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Tenuta Fratini: il respiro alto di Bolgheri tra vigne, arte e ambizione

Il sole sta calando dietro le colline metallifere e il vento, carico di profumo di macchia mediterranea, corre lungo i filari. La luce è dorata, quasi liquida, e rimbalza sulle foglie come su specchi verdi. In lontananza, il mare scintilla appena, ma qui, a oltre 150 metri d’altitudine, è l’aria fresca delle colline a dettare il ritmo della vigna. Davide D’Alterio, responsabile aziendale di Tenuta Fratini, sorride mentre indica un punto preciso del vigneto: “Qui, ogni metro conta. E ogni scelta fa la differenza”.

Bolgheri, terra di icone enologiche, è abituata a nomi che entrano nella leggenda. Ma Tenuta Fratini – fondata nel 2016 dalla famiglia Fratini, già artefice di Tenuta Argentiera – ha scelto una strada meno battuta: quella dell’altitudine, della selezione estrema e dell’incontro tra vino e arte.

Altitudine, luce e precisione

Se l’immagine classica di Bolgheri è quella di vigne a ridosso del mare, Tenuta Fratini sposta lo sguardo più in alto. Qui le notti sono fresche, le giornate luminose, e l’escursione termica può arrivare a 18 gradi, fissando aromi e acidità negli acini. I terreni sono un patchwork di argille rosse, scisti, sabbie antiche e suoli vulcanici.

La mappatura elettromagnetica (EMC) ha permesso di individuare, con una precisione quasi chirurgica, le parcelle più vocate per Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Merlot. La resa è volutamente bassa: solo la metà delle uve raccolte entra in cantina, fermentando in vasche di cemento per parcella e affinando poi in barrique calibrate su misura.

A guidare il lavoro, un team che suona come una superband del vino: Gianni Moscardini, Eric Boissenot, Emiliano Falsini, Xavier Choné e Pedro Parra.

Quando il vino incontra l’arte

La tenuta non è solo un luogo di produzione, ma un museo a cielo aperto. Tra un filare e l’altro si incontrano sculture di Sabrina Ferrari, Monica Antonelli, Polo Staccioli, Camilla Bacherini, Aleandro Roncarà e Josephine Frampton. Opere che sembrano respirare con la vigna, fondendo estetica e natura.

E presto, uno degli edifici storici ospiterà artisti e studenti, creando un dialogo continuo tra arte e viticoltura. Perché per i Fratini, ogni vino è un’opera: ha bisogno di tecnica, ma vive di visione.

Tre vini, tre personalità

Assaggiare i vini di Tenuta Fratini è come entrare in tre stanze diverse di uno stesso palazzo: ognuna ha luce propria, ma la struttura è inconfondibile.

IGT Toscana Clinio 2023 – 52% Cabernet Franc, 45% Merlot, 3% Cabernet Sauvignon
Un porpora profondo che sembra già promettere calore. Al naso, ciliegia croccante, lampone delicato, un tocco di liquirizia e resina. In bocca è scalpitante e goloso, vivo, con un finale nervoso e caldo, tannini fini e una morbidezza che avvolge senza cedere alla mollezza. Il crescendo finale lascia in bocca materia viva. punteggio: 92/100.

Bolgheri DOC Superiore Harte 2022 – 40% Cabernet Franc, 40% Merlot, 20% Cabernet Sauvignon
Porpora vivido, trasparente. Profuma di balsamico e mentolato, con una scia di mentuccia, pepe bianco e l’irresistibile ricordo di un after eight. In bocca ha nerbo e freschezza, una struttura solida e calda, e un finale leggermente amaricante che ne allunga la scia. punteggio: 94/100.

Bolgheri DOC Hortense 2022 – 54% Cabernet Franc, 42% Cabernet Sauvignon, 4% Merlot
Il colore è un porpora vivace. Il naso, complesso, apre con peperone verde cotto e china, seguiti da lavanda, rabarbaro, talco e sandalo. In bocca è pieno ma agile, fresco e salino con misura, elegante e lungo. Il ritorno è marino, con foglia d’ostrica e salicornia, e chiude su note officinali. punteggio: 95/100.

Il lusso della selezione

Pochi vini, mercati scelti: Regno Unito e Svizzera in testa, Asia come obiettivo strategico. Niente certificazioni bio da esibire, ma pratiche di lotta integrata già consolidate. Qui non si rincorre la quantità, ma la firma indelebile della qualità.

E così, tra colline e opere d’arte, vento e mare lontano, Tenuta Fratini sta tracciando una rotta nuova per Bolgheri: meno scontata, più alta, più libera. Una rotta che guarda il mondo, ma non dimentica mai da dove arriva.

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Scritto da

Leonardo Romanelli, fiorentino, superate nozze di diamante con la vita, ha un lavoro difficile da descrivere, visto che ne racchiude tanti: ha deciso da tempo di voler fare il moderno Anton Ego, critico gastronomico modello “Ratatouille”, seduto nelle tavole di ristoranti di tutta Italia. Da sempre si occupa anche del vino, che insegna a degustare e lo presenta in eventi pubblici, oltre ad avere insana passione per le arti, che coltiva con passione sfrenata, da quella dell'insegnamento a quella del teatro con incursioni musicali e televisive, senza scordarsi della sua vera attività, professore alla scuola alberghiera e docente in Master Universitari. Organizzatore di eventi gastronomici ad ampio raggio, come i pellegrinaggi a tema alimentare o le session di cuochi che si fanno convincere a partecipare ad eventi imperdibili, riesce, non dormendo quasi mai, ad essere scrittore curioso, cronista del gusto. Ha scelto con gioia di passare le sue giornate a tavola o in cantina, attività che volge con piacere inaudito. Ultima attività messa in ponte è quella di artista performer per eventi legati al vino, con la presenza di sue opere di riciclo creativo.

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