Sono passati più di trenta anni dalla prima volta che visitai Tinos. Era agosto, i meltemi non davano tregua e la città si stava preparando a festeggiare Panaghia Evangelístria Tinou. Il santuario, che domina il porto, richiama i fedeli di credo ortodosso da tutto il mondo e allora il turismo, come lo si intende ai giorni nostri, era quasi inesistente.
Sono rimasta molto colpita dal cambiamento ma soprattutto dal fatto che ha mantenuto un’anima selvaggia rurale, autentica. Oltre alle bellissime spiagge, molte delle quali sabbiose, è un’isola ricca di piccoli paesi bianchi incastonati tra i terrazzamenti scavati lungo i fianchi delle colline, per consentire ai contadini di coltivare.
Queste terrazze presentavano colture differenziate: la vite verso il bordo esterno, gli olivi e, tra di essi, gli ortaggi.
La viticoltura è sempre esistita ma solo ultimamente la produzione è stata aumentata e orientata per soddisfare non solo le richieste interne ma anche quelle del mercato estero.
Diverse realtà sono nate e offrono la possibilità di degustare e visitare le vigne, per comprendere al meglio l’unicità di questo territorio greco.
Una scelta ottima è sicuramente stata quella di preferire i vitigni autoctoni e di cercare di recuperare quelli in via di estinzione.
La prima cantina che ho avuto l’onore di visitare è stata T-Oinos, nata grazie alla volontà di Alexandros Avatangelos e Gerard Margeon di far rinascere la vigna in un luogo ricco di formazioni granitiche, dove già era presente 6 mila anni fa. Nel 2002 vengono appunto piantate le prime viti di Assyrtiko, con impianto ad alta densità (10 mila piante per ettaro), scegliendo come metodo di conduzione il gobelet.
Il primo imbottigliamento risale al 2009 e nel 2016 Stéphane Derenoncourt e il suo team si uniscono al progetto T-Oinos.
Passeggiare nel vigneto Stegasta insieme a Thanos Georgalas a 600 metri di altitudine, in una natura selvaggia, dove rocce di granito scolpite dal vento movimentano il panorama, è stata una esperienza davvero unica, un autentico privilegio. I cloni di Assyrtiko e delMavrotragano scelti per gli impianti provengono da Santorini. il portainnesto scelto è l’R110, dato che, nonostante i terreni sabbiosi, bisogna difendersi dalla fillossera. L’altitudine e i venti meltemi consentono lunghe maturazioni e la vendemmia si protrae fino la metà di settembre.
Attualmente la produzione annua si aggira intorno alle 25 mila bottiglie; dei 15 ettari di proprietà solo 8 sono vitati.
Si lavora totalmente in biologico, con minimi interventi in cantina, utilizzando anche pratiche biodinamiche.
Mavrosé 2023 un rosé ottenuto da Avgoustiatis e Mavrotragano, coltivati nei vigneti di Sparvieri e Agios Dimitrios a 400 metri di altezza. Fermentazione alcolica in acciaio grazie a lieviti indigeni che sono stati isolati in laboratorio. Fragola, mora, freschezza e sapidità , ottimo come aperitivo.
Clos Stegasta rosé 2022 nasce da un blend Assyrtiko, Malagousia, mavrotragano e avgoustiatis, presenta un colore rosa pallido molto luminoso. I profumi sono molto eleganti e la nota sapida in chiusura affascina il degustatore.
Clos Stegasta Asyrtiko 2022 nasce nell’affascinante vigneto omonimo.
Fermentazione spontanea in contenitori sia di acciaio che di legno. Viene messo in bottiglia dopo sette mesi di contatto con le bucce. Si evidenziano al naso profumi floreali di biancospino, caprifoglio, agrumi, erbe spontanee, pietra bagnata. Il sorso è estremamente preciso e diretto, con buona acidità e scorrevolezza e un finale che ricorda il sale.
Nelle annate speciali viene prodotto, da uve ulteriormente selezionate, anche Clos Stegasta Asyrtiko Rare: non più di 2 mila bottiglie.
La fermentazione avviene in contenitore di legno e anfore in vetro e il vino viene imbottigliato dopo alcuni mesi dal contatto con le fecce fini.
Anche per il rosso da Mavrotragano esiste la versione Clos Stegasta e Clos Stegasta Rare. Le uve che danno vita a quest’ultimo straordinario vino provengono dalle ripide terrazze del vigneto Rasonas. Dopo la fermentazione in legno (vengono utilizzati in parte grappoli interi), affina 18 mesi in botti da 500 litri. Intrigante complessità aromatica, in cui si riconoscono origano, pepe, mora, cioccolato e una nota balsamica. In bocca la trama tannica è perfettamente integrata, di qualità eccellente e il sorso si prolunga sulle note di elicriso e prugna. Grande potenziale di invecchiamento.
Non lontano da Stegasta, su suoli rocciosi dove trionfa il granito, sono stata accompagnata da Michalis Kontizas e da sua moglie Eirini Dellatola nelle vigne di proprietà della loro azienda, Volacus Winery, a Gardari, vicino al paese di Falatados.
Oltre a coltivare Assyrtiko, Mavrotragano, Malagousia, i coniugi hanno ripreso un’antica varietà a bacca bianca, il Potamisi. La pianta per sua natura, tende a crescere non in altezza, bensì radente al suolo e sembra quasi strisciare: è piuttosto resistente alle condizioni estreme dell’isola di Tinos, ventosa, con molte piogge (500 ml ogni anno) e con nevicate in inverno.
L’azienda, nata nel 2010, è uscita con 700 bottiglie l’anno della prima vendemmia: era il 2015 e la vinificazione è stata fatta in un antico locale di granito in mezzo alle vigne, testimone della cultura vitivinicola fiorente nel passato.
La conduzione è in biologico e per ora solo metà dei 15 ettari di proprietà sono in produzione: nel 2023 sono state prodotte circa 10 mila bottiglie, destinate al mercato locale ma anche Usa, Canada, Olanda e Nord Europa.
I suoli sono prevalentemente composti da sabbie granitiche, con qualche inserto di argilla.
L’assaggio del bianco da Malagousia è molto intrigante e colpisce il naso con delicati sentori di agrumi e frutta a polpa bianca: l’impatto non è violento, come ci si potrebbe aspettare da un vitigno aromatico, ma raffinato e questa stessa caratteristica si ritrova in bocca, che viene a essere completata con una nota quasi salina.
Di grande personalità è l’Assyrtiko 2023 che vola su cenni erbacei, biancospino e pesca bianca, cedro. Fermenta in acciaio e rimane sui propri lieviti, sempre in acciaio per 6 mesi prima di andare in bottiglia.
Colpisce sicuramente l’etichetta, che ritrae un masso di granito: quelle pietre monumentali, chiamate in greco volakes ( da cui il nome della cantina) rendono il paesaggio unico nel suo genere.
Il vino rosé vendemmia 2023 propone un vitigno autoctono il Rozaki che ha una grande piacevolezza di beva, sentori di fragolina di bosco e altri piccoli frutti rossi; buona l’acidità e sorprendente la sapidità che invoglia a un nuovo sorso.
Il rosso da Mavrotragano stupisce prima di tutto perché l’etichetta è diversa: porta una stemma familiare che si ispira ai clan scozzesi, perchè Eirini ha una particolare passione per quel paese. Lo stupore continua all’assaggio: è un vitigno difficile da domare. per la spiccata acidità e per i tannini importanti ( ricorda forse un po’ il Sangiovese?). Un effluvio di prugna, ciliegia, note speziate, liquirizia, lentisco. Il tannino è preciso e addomesticato, tanto da rendere questo vino decisamente appetibile anche d’estate, magari avendo cura di servirlo a una temperatura lievemente più fresca.
Vaptistis Winery ha una bellissima sala degustazione che si affaccia a Nord, creata nel 2021. Siamo vicini a Stemi e proprio intorno a una casa tradizionale per accogliere i piccioni (la cui immagine stilizzata la ritroviamo in etichetta), a partire dal 2012 la famiglia ha voluto riprendere a coltivare le antiche vigne, scegliendo esclusivamente i vitigni nativi cioè Assyrtiko, Malvasia, Mavrotragano e Mavrothiri. Nel 2020 viene messo a dimora anche il Potamisi.
- La degustazione inizia con il blend di Assyrtiko 70% e Malvasia 30 %. Le vigne si trovano a circa 430 metri di altitudine, su terreni sabbiosi. Dopo 20 giorni di fermentazione a temperatura controllata, il Vaptistis white rimane 6 mesi in acciaio sulle fecce, a cui seguono 4 mesi di bottiglia. Vengono inoltre prodotti Antara da Assyrtiko che matura sulle fecce fini 6 mesi, il Potamisi, un espressivo Mavrotragano e Mastroyanni, un vino dolce ottenuto da grappoli di Roditis appassite su graticci per 12 giorni, a cui segue una lunga fermentazione di quasi 40 giorni.
Una bellissima avventura alla scoperta delle cantine dell’isola di Tinos, resa possibile da Haris Papandreou, grande conoscitore di vino, che promuove con passione e professionalità la cultura del vino greco in Italia e organizza ogni anno il Greek Wine Day: l’appuntamento quest’anno con i produttori e i loro vini è per il primo novembre all’Hotel Albani a Firenze.
Medico Psichiatra, stregata da Dioniso, divento sommelier nel 2013, Degustatore Ufficiale nel 2014 e Miglior sommelier della Liguria 2019. Nel 2016 nasce il mio blog wineloversitaly e dal 2018 sono molto attiva sui Social con il profilo @wineloversitaly. Nel 2021 sono la vincitrice del sondaggio proposto da The Fork nella categoria Wine Influencer. Ideatrice e Curatrice della prima guida Social " I vini del cuore" che uscirà a fine 2021. Collaboro come Social media coach con aziende e partners del mondo del vino. Non smetto mai di studiare: ho superato il Wset level 3 con il massimo dei voti. Comunicare il vino con passione e rispetto è il mio desiderio e il mio impegno.
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