Non poteva scegliere location migliore Caterina Dei titolare della Cantina Dei di Montepulciano, per presentare le nuove annate dei suoi vini.
Nel palazzetto ubicato sulle sponde del Tevere “The First Musica“, prima con l’aperitivo sulla bellissima terrazza panoramica “Alto“, da dove la vista del Centro Storico di Roma garantisce un atmosfera che non ha eguali, poi con la cena all’Oliva Restaurant, si sono potuti assaggiare vini di assoluto spessore.
Si è iniziato con il Bianco IGT Martiena 2021, che con le sue note floreali e fruttate (agrume), e la sua beva che rivela freschezza ed eleganza, ci introduce in un clima informale e rilassato, durante il quale Caterina ci ha illustrato la storia della sua azienda.
Il tutto inizia nel 1964 quando Alibrando Dei, nonno di Caterina, sceglie di acquistare i terreni di Bossona e di impiantarvi il primo vigneto. Inizialmente si vendevano le uve e solo nel 1985, si decise di produrre la prima annata di Vino Nobile di Montepulciano firmata dalla famiglia Dei. Non c’era ancora la cantina, così nei primi anni fu presa in affitto nel centro di Montepulciano. Era l’inizio di un percorso che piano piano avrebbe coinvolto tutta la famiglia, tanto che Caterina, da sempre appassionata di musica, e convinta che il suo futuro sarebbe stato nel mondo dell’arte, ne è stata pian piano risucchiata, divenendone oggi l’emblema.
Il sogno del papà, ottenere vini di altissima qualità in una cantina moderna e sostenibile, ha pian piano preso vita, tanto che oggi la cantina è dotata di un impianto geotermico, garantendo un microclima interno costante e di un grado di umidità ottimale. Se a questo aggiungiamo una gestione dei terreni in perfetto rispetto dell’ambiente, possiamo comprendere i grandi sforzi fatti in questa direzione dalla famiglia Dei.
La struttura sembra strizzare l’occhio a quel mondo dell’arte così caro a Caterina, caratterizzata da un’ ingresso con una rampa circolare in travertino, che scende nel cuore della terra disegnando una chiocciola per richiamare le conchiglie fossili che, assieme all’arenaria calcarea, caratterizzano il terreno su cui cresce il vigneto più rappresentativo: Bossona.
La cantina assomiglia a un tempio: il tetto, sempre in travertino è realizzato a cassettoni e supportato da importanti colonne. Le ampie vetrate della zona di imbottigliamento e confezionamento si affacciano a un piazzale che richiama la forma di un anfiteatro e rende imponente tutto quello che si sta facendo.
Ma torniamo ai nostri assaggi, Caterina , coadiuvata da Rosanna Ferraro, ci invita a provare gli altri vini aziendali all’interno del ristorante per cercare di carpirne le caratteristiche ma anche le loro versatilità nell’abbinamento.
Iniziamo la nostra cena con un Croccante di coda alla vaccinara a cui viene sapientemente abbinato il Rosa 2021 da uve Sangiovese.
Un applauso lo merita il rosato, che scaturisce da un desiderio di Caterina del 2019. Prodotto in appena 6.000 bottiglie (che vista la qualità riteniamo veramente poche), rappresenta la sfida lanciata al mondo sulla versatilità del Sangiovese.
Profumi fruttati e floreali anticipano un sorso dove la sapidità la fa da padrona sempre ben sostenuta da una spalla acida, con un finale su ricordi di mandorla amara che spinge più e più volte al riassaggio. Ci ha positivamente stupito la sua capacità di sostenere appieno questo piatto romano ricco anche se magistralmente rivisitato.
Siamo poi passati al Vino Nobile di Montepulciano 2018 DOCG, a cui è stato abbinato un Carpaccio di Manzo Parmigiano e senape. Il vino con suoi profumi di frutta rossa e spezie accompagnato da freschezza e un bel tannino, ci fa intuire le sue grandi potenzialità, ma abbiamo notato che quel rosato, lasciato in un bicchiere che ha pian piano raggiunto una temperatura più elevata, sostiene il piatto in modo eccellente, tanto da mettere ai nostri occhi in secondo piano il Nobile.
Ci viene portato il piatto che più caratterizza il ristorante dove siamo ospiti, lo Spaghetto Oliva, dove diverse varietà di olive arricchiscono di sapori uno spaghetto che a prima vista potrebbe apparire semplice. Viene, in questo caso, abbinato uno dei vini più rappresentativi dell’azienda, il vino Nobile di Montepulciano Riserva Bossona 2016 DOCG , tre anni in tonneau e uno in bottiglia prima di andare in commercio, che scaturisce solo da uve Sangiovese nate in un terreno che rappresenta appieno il territorio. Imponente sin dall’avvicinarsi del bicchiere al naso, con profumi di ciliegia e spezia che si intrecciano con note scure, l’assaggio ne evidenzia tutta la sua maestosità con una ricchezza ben sostenuta dal un tannino vivo a cui si accompagna anche tanta freschezza. Un vino destinato a durare nel tempo. Un vino troppo importante da associare allo spaghetto, peccato che il loro connubio non ci abbia dato nuove emozioni.
Continuiamo con un Filetto in salsa di pepe verde, mi sorge il dubbio che con il piatto precedente fosse stato invertito l’abbinamento, no nulla di errato, Caterina ha voluto farci una sorpresa, l’assaggio del Nobile di Montepulciano Madonna delle Querce 2017 Doc. Il vino che ha voluto dedicare al “babbo” Glauco, figura di riferimento della sua vita affettiva e lavorativa. In una vigna “la Piaggia” di appena 1,5 ettati, ricca di sabbia, argilla e roccia, completamente circondata dal un bosco che riesce a mitigare la temperatura in annate molto calde come la 2017, e piantata nel 2005 , trovano dimora i vitigni di Sangiovese. Un’unica botte da 30 ettolitri per questa annata, appena 3.600 bottiglie che dà vita ad un vino che glorifica appieno il “babbo” di Caterina.
Ci mostra tutto se stesso sin dall’inizio con note di mirtillo, lampone e spezie che pian piano lasciano spazio ad una nota finale di cioccolato amaro. Un tannino elegante accompagna il sorso che risulta ricco e vivace, per terminare con sentori fruttati di estrema piacevolezza.
Terminiamo con una fuori menu che lo chef del ristorante ha proposto in onore dell’azienda DEI: l’Ovomisù, una personale interpretazione del classico tiramisù , una forma sferica che racchiude il concetto del classico Tiramisù, dove il Vinsanto sostituisce il classico caffè.
Lo potremmo definire una perfetta integrazione tra cibo e vino, entrambi si sostengono con egual forza, creando il perfetto connubio che genera emozioni forti in chi lo assaggia e quel Vinsanto di Montepulciano, che rimane nei caratelli appena 4 anni, destinato a dare una nuova interpretazione di questo classico della tradizione toscana, riesce ad esaltarsi e a trovare una sua identità ben precisa.
Ha fondato Vinodabere nel 2014. Laureato in Economia e Commercio specializzazione mercati finanziari, si è dedicato negli ultimi dieci anni anima e corpo al mondo del vino. Vanta diverse esperienze nell'ambito enologico quali la collaborazione con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso (edizioni 2017 e 2018), e la collaborazione con la guida Slow Wine (edizioni 2015 e 2016). Assaggiatore internazionale di caffè ha partecipato a diversi corsi di analisi sensoriale del miele. Aver collaborato nella pasticceria di famiglia per un lunghissimo periodo gli garantisce una notevole professionalità in questo ambito.
Aggiornamenti continui sul mondo dell'enogastronomia