Partendo dai fondamentali, dire o scrivere in generale della Sicilia, anche ammettendo che lo si possa fare, esporrebbe i più al rischio di incorrere in viete banalizzazioni. In pochi ci sono riusciti e, curiosamente, tra questi alcuni erano stranieri che nell’isola si sentirono di casa: vi fu, ad esempio, quello che non invidiava a Dio il Paradiso, essendo ben soddisfatto di vivere in Sicilia. Conciso e suggestivo. Più tardi, un noto viaggiatore in Italia, non italiano, ne scrisse con uguale capacità di rappresentazione ed evocazione, in tono appena più solenne:
Italien ohne Sizilien macht gar kein Bild in der Seele: hier ist erst der Schlüssel zu allem.
(“L’Italia senza la Sicilia non produce nello spirito alcuna immagine: è solo qui che si trova la chiave di tutto”)
In seguito, venne anche quello che tutti considerano il padre della psicoanalisi. Parlando la medesima lingua del noto viaggiatore in Italia, si espresse rispetto a questi con parole più disimpegnate: invaghito della classicità, viaggiò in lungo e in largo per l’isola e trasse proprio da templi e altre vestigia classiche l’ispirazione per mettere a sistema i suoi appunti e pensieri sul complesso edipico. Ebbene, per lui la Sicilia fu semplicemente un’indicibile goduria.
Come esiste una Sicilia generale e proverbiale non ridotta a luogo comune, rappresentata propriamente da pochi – soprattutto siciliani, si pensi a Bufalino, Sciascia, Camilleri – e quindi assai lontana dal convenzionale belletristico-turistico-pubblicitario di lumìe, carretti e coppole, così ne esistono molte particolari, tutte molto diverse l’una dall’altra. Isole nell’isola. Così è nei paesaggi, nei dialetti, nelle architetture o in uno qualsiasi degli innumerevoli accidenti combinatori che mescolano gli elementi greco, latino, saraceno, normanno, spagnolo, italiano. E non solo: una di queste isole nell’isola è, infatti, il più antico tra gli insediamenti albanesi in Italia, ovvero Contessa Entellina. Sondando più a fondo tra i particolari, proprio qui troviamo i primi impianti di un’azienda che sarebbe in seguito assurta a prestigio indiscusso in Sicilia e oltre; un’azienda, infatti, da anni universalmente nota nel mondo degli enofili – e forse anche in quello dei lettori di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: si tratta di Donnafugata, nata nel 1983 ma da radici che attingevano a una storia ben più lunga, ovvero quella della famiglia Rallo di Marsala e del suo vino. Proprio nelle cantine storiche della famiglia, a Marsala, si scelse di dare sede alla nuova azienda, che nel tempo si è sviluppata fino a contare quasi 500 ettari nelle tenute di Pantelleria, di Vittoria e sull’Etna, oltre a quella già citata di Contessa Entellina.
La trattazione di Donnafugata su Vinodabere è ricorrente e ha il suo momento culminante nella degustazione, di cadenza annuale, di un’ampia selezione delle nuove annate. Le cinque rassegne precedenti, che potete rinvenire ai link qui sotto, ripercorrono con dovizia di particolari la storia dell’azienda, la sua fondazione e l’evoluzione nel tempo, nonché i risultati del suo lavoro, da noi studiati e apprezzati nell’ultimo quinquennio nella sua ricchezza e varietà:
2024: I VINI DI DONNAFUGATA: un’isola intera racchiusa nella terra del Gattopardo (link)
2023: Sicilia – Donnafugata: la perfetta sintesi di eleganza, colori e profumi di una terra unica (link)
2022: DONNAFUGATA – Una delle più Grandi e Storiche Cantine Siciliane i cui Vini rappresentano un’eccellenza del Made In Italy (link)
2021: Sicilia – Le nuove annate dei vini di Donnafugata (link)
2020: DONNAFUGATA – UNA DELLE PIÙ GRANDI E STORICHE CANTINE SICILIANE DOVE SONO NATI VINI MITICI, VINI DA “MILLE E UNA NOTTE” (link)
Le rassegne precedenti segnano il punto di partenza e il percorso per arrivare a questo sesto, appassionato capitolo del nostro studio e del nostro apprezzamento. Buona lettura.
Contessa Entellina
- Sicilia DOC Vino Spumante Bianco Brut Metodo Classico 2020 (Chardonnay, Pinot Nero).
Frutta ed erbe in copia a comporre il brioso bouquet: alle variegate note agrumate, col pompelmo in bella mostra, e a quelle più gialle, grasse e dolci di banana, pesca matura e ananas, si accompagna un filo verde di menta e verbena. Crosta di pane, mollusco e conserve di pesce sullo sfondo. Al sorso è fresco, animato dalla bolla vivace e cremosa: si apre, come all’olfatto, nel segno degli agrumi, evolve ripercorrendo la grassezza e la carnosità della frutta gialla, quindi le stempera nella vena nettante, sapida e fresca del finale.
- Contessa Entellina DOC Chardonnay Chiarandà 2022.
Bouquet e sviluppo gustativo fedeli al tipo dello Chardonnay solare, stiloso, generoso: mela golden, fico d’india, arancia, mirabella, vaniglia e timo in evidenza, nocciola e burro d’arachidi a complemento. Sapidità e ricordi di pasticceria e tostature siglano ingresso e progressione, regolano le risonanze della fase olfattiva – frutta matura e candita (arancia, ananas), caramello salato – e risaltano nel finale.
- Sicilia DOC Grillo Passiperduti 2024.
Strizza l’occhio a Borgogne periferiche e Loire posteriori con pietra focaia e ardesia extraterritoriali; quindi, pompelmo, mela verde, verbena, salvia, salicornia, ginestra. Essenziale al palato che è tutto sale, per giunta molto fresco e ritratto nello sviluppo aromatico, misurato, ciononostante agile alla beva e appagante per la nitida traccia sapida in persistenza e la coda citrina.
- Sicilia Bianco DOC Vigna di Gabri 2023 (Chardonnay, Catarratto, Inzolia, Viognier, Sauv. Blanc).
Il bouquet compendia pompelmo, pesca bianca, foglia di pomodoro, salvia e la nota pungente del gin composti a morbidezze di miele e cenni a effetto di kerosene e affumicatura. La bocca è molto sapida e ferma sulla stentorea, acuta freschezza degli agrumi, nervosa, ritrosa. Merita riposo e un nuovo assaggio tra qualche anno.
- Terre Siciliane IGT Tancredi 2020 Ed. Dolce e Gabbana (Cab. Sauv., Nero d’Avola, Tannat e altre).
Note preminenti di frutta scura matura e in composta, tabacco, cacao, liquirizia e grafite. Sorso caldo, avvolgente e aggrappante con tannini radenti e amaricanti, denso di frutta matura. Struttura ingente, progressione lenta, finale molto caldo e lungo.
- Sicilia IGT Mille e Una Notte 2020 (Nero d’Avola, Petit Verdot, Syrah e altre)
Naso centralizzato su mirtillo, mora di gelso, tabacco e liquirizia imperiosi e densi; a corredo, spezie scure, sottobosco e tostature. Sorso avvolgente e caldo, ingenti tanto la dote e la consistenza di frutto scuro, quanto i richiami speziati di ginepro, curcuma, mirto e macis. A siglare il finale fitti tannini amaricanti che ricordano tè gunpowder e liquirizia.
Etna
- Etna Bianco DOC Sul Vulcano 2022 (Carricante, saldo di altre uve n.d.).
Pulizia e linearità contraddistinguono il quadro olfattivo certamente sobrio ma tutt’altro che scialbo, un intreccio ordinato di sottigliezze: fiori bianchi, pompelmo, cetriolo, cenere, ardesia, ostrica. La sapidità, immediata e incisiva, dona tensione e lunghezza, guida la progressione gustativa ed esaurisce aperture ed espressioni di un vino ancora umbratile e ritroso al palato, che poco concede oltre ad accenni e allusioni, fiori e spezie. Un vulcano quiescente, a differenza del suo.
- Etna Rosso DOC 2022 Sul Vulcano (Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio).
Naso accattivante, garbato e avvolgente per ricchezza, varietà e composizione di sottigliezze: ribes rossi e neri, mora di gelso, marasca, petricore, ghisa, ardesia, timo, bacche di ginepro, menta. A fronte di tanta ampiezza, tanta profondità dello spettro olfattivo, al palato è figura piana e dritta, essenziale e risoluto nella presa, dai tannini morbidi e infusi e, per contraltare, scabro nella traccia minerale che attraversa tutta la progressione ed è più eloquente della freschezza, che è di retroguardia. Spariglia le premesse nel finale apparentemente scarno e quasi tagliente nella sensazione “sassosa”, nella sapidità infusa e liquescente, sorprendendo poi per la sublimazione dolce delle delicate, persistenti note finali di bacche rosse, confettura di rosa canina, fragola, karkadè e anice stellato.
- Etna Rosso DOC Contrada Montelaguardia Fragore 2021 (Nerello Mascalese).
Le aperture si fermano all’olfatto con mirtillo, mora, cacao, tabacco e una complessa dote speziata scura. Al sorso è contratto, arroccato sull’istanza di tannini affilati e incisivi, serio e scuro anche nelle aperture, poche e amaricanti: armellina, radici, ginepro, terra.
Vittoria
- Vittoria DOC Frappato Bell’Assai 2023.
Rubino brillante e limpido di grande effetto, aperto invito ad abbordare senza indugi il calice e apprezzare il ribes e la fragola golosi, il variegato bouquet di rosa gallica, iris e violetta, l’impressione sommaria e anticipata di freschezza e croccantezza. Fresco e croccante, infatti, si affaccia e mantiene al palato procedendo di piglio e agilità tra richiami floreali-fruttati, definizione aromatica e la dosata sensazione calorica in crescendo. Sviluppo ammodo e finale a programma: soavità, fragranza, misura, equilibrio.
- Cerasuolo di Vittoria DOCG Floramundi 2023.
Rubino intenso dai riflessi violacei, vera mimesi del suo appellativo. Al naso mora di rovo, marasca, fragola, lavanda, carne cruda e un compendio floreale di rose e iris. Al palato è asciutto, fresco e aggraziato, di buona tensione e pregevole definizione aromatica che si risolve in un finale allegro con spirito – quindi un vino alla Haydn – col frutto in evidenza, fiori e lavanda di ritorno, tè nero e sottili note laccate e balsamiche a chiudere lo sviluppo con garbo, misura e precisione.
Pantelleria
- Sicilia DOC Zibibbo Lighea 2024.
Zenzero, pompelmo, litchi e zagara si stagliano a segnalare la varietà. Il bouquet è fragrante, goloso e invita alla beva. Bocca fresca, sapida e piena, solare e pacifica nello sviluppo, solare e accogliente più che vibrante, precisa nei richiami al frutto e senza cedimenti di tensione fino al finale, dove riesce nuovamente fresca, sapida e connotata dalle note varietali.
- Passito di Pantelleria DOC Ben Ryé 2022.
Dopo l’allegro con spirito, l’andante maestoso: attacco di straordinaria intensità e concentrazione aromatiche con una varietà di frutta gialla, anche tropicale (passiflora, mango) e di scorza d’arancia candite, carruba, mirto, elicriso, timo, fieno greco. La bocca ha la dolcezza ingente del dattero e un imponente impatto, è di grande definizione anche nei richiami a spezie dolci (zafferano, cardamomo), mela disidratata, buccia di pesca sciroppata; ma soprattutto ha una dote acida e sapida che, in allungo, si appaia alle dolcezze e le sopravanza in persistenza. Un grande vino dolce.
È legittimo estrapolare dal discorso delle scienze un'immagine del vino che corrisponda ai miei desideri? Boh. Nato in un'annata problematica del mio vino del cuore, dopo attenta valutazione delle soluzioni per ovviare a questo frustrante retaggio, eureka! Ho avuto tre figli in annate da non meno di quattro stelle.
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