Troppo spesso l’immaginario collettivo fa riferimento ad un’idea del Primitivo legata all’alcolicità, alla maturità del frutto ed in generale alla prevalenza delle componenti morbide. Diverso è senz’altro l’esempio di Gioia del Colle che con i suoi quasi 400 metri d’altezza e terreni caratterizzati da imponenti banchi di rocce frantumati, favorisce la produzione di vini che senz’altro non appartengono allo stereotipo suddetto.
Molto interessante si è rivelata a questo proposito la visita all’azienda Fatalone organizzata da Nicola Campanile curatore di Radici del Sud, in compagnia del giornalista ed importatore danese Ole Udsen e del giornalista ed agronomo piemontese Maurizio Gily. I vigneti sorgono su un terreno carsico collinare, tipicamente murgiano: argilloso calcareo a medio impasto, dalla natura rocciosa e ricca di minerali. Le terre rosse miste a rocce calcaree e silicee sono presenti in strati sottili su imponenti banchi monolitici ricchi di fossili marini che ne testimoniano le origini.
Si può ipotizzare nel nome della contrada Spinomarino una rievocazione della sua originaria conformazione di prominenza costiera sul braccio di mare, che sommergeva le basse terre circostanti.
Pasquale Petrera ci accoglie spiegandoci la sua filosofia di vinificazione e cosa è la musicoterapia in cantina ed a che cosa serve. Vi rimandiamo al video:
Ecco inoltre il pensiero e la fisofia aziendale spiegata nel sito internet aziendale:
“Consideriamo la vite al pari di un essere umano e le diamo tutto quanto di meglio potremmo desiderare per noi. Attenzioni e cure nella costante amorevole presenza della mano dell’uomo e nel rispetto della tradizione più artigianale; un ambiente fresco e confortevole con insonorizzazione dei locali e temperatura controllata; tranquillità e armonia con la diffusione di musica classica arricchita con suoni della natura, per favorire la micro ossigenazione e l’attività della microflora, presente nel nostro vino naturale, vivo e sensibile alla musicoterapia. Questa è la chiave del nostro successo.
La cura con la quale abbiamo selezionato i terreni ove mettere a dimora i vigneti; l’attenzione di collocarli intorno alla masseria per potervi essere quotidianamente vicino e condurre freschissime le nostre uve in cantina, immediatamente dopo il taglio, preservando così la migliore qualità del prodotto. Questo è il nostro modo di realizzare un vero prodotto a Km Zero. La perizia nello scegliere le barbatelle, il sistema di allevamento e potatura più idonei per le nostre viti; la decisione di lavorare solo ed esclusivamente le proprie uve biologiche autoctone e di imbottigliare l’intera produzione; la determinazione nello scegliere tutto il meglio per il frutto del nostro lavoro anche a costo di continui e grandi sacrifici.
Tutto questo nasce dalla nostra idea che il successo di un vino vada costruito a partire dalle radici della pianta, realizzando produzioni limitatissime, ma di esasperata qualità. Ogni passo viene compiuto con la cura e la sapienza che solo la mano dell’uomo può esprimere. Vogliamo rendere il nostro vino specchio del territorio, del terreno e degli uomini che ne sono artefici.
Nel più profondo rispetto della Natura, abbiamo reso il nostro ciclo produttivo 100% ecosostenibile, attraverso la pratica di agricoltura biologica, senza l’uso di irrigazione e trasformando esclusivamente le uve provenienti dai nostri vigneti che circondano l’azienda. Sfruttando una fonte di energia rinnovabile, il nostro processo produttivo è interamente alimentato da energia solare. Possiamo pertanto orgogliosamente affermare che produciamo un vino biologico a Zero emissioni di CO2 e a Km Zero.
Desideriamo curare direttamente e meticolosamente ogni fase della produzione dalla pianta alla bottiglia, finanche all’ultima tappa della commercializzazione, selezionando personalmente la nostra clientela, che prima di accogliere il nostro prodotto, deve comprendere il nostro spirito e quanto riponiamo in esso.”
Il nome Fatalone deriva dal soprannome del bisnonno di Pasquale, Filippo Petrera. Fatalone nel dialetto locale significa donnaiolo. Filippo Petrera, il Fatalone, faceva colazione con mezzo litro di latte appena munto e mezzo litro di Primitivo e morì alla veneranda età di 98 anni.
Pasquale ci dice che il Primitivo di suo ha il 18/20% di acini disidradati e bisogna accettarlo altrimenti non ci sarebbe maturazione fenolica (nel caso di raccolta anticipata).
Ci spiega inoltre di non poter applicare la musicoterapia anche in vigna per la presenza nelle vicinanze di una base militare da cui partono spesso i caccia dell’aeronautica militare (molto rumorosi).
Da Fatalone si praticano solo fermentazioni spontanee e siamo in presenza di una cantina ecosostenibile. I vini prodotti appartengono alla famiglia dei cosiddetti “vini naturali” senza però la necessità da parte dell’azienda di usare questo termine odioso e fuorviante, anche se ormai diffuso e diventato imprescindibile nel linguaggio del mondo del vino.
Ma veniamo ai vini assaggiati:
Bianco Spinomarino Greco 2018: sentori minerale, di frutta gialla ed erbe aromatiche, con leggero sbuffo alcolico e sapidità. Buona progressione iodata. Ottenuto da 24 ore di macerazione. Ottima progressione. Un Greco non molto acido, a cui non siamo molto abituati, ma che trova comunque una sua dimensione ed un suo equilibrio. 89/100
Gioia del Colle Primitivo 2018: ricordi di frutto croccante, spezie e materia in evidenza ad anticipare una straordinaria freschezza ed una chiusura iodata e quasi marina. Vinificazione solo in acciaio. 93/100
Gioia del Colle Primitivo Riserva 2017: ancora il frutto rosso e le spezie in evidenza insieme a ricordi di carrubba e macchia mediterranea. Un perfetto connubio di freschezza e complessità. Fermentazione spontanea tra 2 e 3 settimane con temperature tra 22 e 28 gradi. Dopo la fermentazione la macerazione prosegue per ulteriori 5 giorni. La malolattica avviene in acciaio. In estate va in botte grande (750 e 1150 litri). Rimane in legno 12 mesi. Un vero e proprio capolavoro. 96/100
Gioia del Colle Primitivo Riserva 2015 (annata attualmente in commercio). La 2016 e la 2014 della Riserva non sono state prodotte (annate più difficili). In evidenza sentori di frutti rossi e agrumi, ottima progressione e dinamicità del sorso e finale di prugne e more selvatiche. Balsamico e marino. 94/100
Giornalista enogastronomico, una laurea cum laude in Economia e Commercio all'Università La Sapienza di Roma, giudice in diversi concorsi internazionali, docente F.I.S.A.R.. Ha una storia che comprende collaborazioni con Guide di settore. Per citare solo le ultime : Slow Wine (Responsabile per la Sardegna edizioni 2015 e 2016), I Vini de L'Espresso (vice-curatore e coordinatore nazionale edizioni 2017 e 2018), I Ristoranti d'Italia de L'Espresso (edizioni dalla 2010 alla 2018). Collabora con le testate: www.lucianopignataro.it , www.repubblica.it/sapori. Ha scritto alcuni articoli sul quotidiano "Il Mattino" e su www.slowine.it. Ha una passione sfrenata per quel piccolo continente che prende il nome di "Sardegna", per le sue terre e per la sua gente.
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