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Toscana – Il Colombaio di Santa Chiara – Vini e virtù della famiglia Logi

I dintorni sono incantevoli, una campagna sconfinata e curata dove la famiglia Logi ha iniziato nel solco della vocazione agricola, per arrivare a un’azienda di 21 ettari vitati e circa centomila bottiglie annue.

Il Colombaio di Santa Chiara si estende tra San Donato (il luogo da cui è partito tutto, negli anni ’50), Pescille, Via Vecchia, Racciano, Cotone, in località Racciano. Siamo nella Toscana forse più bella, nascosta, silenziosa, vicino San Gimignano, noto borgo per le sue numerose torri medievali e patrimonio Unesco.

 

La storia.

La volontà di produrre vino nasce intorno agli anni 2000, quando i fratelli Giampiero, Stefano e Alessio Logi, insieme ai genitori Mario e Franca, hanno deciso di dare vita al progetto “Colombaio di Santa Chiara”. Decisivi gli acquisti del papà Mario, negli anni ’80, la Pieve di San Donato, una chiesa romanica del XII secolo, la sua canonica, un altro fabbricato e i terreni adiacenti. Alessio Logi aveva iniziato a studiare enologia e la spinta dei fratelli e l’appoggio del papà, motore di tutto e oggi ottantenne e ricco di un’esperienza da mezzadro e poi responsabile di una fattoria vicina, sono stati la chiave per realizzare la cantina come è oggi.

La visita di questo luogo non è un semplice cammino nella realtà aziendale, ma un vero viaggio nel tempo che i fratelli raccontano con grande garbo.

Ricordano ancora quando si vendemmiava in un unico grande locale, di 45 metri quadrati con un torchio, solo dopo sostituito da una pressa che sembrava per loro una Ferrari. Si facevano due vasche una di bianco e una di rosso, 300 quintali di vino “un lavoro madornale, si vinificava nei locali dove adesso c’è la cucina. La prima vera cantina. Tutto questo fino al 2012, quando i vini erano già riconosciuti – ci racconta i fratelli Logi”. Erano contadini e come tali sono cresciuti e lavorano ancora adesso con lo spirito di chi ama la terra e vuole salvaguardarla.

Ad oggi una parte è dedicata all’accoglienza che è un vanto del tutto giustificato. Il ristorante, La Cantinetta, curatissimo e seguito da uno chef stellato che però cucina senza pensare alle stelle ma solo allo spirito del luogo. Le stanze moderne e di un lusso che non strilla, in una struttura che nell’anima non è stata modificata. Gli esterni sono atti a momenti di relax e riposo immersi in un verde circostante luminoso e brillante delle vallate vestite di vigneti. Una piscina in travertino si affaccia su un paesaggio ampio e arioso. Ancora esistente la vecchia chiesetta medievale, dove i fratelli da piccoli facevano i chierichetti,  oggi ristrutturata ripropone le sue note originali, a memoria di un tempo passato che non si dimentica. Nonostante i costi e gli sforzi per mantenerla, rimane a disposizione di piccole cerimonie, nel rispetto della sua antica funzione.

Il primo anno in azienda sono state prodotte circa 5000 bottiglie, in una dimensione quasi da garagisti, vendute localmente in qualche ristorante della zona e in azienda.

Da quel momento in poi ogni anno la produzione è andata crescendo fino ad arrivare a circa 90 mila bottiglie già nel 2013. Tutta la famiglia è coinvolta e all’oggi si aggiunge Filippo, figlio di Giampiero, studente di enologia, che ha preso parte alla vita aziendale. Si respira una viva e intensa aria famigliare, tutto scelto e seguito con estremo amore, non è retorica, ma è quello che visitare questi luoghi ci ha trasmesso. I ricordi sono legati al presente, dove ora regnano ordine, eleganza e attenzione per ogni dettaglio. Un tempo si faticava e si lavorava in sinergia, e Mario era davvero il capo, quando anni fa si difese rifiutandosi di vendere alla Coop i vitelli. Irremovibile si tenne il bestiame. Come adesso, del resto, nonostante l’età, si sente in ogni parola dei figli la sua eco, forte e decisa. La famiglia ha il progetto di espandersi e costruire una nuova cantina proprio davanti la proprietà di San Donato.

I vini

I terreni sono costituiti da sabbie del pliocene superiore con argille, ciottoli e ghiaie. Alcuni appezzamenti sono caratterizzati da formazioni più antiche di calcari cavernosi.

Nella proprietà si coltivano: la Vernaccia di San Gimignano (13 ettari), il Cabernet Franc (1 ettaro), il Merlot (1 ettaro) e il Sangiovese (6 ettari).

L’azienda è a totale conduzione biologica. Le vigne hanno un’età compresa tra i cinque e i quaranta anni e sono allevate a cordone speronato.

La vendemmia 2011 è stata la svolta. Si è passati da macerazioni abbastanza spinte a macerazioni più moderate, ed ecco che i vini sono diventati più equilibrati, acidi, freschi, verticali nei profumi e pungenti. Puntare sulla Vernaccia, che viene venduta in un ambito molto locale e turistico, non è stato semplice ma oggi si è vinto, per una denominazione molto piccola (5 milioni prodotte), che arriva anche all’estero.

Il vino base, Selvabianca Vernaccia di San Gimignano Docg, fatta con le uve di tutti i vigneti, rappresenta gran parte della produzione totale, che vede una prevalenza di bianchi. L’annata 2024 rispecchia le caratteristiche della varietà, grazie all’uso di acciaio e cemento, si esaltano le note di freschezza, i sentori di mela, fiore bianco, qualche erba officinale. La sapidità veste tutto il finale del sorso.

Campo della Pieve, Vernaccia di San Gimignano Docg 2023, è frutto di un lavoro sartoriale e vanta una piccola integrazione di uso dell’anfora. Si percepisce qui una parte di frutto più ampia e una ricchezza aromatica piacevole. Un ricco palcoscenico di miele, mandorla e fiore giallo.

L’Albereta, Vernaccia di San Gimignano Docg, Riserva 2022, da un singolo vigneto, 250 metri ed esposizione a est. Si utilizza botte grande dal 2013, soppiantando l’uso della barrique. Fermenta e affina in legno, poi passa in cemento e infine bottiglia. Le sensazioni qui sono citriche, agrumate. Un ottimo vino pulito ed elegante, figlio di una lavorazione attenta, senza diraspatura delle uve per non stressare gli acini che nella varietà hanno una buccia molto sottile.

Campale, Colli Senesi Docg, 2023. Sangiovese in purezza. Vino verticale, dagli ampi sentori fruttati, ricco di acidità, persistente e fresco. Una parte affina in cemento e il resto in legno.

Il Priore, Colli Senesi Docg, 2022, Sangiovese al 90%, e il resto Canaiolo che serve ad arrotondare il sorso. Affina per 18/24 mesi in botti da 10 e 25 ettolitri, risulta un vino complesso e di carattere. Colore molto intenso, le note sono balsamiche, il frutto scuro come la visciola e un cenno di spezie. Il tannino avvolgente e vellutato.

Il Colombaio, Toscana Rosso Igt, 2022, da selezione di uve Sangiovese di San Gimignano, e una piccola parte da un ettaro di proprietà in Radda. I sentori sono per lo più fruttati. Affina in barrique usata e botte. Un vino eccellente, per pulizia ed eleganza. Il sorso ricco di frutto e spezie, tabacco, cuoio. Complesso alla gustativa, persiste sul finale.

Bacicolo, Cabernet Franc Toscana Rosso Igt, 2022, da uve di un singolo vigneto circondato da un magnifico bosco, con esposizioni a nord. Dopo un anno di barrique nuova o di secondo passaggio, va in bottiglia. Un palcoscenico complesso e ampio, al naso frutto maturo verso la confettura, si susseguono erbe aromatiche e spezie (pepe nero e liquirizia), sul finale uno sfondo di cacao in polvere. Una gustativa coerente si apre con sorso pieno e appagante, nota tostata, ritorna il frutto, un finale mentolato lo avvia a una lunga persistenza. Ottimo.

L’esportazione: 60% Italia, 40% Estero dall’Inghilterra agli Usa, oltre a Germania, Belgio, Svizzera, Giappone e Olanda e da qualche anno in Repubblica Ceca, Danimarca, Hong Kong, Lituania e Polonia.

 

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Classe 1976, mi laureo in filologia classica alla Sapienza di Roma. Da sempre appassionata alla storia antica e alle lingue classiche, inizio a scrivere per giornali e testate online fin da molto giovane, occupandomi di costume e spettacoli. Divento prima pubblicista e poi professionista nel 2024, occupandomi di vino dal 2019, quando inizio a curare la rubrica Sulla Strada del Vino insieme al mio collaboratore Massimo Casali. Non ho ancora un blog e scrivo per chi ha voglia di approfondire e capire il vino non solo come consumatore, convinta che questo settore possa aprire scenari e mondi magnifici e inaspettati.

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