In prossimità del Lago di Caldaro in Alto Adige, un Castello si erge su una delle colline che lo circondano. È la sede di un azienda vinicola che intreccia la sua storia tra bellissime vigne e una famiglia di nobile lignaggio.
Il Castello
Parliamo di Castel Sallegg, la cui origine risale al 1500, e della Tenuta ad esso annessa. Di proprietà nel lontano 1851 dell’arciduca Ranieri d’Austria, viceré di Veneto e Lombardia e oggi del Conte Von Kuenburg che lo ha ereditato dalla mamma, la principessa di Campofranco.
L’azienda oltre ad avere nobili origini vanta una storia enologica di tutto rispetto, si pensi che la cantina vecchia, posta a svariate decine di metri sotto terra, vanta circa 800 anni di età e permette grazie ad una temperatura del tutto costante di affinare le 140 barrique e tonneau di vino rosso che vi dimorano stabilmente.
È il Conte Von Kuenburg ad accoglierci insieme all’enologo della cantina Matthias Hauser e grazie a loro possiamo vivere un’esperienza che in alcuni momenti ci trascina in un passato affascinate e sontuoso.
Essendo giunti con il buio vedremo le vigne soltanto il giorno dopo, ma lo spettacolo sarà di pari livello a quello fornito dal Castello, perché si mostreranno a noi incastonate lungo le pendici delle colline declinando fino alle calme acque del Lago di Caldaro.
Il clima è ideale per la viticoltura, con un altitudine che oscilla tra i 230 m e i 550 m, garantendo un microclima che non ha eguali e permette alle uve un’ottimale maturazione ed una evoluzione aromatica ideale.
” la Storia è importante per l’azienda, ma non ci nascondiamo dietro di essa”
Queste parole evidenziano il pensiero del conte von Kuenburg che appena ne assume il controllo dà inizio ad una fase di evoluzione e crescita, lasciando le vecchie metodologie per passare a tecniche più moderne. Negli ultimi 2 anni si decide di integrare le uve provenienti dai 30 ettari di vigneti di proprietà, con quelle acquistate da conferitori selezionati della zona, portando la produzione a 160.000 bottiglie annue. Ma l’obiettivo è di raggiungere nei prossimi 10 anni 250.000 bottiglie e per questo si è alla ricerca di nuovi conferitori e nuove terre da poter annettere al patrimonio aziendale.
La valorizzazione del Pinot Bianco è stato è stato uno degli obiettivi che l’azienda si è prefissata sin dal 2007, perché questo vitigno è rappresentativo dell’intero territorio e le vigne del Preyhof, poste a 550 metri sul livello del mare permettono a questo vitigno di esprimersi al massimo, in modo da divenire il vino di punta.
Una piccola verticale dei vini provenienti da questo vitigno, grazie a diverse annate del Pinot Bianco “ Pratum” , ci ha aperto gli occhi sulle dimensioni qualitative di questa azienda.
Ecco i vini sottoposti alla nostra attenzione:
Alto Adige – Pinot Bianco 2007
Una bottiglia che ha dato all’azienda gioie e dolori. Dolori perché in questo anno si era deciso di intraprendere un percorso innovativo,quello del tappo al vite, per l’Italia, riguardo l’imbottigliamento, anticipando di un paio di anni un altro importante produttore dell’Alto Adige: Tiefenbrunner. Purtroppo il mercato non ha recepito con favore questa scelta, e così nel 2008 si è tornati al tappo di sughero. Ma il 2007 rivela che quella scelta non era poi così sbagliata con note di pesca e frutta secca ancora ben sorrette da una buona acidità e un finale lungo di mela e pietra focaia. (nel 2007 ancora il Pinot Bianco non aveva nome di fantasia)
Alto Adige – Pinot Bianco Pratum 2012
Grande profondità e sapidità per un vino in cui spiccano note di lavanda, frutta secca e susina, finale persistente di pompelmo e mandorla amara.
Alto Adige – Pinot Bianco Pratum 2013
Sensazioni di frutta matura anticipano morbidezza e lunghezza gustativa. Un finale speziato e persistente completa il quadro organolettico.
Alto Adige – Pinot Bianco Pratum 2014
In evidenza note di susina matura e spezie. La progressione agrumata e minerale anticipa un finale di mandorla e frutta secca.
Alto Adige – Pinot Bianco Pratum 2015
Anteprima assoluta, uscirà forse ad Aprile 2018. Nella sua gioventù mostra un buon potenziale, con note fumé, di pesca e balsamiche al centro dell’assaggio seguite da un lungo finale roccioso e speziato.
I vigneti di Bischofsleiten, si trovano sulle rive del Lago di Caldaro e godono di ottima esposizione. Il tipo di allevamento è la pergola tradizionale, che permette la protezione delle sottili bucce degli acini. La Schiava Gentile dà vita a un vino che stupisce per la grande bevibilità e succosità. Due sono le annate che abbiamo assaggiato:
Alto Adige – Lago di Caldaro Scelto Classico Bischofsleiten 2015 – (Schiava Gentile 100%)
Note floreali di rosa ci introducono ad un vino succoso e speziato di grande beva, con un finale agrumato molto intrigante.
Alto Adige – Lago di Caldaro Scelto Classico Bischofsleiten 2016 – (schiava gentile 100%)
Spezia ed agrume in evidenza, grande equilibrio, complessità e morbidezza, un finale persistente di macchia mediterranea per un vino che bene rappresenta la tipicità del vitigno.
Passiamo ad assaggiare un altro vino rappresentativo dell’azienda, il Moscato Rosa, altro esempio di eleganza che è la cifra dei vini aziendali:
Alto Adige – Moscato Rosa 1994
Tanta ricchezza con note di albicocca, datteri spezie e china in evidenza. L’assaggio evidenzia una freschezza inaspettata con un finale lunghissimo di agrume e fragola.
Alto Adige – Moscato Rosa 2001
Albicocca, miele, geranio, agrume, introducono ad un assaggio complesso e succoso con un finale lunghissimo di pera e fiori rossi.
Alto Adige – Moscato Rosa 2012
Note floreali con rosa e geranio in evidenza, anticipano freschezza, persistenza, ed un bellissimo finale di frutti rossi di bosco.
Alto Adige – Moscato Rosa 2014
A dispetto di un’annata perfino troppo fresca il vino presenta note di frutta matura dove spiccano pesca e fragola. Non tutte le ciambelle riescono col buco, ma l’eccezione conferma la regola.
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