Fare vino in Siria è già una vera sfida vista l’assenza di una cultura e di infrastrutture legate alla vite, poi il compito è diventato ancora più difficile con lo scoppio della guerra.
La famiglia Saadé trova nelle sue origini la passione per far rivivere gli antichi vigneti d’Oriente creando due cantine tra la Siria (Domaine de Bargylus) e il Libano (Château Marsyas), considerato il paese produttore di vino più antico al mondo.
Utilizzando i migliori vitigni internazionali sia per il rosso (Cabernet Sauvignon, Syrah e Merlot) che per il bianco (Chardonnay e Sauvignon Blanc), ha l’ambizione di evidenziare l’eccellenza del terroir e la logica durevole delle tecniche di coltivazione e di vinificazione nel rispetto della natura.
Dall’inizio del conflitto nel 2011 i fratelli Saadé non sono più riusciti a tornare in Siria e da allora hanno gestito a distanza l’azienda da Beirut.
Oltre gli evidenti problemi di sicurezza, Bargylus da allora ha affrontato un vero e proprio grattacapo logistico: le vendemmie vengono effettuate telefonicamente dai due fratelli.
I campioni dei diversi vitigni vengono inviati in taxi refrigerati che percorrono oltre 200 km per portare dei grappoli nella loro azienda in Libano, per essere degustati e determinare così la data di raccolta per ogni parcella. Durante l’estate scorsa, a causa dell’esplosione del 4 agosto a Beirut, hanno dovuto assaggiare i campioni d’uva in una stanza d’ospedale dopo che Karim e Sandro, insieme al padre Johnny R. Saadé, sono rimasti coinvolti nell’esplosione e dove quest’ultimo è rimasto gravemente ferito rimanendo ricoverato circa un mese in ospedale.
A seconda dell’anno, sono necessari diversi viaggi di questo tipo e a volte il confine viene chiuso o il trasporto viene interrotto. Vengono inviati anche esami di laboratorio all’estero; vengono trovati escamotage per esportare i vini e il percorso compiuto, a volte avviene via mare, a volte via terra ma rimane sempre segreto.
Difficile per chi come loro ha improntato la filosofia azienda sul primato del terroir. Domaine de Bargylus oggi produce circa 60 mila bottiglie all’anno e coinvolge oltre 20 famiglie dei villaggi circostanti e permette a queste persone di rimanere nel loro paese invece di unirsi alle masse di migranti che sono arrvate in l’Europa nell’ultimo decennio.
Per questo i fratelli Saadé non vogliono abbandonare il loro sogno del vino siriano e tutte le fasi di produzione fino all’imbottigliamento avvengono proprio nel mezzo del peggior conflitto del mondo. Una storia di speranza e di dedizione, contro la guerra.