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Mare e Vitovska – Vitovska in Morje 2024: l’età della ragione

Diciotto anni di Mare e Vitovska – Vitovska in Morje, rassegna organizzata dall’Associazione dei Viticoltori del Carso-Kras e dedicata al vitigno autoctono del Carso triestino, goriziano e sloveno: se l’età della maturità, o della ragione, è quella di giudizio, dirittura e responsabilità, essa è stata in realtà già raggiunta da anni. Il giudizio è, ancora una volta, convintamente positivo, la dirittura è la stessa di sempre, le responsabilità felicemente assolte nei calici e nel riscontro di partecipazione. Nulla di nuovo, quindi? Tutt’altro: ogni edizione fornisce puntualmente nuove ragioni di passione e soddisfazione; non bastasse questo, dell’incanto della sede – il Castello di Duino – non si può mai essere paghi.

Tra le varie e rinnovate ragioni della passione per la Vitovska, una è per me la sua essenza di vino mediano: da un lato, lei non strizza l’occhio a straordinarie ovvietà, tendenze e inconsistenze del degustificio di massa e di moda; dall’altro, non aspira a stupire e blandire, non è vino da numeri, coccole e follie. È l’asse di simmetria della figura, tutto sommato semplice, che descrive i nostri gusti. Ha naturale equilibrio ed essenziale eleganza, nessun orpello, nessuna ridondanza. Tutto questo va assai bene perché, diceva un saggio, in alto ci attende la follia e in basso la noia. Con la Vitovska, vino baricentrico, siamo nel giusto mezzo.

Lei è semplicemente buona nelle sue diverse interpretazioni e lo è straordinariamente in tre o quattro di queste, siano esse opera di metodici o estrosi, di sostenitori della bianchitudine o di quelli della macerazione più o meno prolungata. Un’altra ragione della nostra passione per la Vitovska è, infatti, la sua variazione sul tema della tipicità in quel senso che così bene espresse Nicola Bonera nell’edizione di due anni fa nel corso di una degustazione di annate giovani, produzioni di mani e matrici diverse: ne risultò una tipicità affatto diversa da quella mono-espressiva del tratto marcante e uniforme, che è il venerato feticcio del venerando feticista varietale; piuttosto, emerse il segno di una versatile identità, motivo peculiare che può variare di mano in mano e di anno in anno, ma che sempre ricorre e distingue.

Roberto Filipaz

Due anni e due edizioni dopo, ecco una nuova degustazione: a guidarla è il Vicepresidente AIS Friuli-Venezia Giulia e Cavaliere della Vitovska, Roberto Filipaz, che offre una ragione ulteriore per appassionarsi alla Vitovska; e, prima ancora, un affaccio sentimentale sul prodigio: il Golfo di Trieste al tramonto, il giardino del castello, la scagliosa bianchezza delle falesie e le rovine di Castel Vecchio dalla terrazza della Sala Rossa, quella del fortepiano al quale sedé Franz Liszt. Il sentimento, quindi, prima della ragione: venendo comunque a questa, stavolta si è trattato dell’evoluzione nel tempo attraverso sette vini di annate vecchie e da tre diversi areali: Prepotto (Frazione di Duino-Aurisina), Sales (Frazione di Sgonico) e il Breg; zona, quest’ultima, forse meno nota ai cultori alloctoni e alla più corriva divulgazione. Una sorta d’altro-Carso. È il declivio dell’altopiano, contraddistinto dal terreno marnoso-arenaceo (flysch) e quindi non assimilabile a quello calcareo delle altre due zone.

La degustazione.

  1. Vitovska 2014 – Bajta (Sales). Annata difficile anche qui. La vendemmia ha avuto luogo nella prima decade di ottobre con uve in parte botritizzate. Vinificazione in bianco e affinamento in acciaio. Naso giovanile e di media intensità con fiore di limone in primo piano, fiori passi, nocciola e ananas candito sullo sfondo. Molto sapida e ancora fresca al palato, di buon nerbo e vivace progressione. Sviluppo aromatico improntato ad agrumi ed erbe aromatiche con finale che vira su idrocarburi e delicati cenni ossidativi. Buona persistenza.
  2. Vitovska 2015 – Zahar (loc. S. Antonio in Bosco, S. Dorligo della Valle, Breg). Vinificazione in bianco per la prima Vitovska prodotta in purezza. Note molto intense di frutta gialla matura, gelatine, frutta secca, panforte ed erbe amare. Al naso onusto di maturità fruttata fa riscontro un sorso di eminente, tracciante sapidità che supplisce alla freschezza risolta e regola la dinamica gustativa, caratterizzata da note di frutta matura, curcuma, eucalipto e cera.
  3. Vitovska 2013 – Škerk (Prepotto). Da una delle due cantine di Prepotto che avrebbero potuto ispirare Jules Verne (per l’altra vedere il N° 7). Vendemmia nell’ultima decade di settembre e macerazione a tino aperto con 3-4 follature al giorno fino a fine fermentazione, svinatura, 1 anno in botte grande. Nitide note di frutta bianca e gialla, acqua di fiori, tisane, fieno greco. Apre al sorso con una presa di sale e procede lento con chiari rimandi a frutta da guscio, miele, cera e spezie dolci, armonici e persistenti. Sviluppo corale, ordinato, lunghissimo e grande persistenza con coda lieve di mandorla.
  4. Vitovska 2013 – Kocjančič (S. Dorligo della Valle, Breg). Vinificazione in bianco di uve provenienti per circa la metà da vecchi vigneti del Breg. Fermentazione con lieviti selezionati (le fermentazioni spontanee inizieranno con la 2015). Riscontri olfattivi di pera matura, pesca gialla, dulce de leche e ginestra. Il sorso è di presa gentile, pieno e sapido, la sensazione minerale è viva e durevole e introduce un finale dissetante con ricordi di miele, frutta matura, radice di liquirizia e sale.
  5. Vitovska 2012 – Skerlj (Sales). Annata equilibrata. Vendemmia manuale, fermentazione spontanea in tini aperti con ripetute follature al suo attenuarsi (dopo 10-12 giorni), quindi svinatura e sosta biennale in legno grande. Assemblaggio della massa un mese prima dell’imbottigliamento. Naso serio, di misurata ma ampia espressività che accenna a susina, cera, radici, petricore, osmanto. Nitida impressione tattile, tensione sapida e presenza gustativa ingenti, sviluppo di compostezza allineata a quella dell’olfatto, graduale e articolato, di pregevole equilibrio.
  6. Vitovska 2005 – Grgič (Padriciano, vigneti a S. Dorligo della Valle, Breg). Il vino più vecchio della serie offre il ricordo sommesso delle freschezze erbacee e di frutta bianca di un tempo, qui evolute in pot pourri, cola, miele amaro e frutta secca, conservando in profondità note di mandorla. Al sorso è ancora incisiva la presenza sapido-minerale, che fa da traino per lo sviluppo regolare, piano, articolato come in una scala minore. Finale con cenni equorei, eterei e di frutta secca.
  7. Vitovska 2007  – Zidarich (Prepotto). Dall’altra cantina che varrebbe una nuova versione del Viaggio al centro della terra, una diciassettenne d’austera eleganza. Diraspatura, fermentazione spontanea e macerazione sulle bucce in tini aperti per un mese, con più follature giornaliere; quindi svinatura e sosta in botti da 15 ettolitri per 2 anni. Imbottigliamento senza filtrazioni e chiarifiche. Snella, essenziale, energica. Bouquet di grande equilibrio, soffuso nelle note e ampio in estensione con albicocca, pesca e pera mature, aneto, erbe fini, camomilla, fieno greco e miele. Il palato riflette il naso e aggiunge una poderosa trazione sapida-minerale, che attraversa il sorso intero e lo chiude in un lunghissimo diminuendo.

E il racconto non finisce qui: a breve altri articoli con altri assaggi e visite.

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È legittimo estrapolare dal discorso delle scienze un'immagine del vino che corrisponda ai miei desideri? Boh. Nato in un'annata problematica del mio vino del cuore, dopo attenta valutazione delle soluzioni per ovviare a questo frustrante retaggio, eureka! Ho avuto tre figli in annate da non meno di quattro stelle.

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