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Le Pievi: Montepulciano ritrova la sua memoria

Il Nobile di Montepulciano non è mai stato un vino timido. Da secoli accompagna la storia d’Italia con l’orgoglio un po’ scontroso dei grandi toscani: sempre pronto a farsi valere, mai disposto a svendersi. Eppure, ogni tanto anche le vecchie querce sentono il bisogno di una nuova gemma. Così nasce la “Pieve”, tipologia che nel 2025 ha trovato finalmente cittadinanza ufficiale.

Non è un’invenzione di marketing, ma il frutto di una lunga riflessione collettiva: scavare nel territorio, riportare in superficie le sue antiche pievi – già citate nei catasti leopoldini – e affidare loro il compito di dare un nome e un volto ai diversi caratteri del Montepulciano. Dodici pievi, dodici anime, dodici declinazioni del Prugnolo Gentile: dal rigore di Gracciano alla solarità di Valiano, dal respiro balsamico di Cervognano alla verticalità di Valardegna.

Il disciplinare non scherza: vigne di almeno quindici anni, Sangiovese all’85% minimo, completato solo da vitigni storici come Canaiolo, Mammolo, Colorino, Ciliegiolo. Resa contenuta, tre anni di maturazione, con legno e bottiglia a scandire la pazienza. Non un vino per chi ha fretta, ma per chi ama attendere e cogliere le sfumature.

Alla manifestazione “A Tavola con il Nobile” abbiamo potuto assaggiare le prime Pievi, annata 2021. L’impressione generale? Eleganza più che potenza, bevibilità più che muscoli: vini che parlano la lingua di oggi senza dimenticare il dialetto dei padri.

Le degustazioni

POLIZIANO – Le Caggiole 2021
Rubino vivo, lucente come pietra preziosa. Al naso una sinfonia minerale, con frutti di bosco che si intrecciano a mentuccia e viola. In bocca corre con slancio: peso giusto, tannino maturo e levigato, acidità che vibra come corda di violino. Nel finale, un lampo di arancia sanguinella a dare sapore e freschezza. 94

VALDIPIATTA – Cerliana 2021
Colore rubino più quieto. Profumo di ciliegia e susina, con tocchi tostati. Bocca carnosa, quasi masticabile, tannino fitto e deciso, che ancora deve distendersi. Non lunghissimo, ma con materia da scolpire negli anni. Da attendere con pazienza. 88

LE BERNE – Cervognano 2021
Rubino brillante. Naso che indugia sulle spezie prima di concedere ciliegia e fiori (rosa e viola), con balsamicità in sottofondo. Bocca rotonda, rilassata, con acidità vivace e tannino granuloso che ricorda l’argilla. Giovane e dolce nel finale: promette evoluzione. 91

TENUTA DI GRACCIANO DELLA SETA – Gracciano 2021
Rubino un po’ dimesso. Al naso incenso e frutto maturo. Bocca di sostanza, piena, con tannino vellutato ma austero, quasi severo, a segnare la cadenza. Grana interessante, che potrà farsi cremosa col tempo. Finale ampio, di carattere. 90

TALOSA – Le Grazie 2021
Colore porpora appena accennato. Al naso ha il passo dell’“old style”: ciliegia sotto spirito, prugna, confettura di more, poi balsamico. Un po’ dissonante all’inizio, ma in bocca ritrova equilibrio: fresco, nervoso, succoso, con tannino gessoso che lo rende vigoroso. Finale lungo e saporito. 92

LE BERTILLE – San Biagio 2021
Rubino intenso e deciso. Naso classico: violetta fresca, ciliegia matura, un tocco di sangue e terra, con richiami di sottobosco. Bocca morbida all’attacco, acidità ben calibrata, tannino presente ma plastico. Il finale non brilla, ma resta onesto e sincero. 87

IL MOLINACCIO – Valardegna 2021
Rubino chiaro, trasparente. Bouquet complesso: liquirizia, ciliegie essiccate, pot-pourri di fiori, traccia minerale. In bocca ha polpa generosa, trama integrata, scorrevolezza naturale. Solo un accenno di austerità tannica nel finale, ma la bevibilità è superba. 93

TRE ROSE BERTANI – Valiano 2021
Vino fresco, croccante, di temperamento giovanile. Naso aromatico di erbe (timo, maggiorana), frutti rossi croccanti (ribes, melograno), accento pepato. Bocca sottile, agile, con tannino leggero: non punta all’estrazione, ma alla bevibilità. Manca l’allungo, ma conquista con vitalità. 91

Una nuova pagina per il Vino Nobile

Il Vino Nobile di Montepulciano, prima Docg d’Italia, con le Pievi aggiunge un tassello che lo riporta alle radici. Non si tratta solo di disciplinare, rese o percentuali: è un ritorno alla geografia storica, alle comunità che per secoli hanno custodito il territorio.

Dodici pievi – Ascianello, Badia, Caggiole, Cerliana, Cervognano, Gracciano, Le Grazie, San Biagio, Sant’Albino, Sant’Ilario, Valardegna e Valiano – come dodici apostoli di un credo enologico che guarda indietro per andare avanti.

In bottiglia non c’è soltanto vino: c’è la volontà di dare voce a un paesaggio, a un patrimonio di suoli e microclimi che merita di essere raccontato. Le Pievi, insomma, sono la memoria del Montepulciano che si fa calice. E ogni sorso è un piccolo ritorno alle origini.

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Scritto da

Leonardo Romanelli, fiorentino, superate nozze di diamante con la vita, ha un lavoro difficile da descrivere, visto che ne racchiude tanti: ha deciso da tempo di voler fare il moderno Anton Ego, critico gastronomico modello “Ratatouille”, seduto nelle tavole di ristoranti di tutta Italia. Da sempre si occupa anche del vino, che insegna a degustare e lo presenta in eventi pubblici, oltre ad avere insana passione per le arti, che coltiva con passione sfrenata, da quella dell'insegnamento a quella del teatro con incursioni musicali e televisive, senza scordarsi della sua vera attività, professore alla scuola alberghiera e docente in Master Universitari. Organizzatore di eventi gastronomici ad ampio raggio, come i pellegrinaggi a tema alimentare o le session di cuochi che si fanno convincere a partecipare ad eventi imperdibili, riesce, non dormendo quasi mai, ad essere scrittore curioso, cronista del gusto. Ha scelto con gioia di passare le sue giornate a tavola o in cantina, attività che volge con piacere inaudito. Ultima attività messa in ponte è quella di artista performer per eventi legati al vino, con la presenza di sue opere di riciclo creativo.

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