghero prevalentemente dai vitigni Cagnulari e Vermentino, in più del Cannonau seppur di misura. Sono due le aziende del Coros presenti in Vinos: Carpante e Pocobelli Giuseppe;

Antonietta Careddu di Carpante nel suo vigneto

Ultima la Romangia, che è un’area composta dai comuni di Sorso e di Sennori, più in altitudine coi suoi 350 metri, e una piccola parte del territorio del comune di Sassari con Castelsardo e Valledoria, e che arriva ad espandersi fino a Marina di Sorso e al golfo dell’Asinara. Ha un’estensione viticola di circa 1200 ettari ma anche la Romangia è in continua evoluzione. In questa sottozona si producono vini a denominazione specifica I.G.T. Romangia e la D.O.C. Moscato di Sorso e Sennori. I vitigni della superficie sono quasi equamente suddivisi in Cannonau e Vermentino, con un saldo di Cagnulari, Monica e Pascale, e naturalmente il Moscato a proposito del quale non si arriva ai 6 ettari complessivi vitati e con una produzione effettiva nettamente inferiore. Dalla Romangia conferiscono in Vinos ben 8 aziende: Agreste Natura, Agricola Ruiu, Mario Bagella, Agricola Leo Conti, Cantina Sorres, Terre di Baquara, Viticoltori A3, Vini TraMonti.

Mario Bagella

Panorama da Mario Bagella

vigneti Cantina Sorres

Ma arriviamo al punto della degustazione.

Nel Palazzo Baronale di Sorso, edificio del 1400 dove ha sede il Museo Biddas dei villaggi abbandonati della Sardegna, si è tenuta una masterclass condotta dal Presidente di Vinos Mario Bagella e dal suo vice Gian Piero Saccu, dove i partecipanti hanno provato un vino per ognuna delle tredici aziende facenti parte dell’associazione. Con tutta originalità, a ogni calice è stato abbinato un brano musicale scelto per l’occasione da Maurizio Pratelli, giornalista e scrittore di vino e musica, i cui autori hanno spaziato da Lucio Corsi, ai Gang, per arrivare agli attualissimi Fontaines D.C., e in chiusura il supergruppo dei Traveling Wilburys.

La successione dei vini è avvenuta tenendo presente la sottozona di provenienza. Per quel che concerne le denominazioni dei vini in degustazione si è stati più inclusivi, prevedendo anche quelle permesse nell’intera regione, per via di alcune vinificazioni condotte fuori dal territorio del disciplinare.

Si è iniziato con i seguenti tre vini della Nurra:

ZIRRA 2023 – Vermentino di Sardegna – Cargiaghe – 14%

Da un vigneto di 5 anni, macerazione prefermentativa di 36 ore, fermentazione e affinamento in acciaio con bâtonnage.

Freschezza, sapidità marina, sentori di cappero, erbe aromatiche, salvia. Teso, molto sapido e persistente, con finale di cardo.

BIANCO 2023 (Vermentino) – Alghero Doc – Podere 45 – 14,5%

Vigneto di 28 anni, macerazione prefermentativa di 72 ore, fermentazione spontanea in acciaio.

Complesso, floreale, mirto bianco, fruttato di pesca. Maggior presenza del frutto al palato, oltre a fiori di ginestra, un delicato miele floreale e dei cenni minerali. Buona la persistenza.

CAGNULARI RISERVA 2021 – Alghero Doc – Ledà – 15%

Maturazione per 24 mesi in tonneau e affinamento in bottiglia per ulteriori 12 mesi.

Lieve torbidità, profondo, macchia mediterranea, mirto, cenni balsamici, mora e altre bacche rosse, tabacco da pipa. Rotondo, pieno, note di lampone e sambuco, con finale di tamarindo e di mirto rosso, e gestione dell’alcol esemplare.

I due del Coros sono stati:

CAGNULARI 2023 – Isola dei Nuraghi Igt – Carpante – 14%

Da vigne di 20 anni, vinificazione in acciaio con macerazione sulle bucce per 5/6 giorni.

Fresco, sentori di bacca rossa e piperonale, lampone acerbo, cenni di macchia mediterranea. Ottima beva, scorrevole e vinoso, con suggestioni balsamiche, dotato di buona tensione e persistenza.

TADIJA 2023 Filari Dimenticati (Cagnulari) – Isola dei Nuraghi Igt – Pocobelli Giuseppe – 17%

Vigne di 20 anni. Fermentazione spontanea in acciaio con macerazione delle bucce per 12 giorni, con rimontaggi. Vendemmia delle uve in sovramaturazione.

Impenetrabile, delicato e fine, con sottobosco e ciliegie mature. Opulento, corposo, glicerico, frutta in polpa. Alcol importante ma non preponderante, con lieve secchezza dei tannini sul finale.

Infine gli otto vini della Romangia:

DE RUIU BIANCO 2023 – Vino da Tavola – Agricola Ruiu – 14,5%

Fermentazione spontanea e affinamento in acciaio per 6/7 mesi, più altri 6 di bottiglia. Assemblaggio di Vermentino (50%) con macerazione sulle bucce per 2 giorni, e Cannonau e Pascale (ciascuno al 25%) vinificate in bianco. Il vigneto singolo che contiene le tre varietà ha 40 anni.

Floreale, con sentori di acacia, una leggera salvia, note di canfora. Al palato è agile ed agevole, ma allo stesso tempo morbido, con un finale piacevolmente ammandorlato e appena tannico.

FRAIGU 2021 – Vino da Tavola – Agreste Natura – 14%

Orange wine che ha trascorso dieci giorni di macerazione sulle bucce e con affinamento di nove mesi in acciaio, ottenuto da uve Vermentino per il 75%, e il restante suddiviso tra Moscato, uva di San Giovanni, e Zirone (vale a dire il Girò).

Aromi che ne ricordano il colore, albicocca secca, arancia sanguinella, miele d’arancio. Succoso, polpa di frutta matura, con buona persistenza e amabile beva, e con un finale tannico.

1 SORSO 2024 – Cannonau di Sardegna – Mario Bagella – 13%

Fermentazione spontanea in cemento con 30 giorni di macerazione sulle bucce, e la presenza del 25-30% di grappolo intero. Affinamento in acciaio per 6 mesi sulle fecce fini.

Intensità da piccola frutta a bacca rossa, sambuco, macchia mediterranea come il mirto e l’artemisia. Vinosità di gioventù, fresco e croccante con ottima beva, teso e persistente nei ritorni di bacche rosse e dotato di un finale morbido dolciastro.

PENSAMENTU 2022 – Cannonau di Sardegna – Cantina Sorres – 16%

Vigneti fra i più alti della zona, situati a 300 metri su un terreno roccioso, con bassa resa uva per ettaro, attorno ai 40 quintali. Vinificazione con macerazione sulle bucce per 6/7 giorni e affinamento in acciaio. Il nome del vino è ispirato al pensiero, inteso come a un pensiero fisso, quasi un tarlo, stimolato dalla vista del panorama che si gode dal vigneto.

Intenso e profondo, mora e mirtillo tracciano l’olfatto, poi macchia mediterranea, cenni di china e inchiostro, ferroso e iodato. Fresco, agevole e snello, succoso e di gradevole beva. Ritorni di frutta a bacca rossa, con una lunga persistenza e gestione alcolica da manuale.

IRRU 2023 – Cannonau di Sadegna – Viticoltori A3 – 15.5%

Vinificazione in acciaio con 10 giorni di macerazione sulle bucce. Cannonau al 90% e Cabernet Sauvignon per il residuo 10%.

Molto scuro, con note di piccola bacca rossa, amarena, macchia mediterranea, mirto. Ingresso molto morbibo, scorrevole e agile, corposo con un finale fruttato di arancia sanguinella.

TERRE DI BAQUARA 2022 – Cannonau di Sardegna – Terre di Baquara – 16%

Da vigne ventennali, effettua la fermentazione spontanea con 10 giorni di macerazione sulle bucce e vinificazione in acciaio. Cannonau al 90%, Pascale 10%.

Garbato, fine, con piccoli frutti a bacca rossa, sentori di macchia mediterranea. Al palato è agile e rarefatto, vinificato in sottrazione, e con tannino leggermente asciugante. Alcol gestito con altrettanto garbo.

MADRAU 2021 – Cannonau di Sardegna – Agricola Leo Conti – 15%

Da vigneti anche con 80 anni di vita, vinifca con fermentazione spontanea e 21 giorni di macerazione sulle bucce, maturazione per un anno in barrique di quarto passaggio e sei mesi di affinamento in bottiglia. Resa per ettaro bassissima: 25-28 quintali.

Deciso nelle note di frutta a polpa, di macchia, e di una prepotente liquirizia dolce oltre alla vaniglia. Snellezza e agilità in degustazione, succoso con ritorni di macchia mediterranea  e un finale abbastanza persistente declinato alla morbidezza.

CAGNULARI 2023 – Isola dei Nuraghi Igt – Vini TraMonti -15.5%

Affina in acciaio, solitamente per 12 mesi, ma per l’annata 2023 i mesi sono stati 16.

Un olfatto imponente da un colore impenetrabile. Note di arancia sanguinella, di frutta rossa matura, di spezie delicate, tra il pepe bianco, la cannella e gli alcaloidi del tabacco.  Il sorso è agile, fresco e balsamico, sottile e di grande eleganza e complessità, con ritorni di frutta rossa e arancia sanguinella, e dotato di un finale persistente e piacevolmente succoso.

In serata, presso l’ex colonia campestre di Sassari, si è svolto un banco d’assaggio con la presenza di quasi una cinquantina di espressioni provenienti dalle tredici aziende. Le ho testate tutte quante, senza riscontrare difetti in nessun vino e con un plus nella comune gestione del grado alcolico, che mai penalizzava la beva. Alcuni fra i migliori assaggi sono stati il Vent 2022 Vermentino di Sardegna di Ledà (a testimonianza della longevità del vitigno), il Cagnulari 2021 Alghero Doc di Cargiaghe, il Pittuleri 2023 Isola dei Nuraghi Igt di Leo Conti (da uve cannonau, cagnulari e monica), il Vermentino di Sardegna 2023 e il Cannonau di Sardegna 2023 di Vini TraMonti (a conferma dello spessore dell’azienda con ogni suo vino), e nell’interessante verticale di 1 Sorso Cannonau di Sardegna proposta da Mario Bagella con gli anni 2014-2015-2016-2018-2019 rispetto ai quali abbiamo particolarmente apprezzato il 2014 e il 2019.

E naturalmente è stata l’occasione per cionfrare tutti assieme.

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Pino Perrone, classe 1964, è un sommelier specializzatosi nel whisky, in particolar modo lo scotch, passione che coltiva da 30 anni. Di pari passo è fortemente interessato ad altre forme d'arti più convenzionali (il whisky come il vino lo sono) quali letteratura, cinema e musica. È giudice internazionale in due concorsi che riguardano i distillati, lo Spirits Selection del Concours Mondial de Bruxelles, e l'International Sugarcane Spirits Awards che si svolge interamente in via telematica. Nel 2016 assieme a Emiko Kaji e Charles Schumann è stato giudice a Roma nella finale europea del Nikka Perfect Serve. Per dieci anni è stato uno degli organizzatori del Roma Whisky Festival, ed è autore di numerosi articoli per varie riviste del settore, docente di corsi sul whisky e relatore di centinaia di degustazioni. Ha curato editorialmente tre libri sul distillato di cereali: le versioni italiane di "Whisky" e "Iconic Whisky" di Cyrille Mald, pubblicate da L'Ippocampo, e il libro a quattordici mani intitolato "Il Whisky nel Mondo" per la Readrink.

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