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Petra – L’Evoluzione di una Visione Enologica nella Costa Toscana

Nata nel 1997 da una visione pionieristica di Vittorio Moretti, la cantina Petra è stata inizialmente concepita con l’ambizione di creare un’espressione vinicola ispirata al modello bordolese, perfettamente integrata nel paesaggio della Costa Toscana. Questa visione, che ha portato alla realizzazione di una cantina architettonicamente imponente tra il 2001 e il 2003, segna oggi una fase di profonda evoluzione. Petra non è più solo un’azienda che “esce dalla sua adolescenza”, ma un punto di riferimento che ridefinisce l’identità dei “vini di taglio bordolese” del territorio, elevandone autenticità e tipicità.

La nuova direzione è guidata da un principio fondamentale: “quando il luogo prende il sopravvento sul modello”. Questo non significa abbandonare la vocazione originaria, ma esprimerla attraverso il prisma del terroir, riconoscendo il profondo carico epigenetico, quella memoria silenziosa che la terra infonde alla vite. È questa eredità invisibile che permette ai vini attuali di Petra, pur nascendo dai medesimi vigneti di vitigni bordolesi, di essere un’espressione più autentica del luogo che del modello. I risultati sono vini più territoriali, succosi, freschi, con richiami marini e balsamici, vibranti, capaci di interpretare il blend bordolese con una sensibilità mediterranea distintiva.

“Petra è nata come un progetto ambizioso, con una cantina concepita come uno château contemporaneo,” ha dichiarato Vittorio Moretti, Presidente di Terra Moretti. “Oggi, dopo oltre 25 anni di lavoro e investimenti, sono felice di vedere riconfermata la vocazione originaria di Petra, arricchita da una nuova profondità territoriale.” Questa evoluzione è il frutto di un lavoro collettivo che ha saputo valorizzare le fondamenta poste in passato. Il Professor Attilio Scienza, con Edoardo Costantini e Lizio Bruno, ha guidato la zonazione iniziale oltre vent’anni fa, le cui indicazioni hanno orientato la piantumazione dei vigneti. Su questo solido patrimonio si innesta oggi la visione strategica di Andrea Lonardi, supportato da Massimo Tuzzi (CEO della holding) e dall’intero team, per affrontare un futuro che posizionerà Petra tra le grandi cantine internazionali.

Nel percorso di Petra, il capitale umano gioca un ruolo centrale, e figure come Marco Simonit sono fondamentali. Simonit, riconosciuto esperto di potatura e gestione del vigneto, incarna un approccio “umanistico” alla viticoltura. Il suo lavoro si concentra sulla comprensione profonda della fisiologia della vite per preservarne la vitalità e la longevità. Vittorio Moretti ha riconosciuto in lui un’energia e una vibrazione uniche, capaci di ispirare la visione futura del progetto.

L’apporto di Simonit si riflette nell’architettura della pianta, un concetto cruciale per il “vin de lieu”. Mentre in passato le forme delle viti erano spesso standardizzate, a Petra si cerca di dare “sfogo alle piante”, incoraggiandole a sviluppare un’architettura dinamica nel tempo. Questo significa passare da forme come il Guyot ad altre, come l’alberello o la parete, a seconda delle esigenze specifiche del vigneto e dell’obiettivo enologico. L’approccio di Simonit non impone una forma univoca, ma permette alle viti di esprimere al meglio il loro carattere in relazione al suolo e al clima, una ricerca che richiede tempo e lavoro quotidiano, contribuendo a far crescere non solo le piante ma l’intero territorio.

delineato un piano strategico pluriennale, orientato alla qualità, alla sostenibilità e all’identità. Le azioni principali includono:

  • Un’approfondita Site Evaluation dei 100 ettari vitati, con vinificazioni e affinamenti per singola parcella.
  • Un’evoluzione stilistica in cantina, volta a esaltare la bevibilità e a reinterpretare il taglio bordolese.
  • Un focus culturale su pedologia, climatologia e architettura della pianta, per una lettura più consapevole e profonda del paesaggio viticolo.

Per definire la propria identità, Petra ha strutturato una chiara gerarchia di vini, ispirata alla tradizione bordolese:

  1. Hebo: Il vino di base, un ingresso diretto e territoriale nel mondo Petra.
  2. Quercegobbe: Il “secondo vino”, che incarna un equilibrio perfetto tra struttura e freschezza.
  3. Petra: Il “primo vino”, la vetta espressiva del progetto, sintesi di visione, selezione e profondità.

Questa trilogia rappresenta il pilastro del percorso enologico della cantina, basato sulla coerenza stilistica e sulla valorizzazione delle “vigne di luogo”.

Il territorio di Petra si estende dai 30 ai 400 metri sul livello del mare. A queste altitudini si trova Montebamboli, un’area su cui Terra Moretti ha deciso di investire. Qui, suoli acidi, ghiaie galestrose e arenacee, ricche di minerali, danno vita a vini freschi, agili e multidimensionali. Montebamboli incarna l’istinto pionieristico di Vittorio Moretti e rappresenta un contributo significativo nella sfida ai cambiamenti climatici, offrendo un “balcone” unico sulla Costa Toscana.

La filosofia di Petra si fonda su tre concetti chiave:

  • Indulgenza: Accettare il passato e il “doppio animo” della Costa Toscana, che include sia il carattere selvatico della bassa Maremma che l’eleganza “country chic” di Bolgheri. Esistono specificità di suolo e clima, ma anche elementi comuni che creano un legame territoriale.
  • Distintività: I vini della Costa Toscana si caratterizzano per una componente fruttata rossa scura e agrumata (arancia e mandarino), note balsamiche di macchia mediterranea (timo e lavanda), un profilo succoso dato dal mix di tannino, acidità e gusto agrumato, e un carattere ematico-ferroso derivante dai suoli. Sono vini con tannini dalla grana “masticabile” e una notevole longevità.
  • Progressione: L’accettazione del passato e la profonda lettura del territorio permettono di guidare l’evoluzione dei “figli del Sassicaia” verso un’identità di Costa Toscana fatta di autenticità e tipicità, attraverso una distintiva espressione territoriale.

A conferma del suo ruolo centrale nella definizione di una nuova identità mediterranea del vino, Petra ospiterà nel maggio 2026 la seconda edizione del Simposio sui Vini del Mediterraneo, dopo il successo della prima a Perelada. L’evento riunirà le eccellenze vinicole del Mare Nostrum con l’obiettivo di promuovere la qualità, valorizzare l’identità e stimolare il dialogo tra tradizione e innovazione. Il programma, curato da un comitato consultivo internazionale, includerà degustazioni, tavole rotonde, masterclass e momenti di confronto professionale, con un forte focus su formazione, ricerca e sostenibilità.

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Leonardo Romanelli, fiorentino, superate nozze di diamante con la vita, ha un lavoro difficile da descrivere, visto che ne racchiude tanti: ha deciso da tempo di voler fare il moderno Anton Ego, critico gastronomico modello “Ratatouille”, seduto nelle tavole di ristoranti di tutta Italia. Da sempre si occupa anche del vino, che insegna a degustare e lo presenta in eventi pubblici, oltre ad avere insana passione per le arti, che coltiva con passione sfrenata, da quella dell'insegnamento a quella del teatro con incursioni musicali e televisive, senza scordarsi della sua vera attività, professore alla scuola alberghiera e docente in Master Universitari. Organizzatore di eventi gastronomici ad ampio raggio, come i pellegrinaggi a tema alimentare o le session di cuochi che si fanno convincere a partecipare ad eventi imperdibili, riesce, non dormendo quasi mai, ad essere scrittore curioso, cronista del gusto. Ha scelto con gioia di passare le sue giornate a tavola o in cantina, attività che volge con piacere inaudito. Ultima attività messa in ponte è quella di artista performer per eventi legati al vino, con la presenza di sue opere di riciclo creativo.

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