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Il versante est dell’Etna cala il poker

L’est dell’Etna batte un colpo, anzi ne batte ben quattro, con quattro cantine, tre versanti (nord – est, est e sud – est), per mettere in evidenza e far riscoprire i vini delle zone ad oriente del vulcano. Come ogni cosa che nasce quasi per caso, poi alla fine inizia ad assumere importanza ed a catturare l’interesse di tutti. L’anno scorso erano solo due le aziende (Barone di Villagrande e Murgo) che avevano ideato e realizzato questo percorso sul versante est. Quest’anno si sono aggiunte le aziende Gambino (Linguaglossa, versante nord – est) e Biondi (Trecastagni, versante sud – est), come a voler ampliare ed a voler abbracciare tutta la parte orientale dell’Etna. Contrariamente alle degustazioni che vengono fatte in cantina, questo percorso viene fatto oltre che con la presenza dei produttori,  dando il ruolo di centralità al vino, accompagnando il cibo, con delle serate a tema e con vini diversi (per ogni serata) delle quattro aziende. I vini, sia bianchi che spumanti, che rossi, incontrano varie pietanze, da quelle più semplici come materie prime da presidi slow food, a quelle più importanti ed impegnative. In un racconto che viene fatto dai vini e nei vini. Passando dai versanti alle contrade per arrivare alla parcellizzazione delle varie vigne delle aziende.
“Un viaggio sul versante est del nostro vulcano”, per raccontare l’Etna nelle sue declinazioni, tra storia e tradizioni per conoscere meglio i volti e i vini delle cantine protagoniste. Dalla parte di sud – est, nel territorio di Trecastagni, ad un’altitudine fra i 640 ed i 700 metri s.l.m. dove si adagiano i vigneti di Biondi Azienda Agricola, salendo a Milo, nel versante est dell’Etna, nell’azienda vinicola del Barone di Villagrande dove il Carricante assume sfaccettature particolari che gli fanno guadagnare il titolo di Superiore, proseguendo verso nord – est da Vini Gambino, nella parte boscosa del territorio di Linguaglossa, in un’azienda che ha saputo coniugare l’enoturismo come pochi hanno saputo fare fino ad ora sull’Etna, per concludere a Santa Venerina (versante est) dove l’azienda Murgo è stata la capostipite a spumantizzare il Nerello Mascalese e fare l’Etna D. O. C. Spumante, saranno le varie tappe di questo percorso. Quattro aziende, quattro storie, quattro incontri, in cui poter approfondire le conoscenze del territorio etneo e su come capire come oltre alla coltivazione delle viti, la vinificazione, il proprio modo di fare vino, il terreno riesce a dare il proprio timbro, riuscendo a creare un connubio che pochi luoghi al mondo riescono a poter vantare. Nelle quattro serate è in assaggio un vino di ognuna delle quattro le aziende.

Murgo è stata la prima azienda vitivinicola etnea a spumantizzare il Nerello Mascalese, quando ancora il consumo di spumante era legato solo ed esclusivamente ad eventi particolari come matrimoni, festività come il Natale ed il Capodanno. Il voler fare un “azzardo” simile, ha dato i suoi risultati, facendo diventare l’azienda Murgo come capostipite e punto di riferimento della spumantistica etnea. Il vino che rappresenta al meglio l’azienda non può essere che uno spumante, brioso, spumeggiante, eclettico.  l’Etna Extra Brut D. O. C. 2011, bottiglia Magnum, Metodo Classico mostra perlage fine. All’inizio ad olfatto sembra un po’ chiuso, ma basta dargli qualche minuto per iniziare a sentire la nota gessata, lievi accenni di idrocarburo, accompagnati ed arricchiti da un tenue timbro floreale, molto elegante. Cremoso e setoso alla beva, senza perdere la sua verticalità pur essendo passati dieci anni. Elegante e sinuoso con un’eleganza ed allo stesso tempo una complessità di beva che non ha eguali.

Gambino Vini, rappresenta l’enoturismo dell’Etna in tutto, su tutto e per tutto. Basta dare un numero: 33.000 circa i visitatori in un anno! Probabilmente è l’unica azienda sull’Etna che abbia saputo valorizzare le visite in cantina con numeri che lasciano poco spazio all’immaginazione, ma che confermano una realtà. L’Etna Brut D. O. C., il Maria Gambino Brut Metodo Classico, millesimo 2015, è verticale, di carattere, vulcanico. Sosta trentasei mesi sui lieviti, ottenuto solo ed esclusivamente da Nerello Mascalese. Dal calice provengono sentori agrumati e di pietra focaia, con accenni di erbaceo. Grande freschezza alla beva, che funge da spina dorsale. La corrispondenza gusto – olfattiva è buona ed ha una buona persistenza.

L’Etna Bianco Superiore Contrada Villagrande 2018 presenta sentori canforati con accenni di frutta secca e di salvia. Pieno all’assaggio, con una lieve scia sapida e con una freschezza ben sagomata. Persistenza buona.

Dopo due spumanti ed un bianco, arriva il momento di un Etna Rosso D. O. C., il Cisterna Fuori 2018 dell’Azienda Biondi. Annata difficile quella del 2018, ma a soli tre anni questo Etna Rosso, dimostra le proprie potenzialità. Visivamente si presenta con un rosso non molto carico, lucente. Dal calice si sente la ciliegia, le note di eucalipto, l’humus. Al primo assaggio, sembra quasi esile, ma successivamente inizia ad espandersi in bocca e ad avere una buona profondità.

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Come per tutte le cose importanti si inizia per gioco e poi... si fa sul serio. È dal 2006 che mi sono appassionato e sono stato introdotto nel mondo del vino, GRAZIE a MIO PADRE. Poi per capire qualcosa in più ho seguito un corso e..... nel 2013 ho conseguito il diploma di sommelier. A tutti coloro che sono appassionati di vino, dico che bisogna sempre provare e degustare vini diversi, cercando di capire quello che il vino ci trasmette, soffermandoci sulle sensazioni e sulle emozioni che può dare.

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