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Vini affinati in Anfora: non solo moda, ma un fenomeno in crescita – La versione di Fattoria Nicodemi

L’affinamento dei vini in anfora, fino a qualche anno fa un fenomeno limitato a pochi produttori, sta prendendo sempre più piede. Si utilizzano anfore di varie dimensioni e si sperimenta anche l’utilizzo di materiali diversi oltre alla tradizionale terracotta.

In una serata conviviale, durante le ultime festività di fine anno, ho avuto l’occasione di assaggiare due vini molto particolari della Fattoria Nicodemi, la cui maturazione e affinamento è avvenuta in anfore di cocciopesto, un materiale oggi raramente usato in ambito enologico, ma che veniva usato nell’antica Roma per la fabbricazione, appunto, delle anfore, delle cisterne e delle “condutture” degli acquedotti, in quanto materiale neutro per eccellenza che assicurava il mantenimento della potabilità dell’acqua.

Le anfore di cocciopesto utilizzate dalla Fattoria Nicodemi

Ancora oggi il cocciopesto è certificato come uno dei materiali più adatti al contatto con alimenti, in quanto privo di cessioni di elementi chimici (es. metalli) verso i prodotti alimentari (nello specifico il vino), cosa non garantita nel caso della terracotta.

La Fattoria Nicodemi è una delle aziende storiche fondatrici del Consorzio Colline Teramane (recentemente incorporato nel Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, presieduto da Alessandro Nicodemi) , nato nel 2003 con l’obiettivo di rivalutare e promuovere i vini del suo territorio, di cui Montepulciano e Trebbiano sono i vitigni principe (a cui recentemente si aggiunto il Pecorino) e in particolare il Montepulciano, per il quale il Consorzio ha ottenuto la denominazione di origine controllata e garantita “Colline Teramane”.

L’azienda conta circa trenta ettari coltivati in regime biologico certificato, in un territorio collinare a matrice calcareo-argillosa, che guarda da un lato la vicina costa adriatica teramana e dall’altro è protetto dal massiccio del Gran Sasso; “location” che garantisce un microclima con forti escursioni termiche, particolarmente vocato alla produzione dei vitigni autoctoni dell’areale, di cui il Montepulciano costituisce il fiore all’occhiello.

Tornando alla nostra serata conviviale, i vini erano il Trebbiano d’Abruzzo Cocciopesto 2021 e il Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Cocciopesto 2021. Una dozzina di commensali, tra cui la metà circa appartenenti al panel di degustatori della testata Vinodabere.it, ha potuto degustare i due vini (insieme ad altri di diverso vitigno e provenienza geografica), di cui riporto le mie impressioni gustative ed una sintesi delle opinioni dei convitati.

Trebbiano d’Abruzzo Cocciopesto 2021

Questo vino, uscito per la prima volta in commercio con la vendemmia del 2017, è frutto della tensione alla ricerca del nuovo e del continuo miglioramento di Fattoria Nicodemi. Si manifesta al naso con una iniziale nota di leggera ossidazione, seguita da sensazioni di mandorle e frutta secca. Al gusto è sapido, equilibrato, con aromi di mela, frutta gialla e un tocco fumé nel finale. I commensali hanno espresso pareri discordanti, relativi soprattutto all’acidità: alcuni hanno riscontrato una carenza di acidità/freschezza nel vino, altri una acidità tagliente. Io l’ho trovato un vino corretto, di una acidità non prorompente ma equilibrata, e di una certa eleganza.

 

 

Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Cocciopesto 2021

Con qualche anno in più di sperimentazione rispetto al Trebbiano, Alessandro ed Elena Nicodemi hanno realizzato la versione affinata in anfora del loro vino più identitario, il Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane. Dico subito che, benché il 2021 sia la sua annata di esordio sul mercato (è stato presentato al Vinitaly 2024), ha riscosso un successo unanime ed immediato tra i commensali; anche i più critici ed esperti assaggiatori del gruppo dei banchettanti ha concordato sulla sua gradevolezza e ottima bevibilità, alcuni proponendo la tesi che l’invecchiamento in anfora (anche se qui si parla di un’anfora diversa dalle altre, ovvero di cocciopesto) si addice particolarmente ai vini rossi e meno ai bianchi. Tesi opinabile – è acclarato che l’uso delle anfore è stato importato in Europa ispirandosi alla tradizione dei vini bianchi georgiani macerati in anfora – ma che fa parte della dialettica che giustamente anima e si sviluppa in questi contesti. Le mie impressioni gustative sono le seguenti: bouquet variegato, spezie in primo piano (noce moscata, pepe nero), sentori di frutti di bosco scuri e macchia mediterranea. Il sorso è vellutato, materico e avvolgente, i tannini morbidi bilanciano l’acidità, emergono ricordi di spezie dolci, more e mirtilli. Il finale è fresco ed armonico.

Fattoria Nicodemi
Contrada Veniglio 64024 Notaresco – Teramo

TEL +39 085 895493
FAX+39 085 8958887
info@nicodemi.com

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Sono un appassionato del mondo del vino, mi piacciono i profumi e i sapori che ogni bottiglia di vino racchiude, le sensazioni e le emozioni che trasmette. Mi piacciono molto anche i distillati, in particolare la grande varietà e specificità del mondo del whisky. Laureato in Fisica, con un passato di marketing manager nel settore Servizi e Innovazione di una società leader di telecomunicazioni, oggi critico enogastronomico per passione. Scrivo di Vino, Distillati ed Olio sulla testata giornalistica Vinodabere (www.vinodabere.it). Collaboro anche con le testate di settore “Luciano Pignataro (www.lucianopignataro.it)”, "Wining (www.wining.it)" ed “Epulae (www.epulaenews.it)”. Giudice per il concorso internazionale Grenaches du Monde. Assaggiatore per la “Guida Flos Olei“ di Marco Oreggia. Ho collaborato per l’edizione 2018 con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso. Sommelier AIS dal 2001, Sommelier AISO dell’Olio e degustatore iscritto all'albo per la Regione Lazio.

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