La partecipazione come giudice ad un concorso internazionale è sempre una bella esperienza che arrichisce attraverso il confronto con vini e giudici provenienti da tutto il mondo; la sesta edizione del Concorso Mondiale della Grenache: Grenaches du Monde, svoltosi in terra catalana da pochi giorni (abbiamo già parlato su Vinodabere delle medaglie assegnate: link), ha visto a confronto vini prodotti in tutto il mondo con i vitigni omonimi appunto della Grenache: Garnacha o Garnatxa in Spagna, Cannonau in Sardegna, Tai rosso in Veneto, Gamay del Trasimeno in Umbria, Granaccia in Liguria, Bordò nelle Marche, Alicante in Toscana.
La dinamica del Concorso prevede che ogni giudice assaggi e valuti solo una piccola parte dei vini che partecipano (quest’anno in totale circa 800) ma durante i 3 giorni della manifestazione ci sono tante occasioni per assaggiare anche molti altri dei vini presentati.
Ovviamente alcuni dei vini assaggiati alla cieca durante i lavori della giuria sono stati poi premiati sulla base della valutazione media ma io vorrei raccontare alcuni degli assaggi che più mi hanno impressionato durante le tre giornate in degustazione libera, quindi dando spazio non solo alla valutazione tecnica ma anche al gusto personale e alla piacevolezza di qualche abbinamento sperimentato in “diretta”.
Insomma le “MIE” personali medaglie d’oro, davvero vini che, anche su segnalazione di qualche altro giudice “complice”, mi hanno colpito e che voglio segnalare senza dare voti ma diciamo pure tutti over 90!
La Bisbetica 2016 – Madrevite
Cominciamo con una versione in rosato del Gamay del Trasimeno, un vino magari non perfetto dal punto di vista tecnico ma che trasmette grande personalità e vitalità: profumi di spezie e di frutti rossi, ma è l’assaggio che convince con succosità e freschezza che bilanciano bene una struttura non proprio esile: caratteristiche che vengono esaltate in abbinamento con del coniglio alla cacciatora.
Bordò 2014 – Valter Mattoni
La “Roccia” picena (questo è il soprannome di Valter) ha sfornato un vino davvero con tanto carattere: naso di fruttini rossi con un accenno di volatile che non disturba, spezie e fiori rossi secchi, poi un ingresso gustativo irruento e quasi rustico ma con così tanto gusto e lunghezza che si cerca subito qualcosa con cui fare abbinamento per tornare al riassaggio.
Alicante 2016 – Ampeleia
L’espressione del vitigno stavolta proviene dalla Maremma, dove l’impronta di Elisabetta Foradori si sposa con un territorio non facile se si cerca l’eleganza: in questo caso il vino sembra davvero cesellato e rivela dopo un bouquet di profumi di fiori rossi e spezie orientali, una bocca di grande finezza ed eleganza, in cui le componenti morbide non prevaricano e giocano un ruolo di secondo piano, garantendo una beva trascinante ed un finale lunghissimo che si sposa bene anche con cibi semplici.
Baione 2014 Cannonau di Sardegna – Cantina Trexenta
Espressione di vigneti antichi in zone alte, questo cru della Cantina di Trexenta, rivela un naso davvero peculiare: la macchia mediterranea, che i francesi chiamano Garrigue, qui prende i profumi del mirto e del cisto, in bocca il vino, ancora giovanissimo, convince con ricchezza ed equilibrio: è lungo e il finale rivela un tannino di buona tessitura ma qui il richiamo al cibo è davvero irresistibile: un arrosto ovino o un formaggio stagionato potrebbe fare al caso nostro.
Furvus 2014 Montsant – Vinyes Domenech
Anche un vino catalano proveniente dalla provincia di Tarragona (DO Montsant ) ha catturato la mia attenzione: qui siamo in presenza di un assemblaggio con un 20% di Merlot, allevato ad una quota di circa 500 metri s.l.m. su terreni calcarei. Sentori di frutti rossi sono evidenti fin dal primo assaggio, senza mai eccedere in maturità o in dolcezza. Equilibrio che si mantiene anche nel finale, con note agrumate e rinfrescanti.
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