Credo che per tutti noi questo periodo di reclusi in casa è stato (parlo al passato sperando che possiamo ormai considerarlo, almeno dal punto di vista della reclusione, quasi superato) un momento di lunga riflessione, in cui, per i vari aspetti della nostra vita, abbiamo potuto pensare e mettere un po’ in fila i nostri desiderata, per pianificare le cose veramente importanti, le nostre priorità per il futuro. Circoscrivendo queste riflessioni all’ambito enogastronomico, confesso che in questo periodo di quarantena ho tradito – diciamo dal punto di vista sentimentale più che sostanziale (= quantitativo) – la mia passione primordiale per il vino a favore di quella per il whisky. Il ricordo nostalgico delle mie vacanze 2019 passate in Scozia sull’isola di Islay – paradiso per gli appassionati di whisky torbato – mi hanno indotto in tentazione ed ho approfittato di questa fase di forzata clausura per acquistare – e immediatamente degustare – diverse bottiglie di “acqua di vita” (che sarebbe la traduzione della parola whisky a partire dalla sua origine gaelica) per approfondire la mia conoscenza della materia.
Devo dire che il mio impegno nell’approfondire è stato costante e – non avrete difficoltà a credermi – molto piacevole, per cui, senza troppo tergiversare, vorrei mettervi a conoscenza delle mie riflessioni sulla materia, nella speranza che possano esservi gradite dal punto di vista informativo ed anche di aiuto nella scelta di qualche bottiglia dell’amato distillato.
Ho scelto di confrontare, nell’ambito dei single malt scotch whisky torbati, alcuni “grandi classici” con qualche imbottigliamento più raro e/o di una certa età, anche per verificare come eventualmente è cambiato lo stile di produzione dei whisky più giovani (6-10 anni di invecchiamento) rispetto a quello di distillati imbottigliati 25 anni fa. Sono tutti whisky di Islay, l’isola emblema del whisky torbato, tranne uno che proviene dalle Ebridi del Nord ma torbato anche lui.
Di seguito la descrizione dei miei assaggi, con anche una valutazione del distillato, puramente indicativa, in centesimi (il whisky migliore è quello che più piace ad ognuno di noi e, sante parole, ognuno ha i propri gusti):
1) Laphroaig 10 anni, alcol 40%. Profumi: cenere, rovere vecchio, medicinale, cuoio, tabacco, salmastro/alga; Gusto: affumicato, catramoso, erbe amare, medicinale, vaniglia, alcol, piccante; finale “sporco”/oleoso e di legno di liquirizia. Profumi variegati concordi con la beva, dove si amplificano e risultano ancora più interessanti. Un classico ( fino agli anni ’90 nella distilleria Laphroaig veniva prodotto solo il 10 anni) alla portata di tutte le tasche e che non si può non avere in casa. Punteggio: 87/100
2) Ardbeg TEN (10 anni), alcol 46%. Profumi: affumicato, acetone, vaniglia, cioccolato, anice, pino/resina, rovere nuovo, agrume (limone), fiori bianchi; Gusto: miele, agrume, frutta secca (uvetta, dattero), spezie (pepe), vaniglia, note di cioccolato. Già al naso evidenzia pulizia e attrae con molta personalità; in bocca c’è corrispondenza e rigorosità, i 46 gradi arricchiscono la beva e fanno “salire” gli aromi e i profumi. È lo sfidante naturale del Laphroig come livello di torba (e non solo). Punteggio: 88
3) Talisker 10 anni, alcol 45,8%. Prodotto nell’isola di Skye a 57 gradi latitudine nord, molto più a nord di Islay. Profumi: cera, legno, agrume (arancia scura), tabacco dolce, formaggio stagionato, salmastro, spezie (noce moscata), pera, frutta macerata (prugna), note torbate. Gusto: sorso morbido, caramello, anice, pan di spagna con liquore, affumicato; finale: amaricante, nocciola, pepe, cioccolato amaro, sfumature di liquirizia. Naso variegato ma non emozionante, beva e finish superiori, molto lungo e intrigante. Curiosità: il grado di affumicatura di questo whisky è il più basso di tutti (16-20 ppm, Laphroaig ha circa 50 ppm) ma a bicchiere vuoto è quello dove l’affumicato risalta maggiormente. Punteggio: 86
4) Port Charlotte Heavily Peated Islay Barley 2011, alcol 50% – Bruichladdich. Torbatura 40 ppm. Invecchiato 6 anni, per il 75% in botti quercia americana ex bourbon first-fill e per il 25% in botti ex vino francese. La combinazione dolce-affumicato è il tema distintivo di questo whisky e si realizza con un bilanciamento ed una piacevolezza superlativi. All’olfatto miele, frutta secca (uvetta soprattutto), sentori marini e malto sono gli aromi principali; profumi netti, balsamici, molto piacevoli e accattivanti, dove l’affumicato è una nota costante presente in sottofondo. Il gusto pulito riflette gli aromi olfattivi, con un retrogusto di malto, miele, crema pasticcera, pepe bianco, vaniglia seguiti dal frutto (pesca) e un finale salmastro. Il sorso ha una freschezza e delicatezza incredibili, con la torba ottimamente integrata nel frutto. L’esempio di uno stile diverso e innovativo che dimostra come per fare un ottimo whisky non è (più) obbligatorio un invecchiamento pluridecennale del distillato. Punteggio:90
5) Lagavulin 12 anni, imbottigliamento 2018, alcol 57,8%. Questo whisky è uno small batch, cioè viene prodotto da un numero limitato e selezionato di botti e quindi ogni anno può assumere caratteristiche diverse dall’anno precedente. È un whisky a gradazione piena, così come esce dalla botte. Colore oro chiaro. Al naso è fumoso, oleoso, sentori salmastri, erbacei, poi buccia di limone, miele di acacia, malto,…tutti profumi molto netti e puliti. In bocca è potente, piccante, l’affumicato della torba è intenso ma raffinato e fa da contorno a tutti gli altri aromi, con una trama tannica finissima; sensazioni di grande pulizia, corrispondenza naso-bocca, ritorni di miele e frutta bianca, finale molto piccante e calorico. Grande whisky, che unisce finezza ed eleganza alla potenza. L’aggiunta di acqua nel bicchiere smorza l’alcol ed evidenzia i profumi di frutta bianca e miele. Punteggio: 90
6) Laphroaig 19 anni (imbottigliamento 2015 “Le Bon Bock”), alcol 46% . Invecchiato in botti ex- bourbon. Colore: Oro chiaro con riflesso ambrato. Olfatto: bellissimi profumi di malto, poi frutta dolce, iodio, salsedine (evoca il mare); dopo 10 secondi arriva l’affumicato della torba misto a un sentore medicinale, con sbuffi balsamici; seguono tabacco da pipa (per i fumatori: ricorda il mitico balkan sobranie), vaniglia e albicocca sotto spirito; inoltre – caratteristica fondamentale per un whisky di questa età – alcol perfettamente fuso con gli altri componenti, senza quella nota eccessivamente pungente tipica dei whisky più giovani. Palato: inizio con la torba in primo piano, l’affumicato accompagna tutto l’assaggio, degradando piacevolmente e integrandosi con gli aromi che progressivamente emergono e predominano: legno di liquirizia, pepe, pera williams, dattero, zucchero di canna, malto e tabacco. La gradazione relativamente bassa lo rende perfetto per assaporare tutti gli aromi complessi ed evoluti di questo Laphroaig invecchiato, senza bisogno dell’aggiunta di acqua. Punteggio: 92
7) Laphroaig 19 anni ‘Pagoda’ (imbottigliamento 2014 “I Love Laphroaig”), alcol 57,8%. Invecchiato in botti ex- bourbon di 2°-3° passaggio. Colore: Oro scuro, con riflessi ramati. Olfatto: naso molto pulito, armonico, che evidenzia subito note dolci di pera williams, crema pasticcera, confettura di albicocca e pesca matura, poi legno nuovo, miele, zucchero di canna, melassa e mandorla dolce; la torba è soffusa, emerge la salsedine, fine e molto persistente con un accenno di mineralità; l’alcol è piacevolmente integrato. Palato: al primo impatto in bocca appaiono, in continuità con l’olfatto, note dolci di crema pasticcera, burro e marmellata di frutta gialla, poi irrompe l’affumicato con una intensità levigata ma decisa che porta in primo piano gli aromi di tabacco e altre spezie; nel finale ritornano, fusi con l’affumicato, aromi dolci di vaniglia e miele in un amalgama avvolgente di profumi e sapori che reggono benissimo l’impatto alcolico (quasi 58%!). Punteggio: 93
Insomma, in questo mini-confronto i whisky “vecchi” danno ancora la paga ai più giovani, ma le cose stanno cambiando e già oggi l’età di maturazione delle botti non è più l’unico parametro di valutazione della potenziale complessità e piacevolezza degli aromi di un distillato.
Si ringrazia Sabrina Signoretti per la realizzazione dell’immagine di copertina.
Sono un appassionato del mondo del vino, mi piacciono i profumi e i sapori che ogni bottiglia di vino racchiude, le sensazioni e le emozioni che trasmette. Mi piacciono molto anche i distillati, in particolare la grande varietà e specificità del mondo del whisky. Laureato in Fisica, con un passato di marketing manager nel settore Servizi e Innovazione di una società leader di telecomunicazioni, oggi critico enogastronomico per passione. Scrivo di Vino, Distillati ed Olio sulla testata giornalistica Vinodabere (www.vinodabere.it). Collaboro anche con le testate di settore “Luciano Pignataro (www.lucianopignataro.it)”, "Wining (www.wining.it)" ed “Epulae (www.epulaenews.it)”. Giudice per il concorso internazionale Grenaches du Monde. Assaggiatore per la “Guida Flos Olei“ di Marco Oreggia. Ho collaborato per l’edizione 2018 con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso. Sommelier AIS dal 2001, Sommelier AISO dell’Olio e degustatore iscritto all'albo per la Regione Lazio.
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