Alcune cose sono inscindibili: l’azzurro e il mare, il pane ed il salame, il Nebbiolo e il Piemonte.
Già, perché il Nebbiolo, vitigno autoctono a bacca nera – delicato, a maturazione lenta (può arrivare fino a novembre ed essere vendemmiato tra le nebbie) – è il vitigno piemontese per antonomasia, quello che ogni appassionato dovrebbe subito legare al suo territorio più vocato. Generalmente, il suo nome viene accostato alle sue più rilevanti espressioni, Barolo e Barbaresco – nomi a dir poco mitici. Ma Nebbiolo significa anche molte altre produzioni che sempre più i wine lovers italiani stanno imparando a conoscere. Sotto il cappello del Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte vengono raggruppate ben 10 Denominazioni di Origine (2 delle quali DOCG – Gattinara, Ghemme). In questa zona il Nebbiolo si sposa con altre varietà locali, la Vespolina e l’Uva Rara su tutte.
Dalla straordinaria ricchezza del panorama vinicolo dell’Alto Piemonte, arrivano alcune fra le più interessanti interpretazioni produttive di questo splendido vitigno conosciuto principalmente per i superbi vini rossi da invecchiamento: oggi, con il Nebbiolo, si producono interessanti vini spumanti e delicatissimi vini rosati, cosa impensabile fino a poco tempo fa. È proprio questo il caso del Fenrose, prodotto da Poderi Garona, vino ottenuto da un taglio di Nebbiolo, Vespolina e Uva Rara, dallo splendido colore rosa tenue e piacevoli profumi di agrumi e frutti del sottobosco, una garanzia in abbinamento con crudi di pesce marinato e crostacei. Da sogno pure il Boca DOC 2013.
Altro tema molto interessante da approfondire è quello relativo alla genesi geologica di queste zone comprese tra le province di Biella, Novara, Vercelli e Verbano Cusio Ossola: la ricchezza di minerali in queste aree è infatti influenzata dal Supervulcano della Valsesia, esploso circa 300 milioni di anni fa. In aggiunta è bene ricordare come fino ad un passato geologicamente recente tutta la Pianura Padana fosse ricoperta dagli oceani, spiegando di fatto come questi territori sono – invero – ricchi anche di argille, limi e sabbie marine. Oggi il Sesia Val Grande Geopark è stato riconosciuto dall’UNESCO.
La zona del Boca DOC è ricca di porfidi rosa con molti minerali e ricchi di scheletro, conformazione più simile alla sponda vercellese del Sesia che non a quella novarese di appartenenza geografica. I vini sono decisamente freschi e hanno colori vivaci, brillanti, con tannini eleganti e gentili. Cascina Montalbano è una piccolissima realtà eccellente. Il suo Nebbiolo proviene da un’unica vigna di 1 ettaro, un autentico cru di questa affascinante denominazione, affronta una macerazione di 20 giorni e viene affinato in legno per 2 anni. Olfatto etereo e al tempo stesso delicato, intrigante, bocca equilibrata per una splendida interpretazione di un territorio che necessita di essere valorizzato di più.
A Brusnengo (BI) ha sede un’altra piacevole realtà scoperta durante questo Taste Alto Piemonte. Si tratta dell’azienda Noah, nemmeno 5 ettari e 3 vini prodotti. Andrea e Giovanna pongono la massima attenzione sia alla produzione, sia alla comunicazione dei loro prodotti. Mi colpisce l’etichetta disegnata a partire dal tracciato di una foglia di vite, a sottolineare il legame con la terra ed il suo frutto – sobria e di impatto. Vini molto equilibrati, il Lessona DOC 2014 è caratterizzato da una tanto piacevole quanto persistente acidità. Al naso, unito ai decisi sentori di sottobosco e fiori maturi, tanti ricordi minerali. Affronta 20 mesi di affinamento in botte e altrettanti in bottiglia.
Sempre nel biellese, per la precisione a Cossato, si trova l’azienda Castello di Castellengo che lavora seguendo le tecniche tradizionali della zona. Il Castellengo 2012, Coste della Sesia DOC Nebbiolo, è potente, elegante, fine e persistente. Amarena e ciliegia sotto spirito dominano il profilo aromatico, il gusto è lunghissimo. Un vino capace di emozionare.
Come viene anche riportato in un commento postato sulla pagina Facebook dell’azienda, chi dice Bramaterra (DOC prodotta tra Biella e Vercelli) dice Antoniotti. Il suo Bramaterra DOC 2015, ottenuto seguendo il taglio tipico adottato nella denominazione (70% Nebbiolo, 20% Croatina, 7% Vespolina, 3% Uva Rara) affronta 3 settimane di macerazione e 3 anni di affinamento. È un vino dal tannino molto presente anche se mai invadente, con un naso deciso e senza la nota floreale tipica del Nebbiolo – probabilmente a causa dell’annata, caldissima e quasi siccitosa.
Chiudo parlando del matador del mio pomeriggio enoico al Castello Sforzesco di Novara, il dott. Rovellotti, che mi guida in un percorso emozionante raccontando – diretto e affabile – i vini che produce nella sua azienda a Ghemme (www.rovellotti.it). Sono rimasto estasiato dal Ghemme DOCG 2013 riserva Costa del Salamino, vino destinato a grandi cose e grandi invecchiamenti. Il tannino – deciso e presente – è l’elegante protagonista di un prodotto splendido, ammaliante, che ti invita a tenere il naso nel bicchiere per molto tempo.
In conclusione, Taste Alto Piemonte è una manifestazione da inserire sicuramente nell’agenda delle manifestazioni enoiche di riferimento esprimendo un mondo fatto di cultura contadina e prodotti vitivinicoli di eccellenza.
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