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Una visita da Quintarelli per comprendere le origini dell’Amarone

Una visita da Quintarelli è, comunque la si metta, un evento speciale, anche per un “non appassionato” di Amarone come me. Sicuramente da diversi anni i miei gusti sono per vini giocati più sull’eleganza che sulla potenza, probabilmente complice l’età che avanza… Ma se mai c’è stato qualcuno in Valpolicella capace di abbinare la potenza con l’eleganza quello è sicuramente stato “il Bepi”, e quindi ecco che avere l’occasione di verificare da vicino l’evoluzione dell’Azienda e dei suoi prodotti rimane un momento di grande fascino ed interesse.

Per la verità questo è stato talmente vero che l’incontro, complice l’accoglienza meravigliosa dei nostri ospiti, ha poi preso praticamente l’intero pomeriggio, facendoci addirittura correre il rischio di arrivare in ritardo all’altro grande appuntamento della giornata, con l’impareggiabile Riccardo Camanini. Ma di questo magari parleremo in un’altra occasione…

Non è la prima volta che incontro Francesco, il nipote di Giuseppe che ha preso un po’ le redini dell’Azienda, sia pure sotto lo sguardo vigile della madre. Il primo incontro è stato quasi cinque anni fa, accompagnando i miei amici fraterni Kathy e Gaël nell’avventura di accreditarsi presso Quintarelli – con l’obiettivo di iniziare a distribuirne i vini a Parigi. Oggi, nella capitale francese, i grandi ristoranti con in lista i vini di Quintarelli sono quasi una decina, tra cui possiamo citare l’Hôtel Bristol, L’Astrance, Joël Robuchon, Yam’Tcha. In cinque anni il volume di bottiglie a Parigi si è praticamente quadruplicato, e potrebbe ancora aumentare se non fosse che la disponibilità dei preziosi flaconi con l’etichetta “scritta a mano” è rimasta assai limitata per tutti… Ora, nonostante il lettore e l’appassionato sia in generale più interessato agli aspetti qualitativi del mondo dei grandi vini, bisogna invece capire che la sfida per il produttore è imposta nel bene e nel male dal volume di produzione, in particolare quando le annate sono difficili, a fronte di una domanda che è sempre più ampia ed esigente. Al contrario di altre realtà italiane, anche supportate dalla pubblicità di nomi altisonanti del giornalismo statunitense, da Quintarelli il volume di produzione dei vini “storici” è sempre rimasto costante, e non sembra esserci l’intenzione di modificarlo in futuro, di conseguenza anche la singola bottiglia di Amarone o Valpolicella fa la differenza in un ordine di diverse centinaia di pezzi.

Bottiglie da mezzo gallone in esposizione

Bottiglie di annate recenti per degustazione

Botti monumentali decorate a bassorilievo

Anche questa volta l’occasione l’hanno creata i miei amici francesi, con la scusa di rinnovare una loro visita di persona al loro unico fornitore italiano. Eccoci allora ancora una volta a Negrar, dopo una pausa lungo la strada per un veloce piatto di ottime tagliatelle al ragù, accolti dal giovane Francesco. I grandi lavori che avevamo intravisto la volta precedente sono terminati da un bel po’ e l’accoglienza è assai cordiale e rilassata. La mia impressione è che Francesco abbia ormai preso una completa consapevolezza del proprio ruolo e che ora conduca i clienti non solo con garbo e attenzione, ma anche con le capacità e la decisione di un ottimo manager. La visita inizia con il giro dei nuovi ambienti, ed in particolare la cantina con le nuove grandi botti ornamentali, degnamente decorate con bei bassorilievi da un’artista locale, con alle pareti le foto e i documenti di famiglia inframezzati da bottiglie storiche. Il luogo, elegantemente illuminato, ben racconta la storia d’amore della famiglia Quintarelli con il vino ed i luoghi della Valpolicella. Sui muri grezzi fanno spicco un Amarone del 1961 e diverse bottiglie degli anni ’60 che nonostante le etichette con l’inchiostro scolorito mantengono intatto il loro fascino e ci fanno sognare assaggi purtroppo proibiti. Proprio qui ho la netta sensazione che Francesco abbia guadagnato una precisa percezione dell’eredità sulle sue spalle e che sia perfettamente consapevole delle difficoltà di mantenere una promessa che dura da decenni.

 

Francesco ci mostra un grappolo di Corvina appassito

 

Francesco ci delizia con i suoi prodotti

 

La bellissima degustazione a seguire ha compreso tutti i prodotti dell’Azienda (Amarone Riserva escluso, date le quantità aneddotiche…), addirittura con qualche bis per confrontare più annate. I vini sono tutti completamente in linea con la gamma di mercato, mantenendosi costantemente nella fascia di qualità più alta. Tutti mantengono uno stile naturale, senza eccessi di concentrazione o di colore, con grande piacevolezza e equilibrio. Già il Bianco Secco è immediato ma non ovvio, con una bella lunghezza e personalità. Il Primofiore è un gioiellino, molto beverino ma misurato, garbato. Passiamo al Valpolicella e qui si sente ancora di più la continuità con il passato, l’equilibrio è perfetto. Il Rosso del Bepi 2008 è un primo passo verso la perfezione, mentre tutte le sensazioni sono invece amplificate nell’Amarone 2011, forse uno dei più grandi vini in assoluto, con componenti dosate in misura millimetrica tra loro, un vino che lascia sempre esterrefatti. Nell’Amarone in generale la volatile è sempre stata di presenza relativamente marcata, ma l’impressione è che negli anni si stia affievolendo, con una sempre maggiore attenzione alla perfezione formale dell’insieme. Francesco ci conferma questa sensazione, ma ci rassicura che l’attenzione è vigile per mantenere un occhio alla tradizione di questo vino monumentale e che quindi difficilmente si faranno modifiche significative in futuro. Buone notizie per gli appassionati, credo, soprattutto per chi acquistando un Quintarelli e spera sempre di ritrovare la sua freschezza ed il suo gusto storico.

Andiamo avanti con l’Alzero, in due annate fianco a fianco, 2008 e 2009. Che intuizione incredibile riportare l’appassimento delle uve tipico dell’Amarone su un’uvaggio bordolese, e ancora una volta nel bicchiere ritroviamo la prova di come sia la terra a fare un grande vino, e non il tipo d’uva… Le due annate mostrano molte differenze, il 2008 più austero ed il 2009 più pronto e completo, almeno in questo momento. Passiamo infine al “dolce”, con un Recioto che sfiora la perfezione e l’Amabile del Cere di un’eleganza folle, sicuramente uno dei miei vini “da dessert” preferiti in assoluto.

Siamo ai saluti… Ancora una volta, il filo conduttore di questo magnifico pomeriggio sono stati la freschezza, l’equilibrio e la finezza, qualità comunque rare in una terra che regala a volte vini un po’ eccessivi, magari di un certo effetto, ma un po’ troppo distanti dall’espressione del territorio che invece abbiamo ritrovato nei calici di oggi. I vini di Quintarelli per storia e tradizione sembrano fatti per sfidare i decenni, con una cura e un livello tecnico che hanno pochi eguali nel panorama italiano, ma che ormai sono ben riconosciuti, non solo oltralpe, ma in tutto il mondo.

 

Nella foto di copertina la Signora Quintarelli, Kathy & Gaël (Chauvet Ets., Paris), il figlio Francesco

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