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MASSIMO CARLOTTO E IL CALVADOS: dal sidro al lettore

Ospite di Pallini, sponsor di “Nero di seppia & Giallo limoncello”, progetto organizzato e moderato dall’autrice e giornalista Federica Fantozzi che lega l’intervento di scrittori di genere giallo o poliziesco a delle cene presso il winebar Trimani, abbiamo partecipato alla presentazione del recentissimo libro “Danzate su di me” di Massimo Carlotto, pubblicato dalla casa editrice Sem del gruppo Feltrinelli. Quattro storie con protagoniste delle donne che scontente e amareggiate dalla vita tirano le somme.

Massimo Carlotto nasce a Padova, ed è un giornalista, sceneggiatore, fumettista, ma soprattutto uno scrittore con una quarantina di libri all’attivo. A lui dobbiamo il personaggio di Marco Buratti, anch’egli di Padova e detto l’Alligatore (a settembre per la casa editrice Einaudi uscirà il decimo romanzo che lo vede protagonista), il quale scontati sette anni di carcere per un crimine non commesso, diviene un originale detective privato, innamorato del blues e del Calvados. Del distillato di sidro normanno, come è noto agli amanti dello scrittore (sono colpevole d’essere fra costoro), l’autore è un grande cultore e, abbiamo scoperto la sera che l’abbiamo incontrato, un fine esperto.

Estremamente cortese, garbato e molto disponibile ha accettato di conversare con lo scrivente e infine di rispondere a qualche domanda per la testata Vinodabere, a proposito del suo distillato preferito.

 

Gustave Flaubert, Raymond Queneau, Marcel Proust, Georges Simenon, gli scrittori celebri che hanno amato e menzionato il Calvados nelle loro opere sono normanni o comunque di lingua francese: come sei giunto a prediligere questo distillato agli altri, che rammento citi fin dal tuo primo libro (Il fuggiasco del 1994), ha a che fare con la tua permanenza in Francia?

Sì, ma non solo. Ho assaggiato il Calvados per la prima volta in Normandia ed è stato amore a prima vista. La scelta di citarlo nei romanzi nasce però come omaggio al Maigret di Simenon.

A mio parere, alcuni grandi distillati hanno una imponente forza evocativa. Sappiamo che quando scrivi parti sempre da una storia, possibilmente di cronaca, ma ti è mai accaduto che assaporare un Calvados ti abbia aiutato a sviluppare dei dialoghi o l’intreccio di un racconto?

L’intreccio no, nel senso che lo pesco sempre nella cronaca, ma per le sfumature nei dialoghi è stato spesso un aiuto.

Che cos’è che ti affascina nel gusto del Calvados e hai il ricordo di uno in particolar modo memorabile, o tieni traccia dei tuoi migliori assaggi?

Dopo anni di degustazioni, ho imparato che i Calvados più pregiati tra i vari profumi e sapori vantano la frutta secca, il tabacco e il cacao. Ricordo la prima volta che ho assaggiato un vero Vénérable (un Calvados Pays d’Auge prodotto da Roger Groult con una selezione di distillati di almeno 18 anni di maturazione) in Francia a casa di un lettore. È uno dei pochi assaggi di cui conservo memoria perché mi ha completamente cambiato l’approccio al distillato.

Come sai esiste la tipologia Domfrontais che prevede l’utilizzo fino al 30% di pere. A me piacciono e li trovo anche più longevi. Tu che ne pensi, li apprezzi?

Molto. A fine pasto con dolci al cucchiaio profumati li considero particolarmente adatti.

Esulando dal Calvados ci sono altri distillati che ami?

Cognac e Armagnac. Ma da veneto non tradisco la grappa (ma deve essere veramente di qualità).

Dalle opere di Massimo Carlotto sono stati tratti alcuni film. Probabilmente il più noto è Arrivederci amore, ciao (dal romanzo omonimo) per la regia di Michele Soavi, con Alessio Boni, Isabella Ferrari, Michele Placido, lo straordinario Carlo Cecchi, e il recentemente scomparso Antonello Fassari. Nel libro a un certo punto si menziona il whisky scozzese Lagavulin e abbiamo scoperto un ulteriore interesse dello scrittore anche per altre distillerie che fanno uso della torba nella fase dell’essiccazione del malto.

Al termine della cena, per ringraziarlo d’averci regalato tante emozioni nel corso degli anni, gli abbiamo consegnato un Calvados da condividere assieme: un vintage da una singola botte del 1976, con 47 anni di maturazione, imbottigliato da Eric Bordelet (ritenuto il più grande produttore di sidro in circolazione, ottenuto a partire da una trentina di varietà di mele coltivate in biodinamica) nel suo Château de Hauteville.

Di questo nettare a 44%, non filtrato, distillato a colonna e acquistato da Bordelet dal suo mentore Patrice Delaunay (Bordelet preserva nella sua cantina rare botti di Calvados vintage) rilasciamo qualche fugace impressione, inebriati come eravamo dal clima della deliziosa serata.

È docile, con note di miele, buccia di mela, mela caramellata, cannella bruciata, torta di mele, prugne secche e marron glacé. Un bouquet delicato integrato da una leggera nota di cuoio e di madia di legno smaltato.

Ingresso leggermente alcolico, pienamente confortevole, caldo e persistente, complesso e polposo, con sensazioni di astringenza di mele verdi succosamente acide, e di varie spezie che si palesano nel suo lungo e intenso finale, di cardamomo e noce moscata. Straordinaria la sua beva che invita a compiacersene ancora, e ancora, e ancora…

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Pino Perrone, classe 1964, è un sommelier specializzatosi nel whisky, in particolar modo lo scotch, passione che coltiva da 30 anni. Di pari passo è fortemente interessato ad altre forme d'arti più convenzionali (il whisky come il vino lo sono) quali letteratura, cinema e musica. È giudice internazionale in due concorsi che riguardano i distillati, lo Spirits Selection del Concours Mondial de Bruxelles, e l'International Sugarcane Spirits Awards che si svolge interamente in via telematica. Nel 2016 assieme a Emiko Kaji e Charles Schumann è stato giudice a Roma nella finale europea del Nikka Perfect Serve. Per dieci anni è stato uno degli organizzatori del Roma Whisky Festival, ed è autore di numerosi articoli per varie riviste del settore, docente di corsi sul whisky e relatore di centinaia di degustazioni. Ha curato editorialmente tre libri sul distillato di cereali: le versioni italiane di "Whisky" e "Iconic Whisky" di Cyrille Mald, pubblicate da L'Ippocampo, e il libro a quattordici mani intitolato "Il Whisky nel Mondo" per la Readrink.

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